FOTO DI FAMIGLIA
in un giardino toscano
Scritto e interpretato da Nicola Civinini
Regia Alessandro di Marco
“La vita non è quella che si è
vissuta, ma quella che si ricorda, e
come la si ricorda per
raccontarla”
Gabriel Garcia Marquez
Ogni vita meriterebbe di essere
raccontata. Perché ogni storia è
unica e preziosa e, come tale,
andrebbe salvaguardata,
conservata. Si, ricordata. Anche
se per un istante, breve e
intenso come il lampo di una
macchina fotografica d’altri tempi.
Come alberi, tutti i personaggi di
questa foto di famiglia vengono
dalla terra, se ne sono nutriti,
ci hanno giocato. La terra di un
giardino toscano, sfondo di una
serie di vite e di questa foto, che
ha attraversato gli anni e le
epoche ma non ha perso l’urgenza
di lasciarsi raccontare,
ripercorrere.
È coinvolgente incontrare e
conoscere queste persone, entrare
nelle loro vite, perdersi nelle
loro speranze: scoprire l’amore di
Nazareno per la sua terra, la
dedizione di Severina, l’affetto puro
e incondizionato di Palmira, le
braccia forti e il cuore tenero di
Ulderigo, le lettere d’amore di
Leonilda, la musica del cuore di
Azelio, le note strazianti del
pianoforte di Margherita, la
fanciullezza di Leonardo. È
affascinante vedere in scena i loro
oggetti quotidiani, ormai carichi
di storia e in grado di restituire
epoche a molti sconosciute. Così
le piccole storie di ognuno
hanno composto una Storia, grazie
all’offerta dell’autore che ha
saputo cogliere il cuore di queste
persone e fare di loro dei
personaggi, fermi in questa Foto
di famiglia, seduti nel loro
giardino toscano, eppure ancora
così presenti.
22 marzo 2023
Fanny & Alexander
SYLVIE E BRUNO
liberamente tratto da Sylvie e Bruno di Lewis Carroll Ed.
Einaudi
ideazione Chiara Lagani e Luigi De Angelis
drammaturgia Chiara Lagani
regia, scene e luci Luigi De Angelis
con Andrea Argentieri, Marco Cavalcoli, Chiara Lagani, Roberto Magnani, Elisa
Pol
musiche e sound design e musiche di Emanuele Wiltsch Barberio
cura del suono e supervisione tecnica Vincenzo Scorza – costumi Chiara Lagani
ringraziamenti Anita Baliani, Paul Behnam, Brando Carella, Vittoria Casadio
Lombini,
Guido Farina, Anna Frantini, Leo Molduzzi, Rodolfo Sacchettini
la canzone del giardiniere è cantata da Emanuele Wiltsch Barberio – immagine
Igor Siwanowicz – foto di Enrico Fedrigoli
Produzione Ravenna Festival, E Production / Fanny & Alexander in
collaborazione con Ravenna Teatro
Tratto dall’omonimo libro di Lewis Carroll la compagnia
Fanny & Alexander presenta uno spettacolo in cui la dimensione visionaria
del sogno porta al di fuori dalla percezione ordinaria della realtà. Una doppia
storia che si sviluppa in parallelo. Da un lato una contrastata vicenda
d’amore, e dall’altro una storia “magica”. Sylvie e Bruno è una favola
contemporanea che ha al suo centro crisi politiche, epidemie mortali e un
tragico senso di fine, ma anche la forza creativa dei sogni e il potere
vivificante dell’immaginazione. Immaginatevi di essere terribilmente stanchi e
che il sonno stia per sorprendervi e trascinarvi al fondo di un sogno. Il punto
di partenza di questo spettacolo è proprio quello stato parzialmente vigile e
al contempo di semi-abbandono in cui il corpo si fa improvvisamente pesante, la
mente si solleva e quasi possiamo vederci dall’alto, salvo repentini sussulti
delle membra che, se non ci svegliano, segnalano proprio un profondo
inevitabile trapasso ad un mondo “notturno”, fatto di immagini e suoni volatili
eppur consistenti. Siamo allora nel mondo dei sogni, un mondo dotato di sue
regole parallele che in qualche modo riorganizzano e trasformano le immagini
diurne con quelle del nostro inconscio. Sulla scena, gli attori sono in un
certo senso le radici sensibili di questo processo, che attraversando molti ruoli,
permettono al pubblico di restare attaccato alla dimensione “concreta” della
rappresentazione, fatta di pochissimi elementi visivi, poiché l’azione è
immersa in uno spazio inizialmente “neutrale”, che a poco a poco si va
caratterizzando nel riempirsi di voci e di suoni che ricreano in modo
iperrealistico una serie di luoghi che, nella logica surreale del sogno, si
materializzano, come ologrammi sonori o puri fantasmi, dando vita alle due
storie intrecciate. (…) I due mondi, sogno e realtà, hanno incidenti e modi
differenti, hanno una logica diversa e questa logica è affidata in primo luogo
all’incantevole Bruno e in minor grado a due erratiche e confinarie figure di
Professori, impegnati in scoperte scientifiche molto carrolliane, nonché in una
sorta di filosofica, strampalata forma di “resistenza”. Nel mondo magico,
infatti, è appena avvenuto un violento colpo di Stato, operazioni di
aggiotaggio fatato, mentre nel mondo reale, al culmine della storia, infuria
una terribile misteriosa febbre, simile alla pandemia di questi nostri giorni.
Dunque, da un lato abbiamo un mondo al collasso in cui all’improvviso irrompe
la forza della bellezza e dell’immaginazione; dall’altro un mondo piagato da
una terribile, metaforica malattia, che però sopravvive, in nome della potenza
dell’amore e dell’arte.
GRAND HOTEL DELLA LUNA
La
nota giornalista rai Maria Rosaria de Medici da voce a una
piéce teatrale tra racconto e musica: Grand Hotel della
musica.
In
un racconto appassionato e malinconico Maria Rosaria De Medici -
accompagnata da Luca Chiaraluce al pianoforte, da Flavio
Bertipaglia al contrabbasso e da Andrea Esposito alla
batteria - riporterà alla luce i “tempi d’oro” del jazz vissuti al Grande
Hotel della luna, quando la musica scandiva le giornate e le stagioni,
e ogni ospite lasciava il ricordo della sua arte, un ricordo custodito nella
memoria.
Il
jazz dunque la fa da protagonista in una serata in cui la musica
d'autore incontra il teatro. Un connubio felice
proposto per un pubblico che ama l'arte e la cultura.