Il VESPRO della BEATA
VERGINE
di Antonio Tarantino
regia Mauro Lamanna
con Dario Natale
«Un padre è venuto a
riprendersi il corpo del figlio, morto suicida nelle acque dell’Idroscalo.
Nell’attesa che l’autopsia si compia egli rievoca, nell’oscurità di un
obitorio, come, nel corso di una tumultuosa telefonata notturna, abbia aiutato
– nell’apparenza di assecondarne la follia – quel figlio nell’affrontare e
superare gli ostacoli e le trappole del trapasso. Un’estrema decisione genera
un’intesa fatale in un linguaggio estremo: capace cioè di sciogliere i nodi di
un’esistenza “drammatica” densa di casi arruffati, di accidenti. Ciò che può
favorire, al di fuori di ogni liturgia, l’incontro con il mito. Così, per vie
casuali, siccome la poesia è l’occasione, l’eroe perviene a una consapevolezza,
sia pur opaca, dell’inevitabilità della tragedia: inevitabilità che domanda
l’innocenza dell’eroe, la cui sorte è costretta in un conflitto di forze remote
ed estranee. Tali da impedire l’affacciarsi dell’idea stessa di
giustificazione. Questo genera in un lui una sofferenza tragica che, se pur non
lo redime (da cosa poi?), lo rende partecipe di una favola originaria, di
un’identità».
Antonio Tarantino
disegno sonoro Alessandro Rizzo, disegno luci Omar Scala, video-mapping Domenico B. D'Agostino, scena/locandina Pasquale De Sensi, Annarita Russo, contributi strumentali Mattia Natale, Donato Parente, vfc Giorgia Morabito, costumi Santina Nicotera, foto Angelo Maggio, Luca Imperiale, comunicazione Domenico B. D'Agostino, produzione Scenari Visibili / RICRII
Antonio Tarantino
(1938 –2020) per il teatro italiano contemporaneo è stato un punto di
riferimento, uno scrittore irregolare in tutti i sensi, per la sua biografia,
la sua lingua, le sue trame che hanno lasciato un segno importante. La poetica
di Tarantino si lega irrimediabilmente al disincanto, all’ironia, alla lucidità
beffarda della sua visione politica e esistenziale, che nei suoi lavori diventa
una graffiante fotografia della dimensione sociale collettiva e personaggi che
sono come anime eternamente ferite, sconfitte ma disperatamente vive. In
un’intervista aveva dichiarato: “La Storia è come una sfinge: promette senza
mantenere o getta sul piatto delle cose imprevedibili. Io sono giunto a una
conclusione provvisoria: non
c’è niente di prevedibile, non si possono avere certezze, non c’è nessun
determinismo. Il nostro pensiero è traviato da molte idee rassicuranti, come
oppio che ci impedirà di vedere le cose per quelle che sono, semmai sia
possibile dotarsi di efficaci strumenti di analisi”.
La sua analisi era contraddistinta da toni feroci e una splendida lingua,
perché da subito Tarantino si è posto il problema della lingua e della
scrittura come direttamente collegato al teatro e alla sua evoluzione in senso
innovativo. Il Vespro della Beata Vergine, insieme a Stabat Mater, Passione
secondo Giovanni e Lustrini, è parte della splendida raccolta Quattro atti
profani, straordinaria tetralogia di ispirazione religiosa, tragica e grottesca
narrazione di un mondo di antieroi commoventi e strazianti.