L’immaginario ha gli occhi aperti
tre giorni di teatro, poesia e danza a cura di Marcello Sambati.
Il progetto Officina Estate, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla
Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024”
curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione
con SIAE.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del
tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si
arresta nella sospensione, nell’opera concepita come attimo fuggente. L’opposto
della rappresentazione o della forma non è il frammento, ma il continuo: la
forma è il limite che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega
insieme le alterità, le differenze, il prima e dopo, il luminoso e
l’impalpabile, le tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile.
Un viaggio in una terra vergine tra foreste di linguaggi e territori che il
teatro raramente frequenta e in cui la poesia, la danza e la musica esplorano e
vi dimorano.
Venerdì 1° settembre, ore 21.00
IMPOSTURE / Flavio Arcangeli
Prima del fare, al principio del movimento. Alla ricerca delle condizioni
che innescano, per dare origine. Per lo sguardo non c’è nulla da descrivere, da
contenere. La percezione non arriva ad un compimento. Tutto qui? Nella
trasformazione quello che ora diventa visione, era già tutto approntato prima.
FLOEMA / Marcello Sambati
L’originario in noi e intorno a noi, diffuso errante impercepito, respiri
canti e voci frante della grande lingua della terra.
PEZZI PEZZI / Sara Firrarello
primo studio
una fiaba che si ispira alla figura della Draunera.
Nell’immaginario fantastico siciliano è corpo di donna che si fa tempesta, corpo vento che inghiotte, corpo evento funesto e travolgente. Una figura incastonata tra miracolo e sciagura, paradiso e abisso, una solitudine che si spalanca e fende il credibile e l’incredibile. In questo primo studio, ricerco lei in vitalità, furore, tumulto e grido. Cerco la sua bocca, la bocca di chi la invoca, la bocca di chi la scongiura, rievocando voci, mormorii, gesti. Ne reinvento il passaggio.
Sabato 2 settembre, ore 21.00
PINOCCH-IO / Lucia Guarino
primo studio
Eccomi qui. Qui sono, ci sono. Per grazia vera. Mi dico che forse non ci
sono, ma io ci sono e mi muovo, mi muovo contro, mi muovo dentro. Equilibrista
del limite, difronte a me l’eclisse di questo tempo. Eccomi. Sono una storia
vera, un sogno eterno, un desiderio, un’assenza, una tensione, un corpo
irrequieto, un pezzo di legno, un animale immaginato, un cuore che batte, una
fuga, una luce accecante, un buio abissale, una vita.
L’IMMAGINE / Marcello Sambati
La vita di un’apparenza, un punto in un campo di gravitazione nello spazio
e nel tempo.
Un pensiero degli occhi “In fondo io sono una questione di luce” G.Seferis
BOCCA NUOVA / Elena Rosa
primo studio
Due figure, materie del pieno e del vuoto. Il pieno, corpo di carne, cerca l’estasi della cancellazione, una cattura che lo inclini, che lo contrasti, che lo modelli a nuove forme. Un vuoto, circonferenza, o corpo che si direbbe inanimato, che anima e da cui si origina l’enigma del tutto e del niente, è la ricerca fatale di Empedocle. Bocca Nuova è il nome del più recente cratere dell’Etna, che stratifica la sua materia incandescente in cicli di nascita e morte. È la bocca di un nuovo dire, creatura e simbolo dell’informe che illumina.
Domenica 3 settembre, ore 21.00
CIFRARIO / Melissa Lohman
Tracciare le linee curve e spiraliformi, il codice familiare degli esseri
viventi. Messaggi indecifrabili in una calligrafia segreta mi ricordano che non
conosco tutto ciò che contengo.
PICCOLE VITE / Marcello Sambati
Trama e intreccio di un visibile orfico, delle mutazioni delle cose e degli
uomini che nella realtà della terra si perdono in una traccia d’ascolto di un
corpo e di una voce.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del
tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si
arresta nella sospensione, nell’opera concepita come sospensione, come attimo
fuggente. L’opposto della rappresentazione o della forma non è il frammento, è
il continuo: la forma è il limite, il continuo è assenza, indeterminazione del
limite, che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega insieme le
alterità, le differenze, il prima al dopo, il luminoso all’impalpabile, le
tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile…
L’immaginario ha gli occhi aperti
tre giorni di teatro, poesia e danza a cura di Marcello Sambati.
Il progetto Officina Estate, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla
Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024”
curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione
con SIAE.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del
tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si
arresta nella sospensione, nell’opera concepita come attimo fuggente. L’opposto
della rappresentazione o della forma non è il frammento, ma il continuo: la
forma è il limite che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega
insieme le alterità, le differenze, il prima e dopo, il luminoso e
l’impalpabile, le tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile.
Un viaggio in una terra vergine tra foreste di linguaggi e territori che il
teatro raramente frequenta e in cui la poesia, la danza e la musica esplorano e
vi dimorano.
Venerdì 1° settembre, ore 21.00
IMPOSTURE / Flavio Arcangeli
Prima del fare, al principio del movimento. Alla ricerca delle condizioni
che innescano, per dare origine. Per lo sguardo non c’è nulla da descrivere, da
contenere. La percezione non arriva ad un compimento. Tutto qui? Nella
trasformazione quello che ora diventa visione, era già tutto approntato prima.
FLOEMA / Marcello Sambati
L’originario in noi e intorno a noi, diffuso errante impercepito, respiri
canti e voci frante della grande lingua della terra.
PEZZI PEZZI / Sara Firrarello
primo studio
una fiaba che si ispira alla figura della Draunera.
Nell’immaginario fantastico siciliano è corpo di donna che si fa tempesta, corpo vento che inghiotte, corpo evento funesto e travolgente. Una figura incastonata tra miracolo e sciagura, paradiso e abisso, una solitudine che si spalanca e fende il credibile e l’incredibile. In questo primo studio, ricerco lei in vitalità, furore, tumulto e grido. Cerco la sua bocca, la bocca di chi la invoca, la bocca di chi la scongiura, rievocando voci, mormorii, gesti. Ne reinvento il passaggio.
Sabato 2 settembre, ore 21.00
PINOCCH-IO / Lucia Guarino
primo studio
Eccomi qui. Qui sono, ci sono. Per grazia vera. Mi dico che forse non ci
sono, ma io ci sono e mi muovo, mi muovo contro, mi muovo dentro. Equilibrista
del limite, difronte a me l’eclisse di questo tempo. Eccomi. Sono una storia
vera, un sogno eterno, un desiderio, un’assenza, una tensione, un corpo
irrequieto, un pezzo di legno, un animale immaginato, un cuore che batte, una
fuga, una luce accecante, un buio abissale, una vita.
L’IMMAGINE / Marcello Sambati
La vita di un’apparenza, un punto in un campo di gravitazione nello spazio
e nel tempo.
Un pensiero degli occhi “In fondo io sono una questione di luce” G.Seferis
BOCCA NUOVA / Elena Rosa
primo studio
Due figure, materie del pieno e del vuoto. Il pieno, corpo di carne, cerca l’estasi della cancellazione, una cattura che lo inclini, che lo contrasti, che lo modelli a nuove forme. Un vuoto, circonferenza, o corpo che si direbbe inanimato, che anima e da cui si origina l’enigma del tutto e del niente, è la ricerca fatale di Empedocle. Bocca Nuova è il nome del più recente cratere dell’Etna, che stratifica la sua materia incandescente in cicli di nascita e morte. È la bocca di un nuovo dire, creatura e simbolo dell’informe che illumina.
Domenica 3 settembre, ore 21.00
CIFRARIO / Melissa Lohman
Tracciare le linee curve e spiraliformi, il codice familiare degli esseri
viventi. Messaggi indecifrabili in una calligrafia segreta mi ricordano che non
conosco tutto ciò che contengo.
PICCOLE VITE / Marcello Sambati
Trama e intreccio di un visibile orfico, delle mutazioni delle cose e degli
uomini che nella realtà della terra si perdono in una traccia d’ascolto di un
corpo e di una voce.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del
tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si
arresta nella sospensione, nell’opera concepita come sospensione, come attimo
fuggente. L’opposto della rappresentazione o della forma non è il frammento, è
il continuo: la forma è il limite, il continuo è assenza, indeterminazione del
limite, che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega insieme le
alterità, le differenze, il prima al dopo, il luminoso all’impalpabile, le
tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile…
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