Il VESPRO della BEATA
VERGINE
di Antonio Tarantino
regia Mauro Lamanna
con Dario Natale
«Un padre è venuto a
riprendersi il corpo del figlio, morto suicida nelle acque dell’Idroscalo.
Nell’attesa che l’autopsia si compia egli rievoca, nell’oscurità di un
obitorio, come, nel corso di una tumultuosa telefonata notturna, abbia aiutato
– nell’apparenza di assecondarne la follia – quel figlio nell’affrontare e
superare gli ostacoli e le trappole del trapasso. Un’estrema decisione genera
un’intesa fatale in un linguaggio estremo: capace cioè di sciogliere i nodi di
un’esistenza “drammatica” densa di casi arruffati, di accidenti. Ciò che può
favorire, al di fuori di ogni liturgia, l’incontro con il mito. Così, per vie
casuali, siccome la poesia è l’occasione, l’eroe perviene a una consapevolezza,
sia pur opaca, dell’inevitabilità della tragedia: inevitabilità che domanda
l’innocenza dell’eroe, la cui sorte è costretta in un conflitto di forze remote
ed estranee. Tali da impedire l’affacciarsi dell’idea stessa di
giustificazione. Questo genera in un lui una sofferenza tragica che, se pur non
lo redime (da cosa poi?), lo rende partecipe di una favola originaria, di
un’identità».
Antonio Tarantino
disegno sonoro Alessandro Rizzo, disegno luci Omar Scala, video-mapping Domenico B. D'Agostino, scena/locandina Pasquale De Sensi, Annarita Russo, contributi strumentali Mattia Natale, Donato Parente, vfc Giorgia Morabito, costumi Santina Nicotera, foto Angelo Maggio, Luca Imperiale, comunicazione Domenico B. D'Agostino, produzione Scenari Visibili / RICRII
Antonio Tarantino
(1938 –2020) per il teatro italiano contemporaneo è stato un punto di
riferimento, uno scrittore irregolare in tutti i sensi, per la sua biografia,
la sua lingua, le sue trame che hanno lasciato un segno importante. La poetica
di Tarantino si lega irrimediabilmente al disincanto, all’ironia, alla lucidità
beffarda della sua visione politica e esistenziale, che nei suoi lavori diventa
una graffiante fotografia della dimensione sociale collettiva e personaggi che
sono come anime eternamente ferite, sconfitte ma disperatamente vive. In
un’intervista aveva dichiarato: “La Storia è come una sfinge: promette senza
mantenere o getta sul piatto delle cose imprevedibili. Io sono giunto a una
conclusione provvisoria: non
c’è niente di prevedibile, non si possono avere certezze, non c’è nessun
determinismo. Il nostro pensiero è traviato da molte idee rassicuranti, come
oppio che ci impedirà di vedere le cose per quelle che sono, semmai sia
possibile dotarsi di efficaci strumenti di analisi”.
La sua analisi era contraddistinta da toni feroci e una splendida lingua,
perché da subito Tarantino si è posto il problema della lingua e della
scrittura come direttamente collegato al teatro e alla sua evoluzione in senso
innovativo. Il Vespro della Beata Vergine, insieme a Stabat Mater, Passione
secondo Giovanni e Lustrini, è parte della splendida raccolta Quattro atti
profani, straordinaria tetralogia di ispirazione religiosa, tragica e grottesca
narrazione di un mondo di antieroi commoventi e strazianti.
“Viva l’Italia”
scritto da Franca De
Angelis
con Anna Cianca
regia di Rosa
Masciopinto
Italia, di 60 anni che in realtà ne dimostra 7, non è un
personaggio, ma una condizione che l’attrice deve cercare dentro di sé, nella
storia del bambino che è stato.
L’azione dura il tempo di una mattina: oggi è la Festa della
Repubblica, proprio oggi che la televisione ha deciso di non funzionare,
proprio oggi che la mamma è oltre una porta chiusa e non risponde, proprio oggi
che bisognava cominciare a essere autonomi.
Per la prima volta in 60 anni, Italia è sola con una
televisione spenta che eppure le ha dato una storia: la fine degli anni
settanta, metà degli ottanta, i novanta fino agli inizi del 2000…
Sembra il racconto di un’Italia nata da mamma RAI e papà
Mediaset, un Paese che invecchia rimanendo fermo, un eterno bambino innamorato
dei balletti del sabato sera.
Una produzione di Scostumato Teatro in collaborazione con Eranos
dENIAL
spettacolo
scritto e diretto da Nicholas Gallo
interpretato da
Caterina Boccardi nel ruolo di Maria, Demian Aprea nel ruolo di Don Benedict e
Giada Garatti nel ruolo di Elisabeth (figlia di Maria)
Sentimenti,
fede, religione, mistero e passioni. Tutto questo è “dENIAL”, lo spettacolo
scritto e diretto da Nicholas Gallo. Un testo complesso, umano, realistico. La
storia ruota intorno ad un uomo di chiesa, divenuto un vero e proprio peccatore
a causa della relazione clandestina con una donna e di tutto ciò che ne deriva.
L'immagine di un mondo senza speranza, volto al degrado più totale. La regia e
il testo, quasi asfissiante, di Nicholas Gallo delineano i tratti di una
passione che va oltre il peccato e il pregiudizio: un involucro di emozioni
distorte e malate. Un viaggio diabolico nella conoscenza tra due amanti, dove
la coscienza viene bruciata dal male.
“È uno spettacolo -ha detto la Boccardi- molto
forte e potente. dENIAL è uno spettacolo che merita di essere visto e vissuto.
Racconta l'immagine di un mondo dove non c'è più speranza, una situazione molto
attuale, visto che oggi siamo tutti speranzosi di un mondo migliore e,
soprattutto, dalla Chiesa ci aspettiamo unione e fratellanza. Da cristiana e
credente, alla domanda “a chi credi?”, rispondendo “ai miei genitori ea Gesù””.
Il regista
Gallo ha spiegato: “Nel titolo (“rifiuto”, ndr) c'è già tutto lo spettacolo,
che racconta ciò che viene scartato. In questo caso una figlia nata da una
coppia clandestina e che non viene riconosciuta e abbandonata a sé stessa fin
da piccola. Ruota tutto intorno alla dispersione dell'essere umano, che non ha
più punti di riferimento. La fede non appare come ferma, quindi risulta vuota
di credibilità. Si basa tutto sulla metafora del rifiuto, che al giorno d'oggi
è piuttosto diffusa, purtroppo”.
VajontS 23
azione corale di
teatro civile
interpreti: Emiliano Valente, Mario Migliacci, Alessandra Panciotto, Lina Sessa.
curata da Marco
Paolini con la collaborazione di Marco Martinelli
un progetto di Marco
Paolini per La Fabbrica del Mondo
realizzato da Jolefilm in collaborazione con Fondazione Vajont
Nel 60esimo anniversario della tragedia del Vajont che costò
la vita a 2000 persone
La storia del Vajont
ci serve perché insegna cos’è la sottovalutazione di un rischio affrontato
confidando sul calcolo dell’ipotesi meno pericolosa tra tante. Tra tante
scartate perché inconcepibili, non perché impossibili. Non essere capaci di
concepire nasce dal non saper vedere un disegno, dal non riuscire a immaginare.
Noi, raccontando con
il Teatro, costruiremo il disegno, l’immaginario e il sentimento che deve
essere comune, deve diventare il senso comune, la base della vita sociale di un
paese fragile e prezioso come il nostro.
Trent’anni fa Il racconto del Vajont era la voce e il corpo di Marco Paolini. La sera di lunedì 9 ottobre 2023, nel 60esimo anniversario della caduta della frana del Vajont che costò la vita a 2000 persone, diventerà un racconto corale che coinvolgerà in contemporanea oltre 100 teatri in Italia e in Europa: VajontS per una Orazione Civile Corale. Grandi attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili e compagnie di teatro di ricerca, musicisti e danzatori, maestranze, personale dei teatri, e spettatori arruolati come lettori si riuniranno nei posti più diversi dallo Strehler di Milano ai piccoli teatri di provincia, ai luoghi non specificamente deputati al teatro come scuole e centrali dell’acqua, e ciascuno realizzerà un proprio allestimento di VajontS sulla base delle peculiarità del suo territorio. E poi, tutti si fermeranno alle 22.39, l’ora in cui la montagna è franata nella diga.
L'ultimo spettacolo di
Werner Finck
diretto da Bianca Mastromonaco ed Emilia Agnesa interpretato
da Simone Corbisiero
Di XhulianoDule
Con la partecipazione di
Simone Corbisiero.
Ispirato da una storia vera. Siamo in Germania nel 1936 e il
comico WernerFinck riceve una chiamata da parte di un funzionario tedesco che
gli ordina di fare uno spettacolo al cospetto di Hitler in persona. Le sue
battute non fanno di certo piacere al regime: in svariate occasioni ha
paragonato il “Fuhrer” ad un porco, ma la sua fama nel mondo sotterraneo del
Kabaret berlinese lo ha protetto, almeno fino a quel momento. L’invito questa
volta ha il suono di un ordine e Werner non può che accettare. Finck allora
decide di mettere in scena il suo spettacolo più rivoluzionario e irriverente
“La genesi di un baffo particolare” cioè una travagliata parodia della gioventù
di Adolf Hitler, partendo da un goffo barbiere morto di infarto, passando per
un cocchiere esoso e una tremendissima commissione di esame all’Accademia
d’Arte di Monaco, da cui il giovane Adolf sarà rifiutato, per terminare con un
losco figuro seduto nelle tenebrose e fatiscenti birrerie di Berlino circondato
da bellissimi ragazzi biondi. Finck di fronte al potere decide di essere
irriverente e canzonatorio, con lo scopo di sfidarlo e rivendicare la libertà
dell’arte. Il suo spettacolo, o come lo chiama lui, il suo processo, confermerà
le perplessità dei gerarchi nazisti e gli permetterà di vincere un soggiorno di
qualche mese nel campo di concentramento di Dachau, ma, in compenso, lo
libererà anche dalla paura, perché, come disse lui stesso: “dopo essere stato
arrestato, avevo decisamente molta meno paura di essere arrestato”. Uno
spettacolo che cerca di rispondere alla domanda: ma esattamente di che cosa
ride un nazista?
di e con Leo
Bassi
musiche di Mauro Sabbione
Riconosciuto in tutto
il mondo per le sue stravaganti rappresentazioni teatrali e le sue innumerevoli
azioni provocatorie, Leo Bassi vuole, con questa nuova produzione, superare i
tabù politici e mostrare la fragilità del pensiero fascista. È uno spettacolo
provocatorio e divertente, progettato per generare ottimismo e dare al pubblico
la voglia di resistere o meglio: ‘Risistere!’ Con intelligenza contro
l’intolleranza.
“Quando sento il ritorno dell’estrema destra, il buffone dentro di me si
risveglia e ha voglia di prendere in giro i suoi discorsi. Ho sentito un
bisogno viscerale di cercare le contraddizioni nella loro retorica e di
divertirmi con le conseguenze. È così che mi è venuta l’idea di diventare il
personaggio più emblematico del fascismo: Benito Mussolini.”
Leo Bassi
Leo Bassi
Un grande della clownerie. Apolide e poliglotta, tra gli innovatori del
linguaggio circense del dopoguerra, è considerato un gigante mondiale dello
spettacolo e della provocazione. Leo Bassi è da sempre impegnato nella difesa
del laicismo e riconosciuto come l’ispiratore del movimento spagnolo degli
‘Indignados’. Discendente da una famiglia circense fondata 150 anni fa in
Italia da un ex-garibaldino, dopo una carriera di acrobata nei più grandi
music-hall del pianeta (è cresciuto tra le braccia di Louis Armstrong e Groucho
Marx), diventa uno dei più grandi giocolieri del mondo. Negli anni ’70 lascia i
successi del circo per portare la propria arte in strada e legarla ai valori
della società, diventando uno degli inventori del ‘nouveau cirque’. Crea
spettacoli basati sulla provocazione-agitazione, sul nonsense, sugli eccessi,
rompendo generi e collocandosi in una zona franca tra il comico, l’arte
circense, l’agitazione sociale e il teatro. Parla otto lingue, riceve montagne
di querele, si è trovato una bomba in camerino da parte dei movimenti
integralisti e non si ferma davanti a niente.
AGAISH - performance
teatrale di Women Crossing
Il ricavato sosterrà le missioni di soccorso in mare e le missioni di terra di
Mediterranea Saving Humans.
Regia di Alessandra Cutolo
Con Farana Akter, Roseline Edo, Steve Emeruju, Beatrice Fedolino, Livia
Lupatelli, Deborah Offeh, Comfort Samuel, Linda Sessa
“Agaish vuol dire ospite. Nella nostra cultura l’ospitalità è sacra, è radicata
dentro di noi, come ci hanno insegnato i nostri genitori, e sarebbe
inconcepibile non offrirla.”
Questa è la prima dichiarazione di uno dei quattro eritrei, poi assolto dalla
Cassazione italiana, a maggio 2022, dopo 18 mesi di custodia cautelare, per
aver offerto cibo e ospitalità a due giovani connazionali.
L’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina formulata dal
Pubblico Ministero, che in primo grado aveva richiesto quindici anni di
carcere, è un reato contestato sempre più frequentemente.
Ricostruire questa vicenda, grazie alla Legal Clinic di Roma Tre, basata in
gran parte su intercettazioni telefoniche e rappresentarla con una compagnia
teatrale formata in maggioranza da africani – che hanno vissuti migratori
simili a quelli rappresentati – offre la possibilità di ripensare il teatro
come luogo in cui riflettere collettivamente sul senso della legge, della
giustizia, della morale, attraversando i confini, le linee del genere e del
colore.
La compagnia WOMEN CROSSING, formata inizialmente da attrici della diaspora
nigeriana (Storie di sabbia e di mare, Sand and sea, Kassandra, Ambasciata
americana), e poi dalla comunità sudanese (LA STAGIONE DELLA MIGRAZIONE A NORD)
e infine da un ensamble transnazionale con cui ha realizzato vari spettacoli
per ragazzi. Ha messo in scena a Khartoum nel 2019, LIFE AT THE CURVE OF THE
NILE, un laboratorio teatrale con gli attori del National Theatre, gli studenti
del College of Art and Drama e una compagnia di giovani attori disabili,
organizzato da PAV con AICS Sudan, e il MIBACT. Col CESPI ha realizzato WOMEN
IN TRANSITION, sei brevi cortometraggi sul ruolo delle donne nelle ultime
primavere arabe. Nel 2020 ha vinto il premio GLI ASINI.
L’immaginario ha gli occhi aperti
tre giorni di teatro, poesia e danza a cura di Marcello Sambati.
Il progetto Officina Estate, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla
Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024”
curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione
con SIAE.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del
tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si
arresta nella sospensione, nell’opera concepita come attimo fuggente. L’opposto
della rappresentazione o della forma non è il frammento, ma il continuo: la
forma è il limite che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega
insieme le alterità, le differenze, il prima e dopo, il luminoso e
l’impalpabile, le tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile.
Un viaggio in una terra vergine tra foreste di linguaggi e territori che il
teatro raramente frequenta e in cui la poesia, la danza e la musica esplorano e
vi dimorano.
Venerdì 1° settembre, ore 21.00
IMPOSTURE / Flavio Arcangeli
Prima del fare, al principio del movimento. Alla ricerca delle condizioni
che innescano, per dare origine. Per lo sguardo non c’è nulla da descrivere, da
contenere. La percezione non arriva ad un compimento. Tutto qui? Nella
trasformazione quello che ora diventa visione, era già tutto approntato prima.
FLOEMA / Marcello Sambati
L’originario in noi e intorno a noi, diffuso errante impercepito, respiri
canti e voci frante della grande lingua della terra.
PEZZI PEZZI / Sara Firrarello
Primo Studio
una fiaba che si ispira alla figura della Draunera.
Nell’immaginario fantastico siciliano è corpo di donna che si fa tempesta, corpo vento che inghiotte, corpo evento funesto e travolgente. Una figura incastonata tra miracolo e sciagura, paradiso e abisso, una solitudine che si spalanca e fende il credibile e l’incredibile. In questo primo studio, ricerco lei in vitalità, furore, tumulto e grido. Cerco la sua bocca, la bocca di chi la invoca, la bocca di chi la scongiura, rievocando voci, mormorii, gesti. Ne reinvento il passaggio.
Sabato 2 settembre, ore 21.00
PINOCCH-IO / Lucia Guarino
primo studio
Eccomi qui. Qui sono, ci sono. Per grazia vera. Mi dico che forse non ci
sono, ma io ci sono e mi muovo, mi muovo contro, mi muovo dentro. Equilibrista
del limite, difronte a me l’eclisse di questo tempo. Eccomi. Sono una storia
vera, un sogno eterno, un desiderio, un’assenza, una tensione, un corpo
irrequieto, un pezzo di legno, un animale immaginato, un cuore che batte, una
fuga, una luce accecante, un buio abissale, una vita.
L’IMMAGINE / Marcello Sambati
La vita di un’apparenza, un punto in un campo di gravitazione nello spazio
e nel tempo.
Un pensiero degli occhi “In fondo io sono una questione di luce” G.Seferis
BOCCA NUOVA / Elena Rosa
primo studio
Due figure, materie del pieno e del vuoto. Il pieno, corpo di carne, cerca l’estasi della cancellazione, una cattura che lo inclini, che lo contrasti, che lo modelli a nuove forme. Un vuoto, circonferenza, o corpo che si direbbe inanimato, che anima e da cui si origina l’enigma del tutto e del niente, è la ricerca fatale di Empedocle. Bocca Nuova è il nome del più recente cratere dell’Etna, che stratifica la sua materia incandescente in cicli di nascita e morte. È la bocca di un nuovo dire, creatura e simbolo dell’informe che illumina.
Domenica 3 settembre, ore 21.00
CIFRARIO / Melissa Lohman
Tracciare le linee curve e spiraliformi, il codice familiare degli esseri
viventi. Messaggi indecifrabili in una calligrafia segreta mi ricordano che non
conosco tutto ciò che contengo.
PICCOLE VITE / Marcello Sambati
Trama e intreccio di un visibile orfico, delle mutazioni delle cose e degli
uomini che nella realtà della terra si perdono in una traccia d’ascolto di un
corpo e di una voce.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del
tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si
arresta nella sospensione, nell’opera concepita come sospensione, come attimo
fuggente. L’opposto della rappresentazione o della forma non è il frammento, è
il continuo: la forma è il limite, il continuo è assenza, indeterminazione del
limite, che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega insieme le
alterità, le differenze, il prima al dopo, il luminoso all’impalpabile, le
tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile…
Sabato 2 e domenica 3 settembre alle 18.00 proseguono i laboratori di
percussioni condotti dal maestro Moustapha Mbengue, prenotazione
obbligatoria info@officinadelleculture.org
L’immaginario ha gli occhi aperti
tre giorni di teatro, poesia e danza a cura di Marcello Sambati.
Il progetto Officina Estate, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si arresta nella sospensione, nell’opera concepita come attimo fuggente. L’opposto della rappresentazione o della forma non è il frammento, ma il continuo: la forma è il limite che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega insieme le alterità, le differenze, il prima e dopo, il luminoso e l’impalpabile, le tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile.
Un viaggio in una terra vergine tra foreste di linguaggi e territori che il teatro raramente frequenta e in cui la poesia, la danza e la musica esplorano e vi dimorano.
Venerdì 1° settembre, ore 21.00
IMPOSTURE / Flavio Arcangeli
Prima del fare, al principio del movimento. Alla ricerca delle condizioni che innescano, per dare origine. Per lo sguardo non c’è nulla da descrivere, da contenere. La percezione non arriva ad un compimento. Tutto qui? Nella trasformazione quello che ora diventa visione, era già tutto approntato prima.
FLOEMA / Marcello Sambati
L’originario in noi e intorno a noi, diffuso errante impercepito, respiri canti e voci frante della grande lingua della terra.
PEZZI PEZZI / Sara Firrarello
primo studio
una fiaba che si ispira alla figura della Draunera.
Nell’immaginario fantastico siciliano è corpo di donna che si fa tempesta, corpo vento che inghiotte, corpo evento funesto e travolgente. Una figura incastonata tra miracolo e sciagura, paradiso e abisso, una solitudine che si spalanca e fende il credibile e l’incredibile. In questo primo studio, ricerco lei in vitalità, furore, tumulto e grido. Cerco la sua bocca, la bocca di chi la invoca, la bocca di chi la scongiura, rievocando voci, mormorii, gesti. Ne reinvento il passaggio.
Sabato 2 settembre, ore 21.00
PINOCCH-IO / Lucia Guarino
primo studio
Eccomi qui. Qui sono, ci sono. Per grazia vera. Mi dico che forse non ci sono, ma io ci sono e mi muovo, mi muovo contro, mi muovo dentro. Equilibrista del limite, difronte a me l’eclisse di questo tempo. Eccomi. Sono una storia vera, un sogno eterno, un desiderio, un’assenza, una tensione, un corpo irrequieto, un pezzo di legno, un animale immaginato, un cuore che batte, una fuga, una luce accecante, un buio abissale, una vita.
L’IMMAGINE / Marcello Sambati
La vita di un’apparenza, un punto in un campo di gravitazione nello spazio e nel tempo.
Un pensiero degli occhi “In fondo io sono una questione di luce” G.Seferis
BOCCA NUOVA / Elena Rosa
primo studio
Due figure, materie del pieno e del vuoto. Il pieno, corpo di carne, cerca l’estasi della cancellazione, una cattura che lo inclini, che lo contrasti, che lo modelli a nuove forme. Un vuoto, circonferenza, o corpo che si direbbe inanimato, che anima e da cui si origina l’enigma del tutto e del niente, è la ricerca fatale di Empedocle. Bocca Nuova è il nome del più recente cratere dell’Etna, che stratifica la sua materia incandescente in cicli di nascita e morte. È la bocca di un nuovo dire, creatura e simbolo dell’informe che illumina.
Domenica 3 settembre, ore 21.00
CIFRARIO / Melissa Lohman
Tracciare le linee curve e spiraliformi, il codice familiare degli esseri viventi. Messaggi indecifrabili in una calligrafia segreta mi ricordano che non conosco tutto ciò che contengo.
PICCOLE VITE / Marcello Sambati
Trama e intreccio di un visibile orfico, delle mutazioni delle cose e degli uomini che nella realtà della terra si perdono in una traccia d’ascolto di un corpo e di una voce.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si arresta nella sospensione, nell’opera concepita come sospensione, come attimo fuggente. L’opposto della rappresentazione o della forma non è il frammento, è il continuo: la forma è il limite, il continuo è assenza, indeterminazione del limite, che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega insieme le alterità, le differenze, il prima al dopo, il luminoso all’impalpabile, le tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile…
L’immaginario ha gli occhi aperti
tre giorni di teatro, poesia e danza a cura di Marcello Sambati.
Il progetto Officina Estate, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla
Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024”
curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione
con SIAE.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del
tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si
arresta nella sospensione, nell’opera concepita come attimo fuggente. L’opposto
della rappresentazione o della forma non è il frammento, ma il continuo: la
forma è il limite che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega
insieme le alterità, le differenze, il prima e dopo, il luminoso e
l’impalpabile, le tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile.
Un viaggio in una terra vergine tra foreste di linguaggi e territori che il
teatro raramente frequenta e in cui la poesia, la danza e la musica esplorano e
vi dimorano.
Venerdì 1° settembre, ore 21.00
IMPOSTURE / Flavio Arcangeli
Prima del fare, al principio del movimento. Alla ricerca delle condizioni
che innescano, per dare origine. Per lo sguardo non c’è nulla da descrivere, da
contenere. La percezione non arriva ad un compimento. Tutto qui? Nella
trasformazione quello che ora diventa visione, era già tutto approntato prima.
FLOEMA / Marcello Sambati
L’originario in noi e intorno a noi, diffuso errante impercepito, respiri
canti e voci frante della grande lingua della terra.
PEZZI PEZZI / Sara Firrarello
primo studio
una fiaba che si ispira alla figura della Draunera.
Nell’immaginario fantastico siciliano è corpo di donna che si fa tempesta, corpo vento che inghiotte, corpo evento funesto e travolgente. Una figura incastonata tra miracolo e sciagura, paradiso e abisso, una solitudine che si spalanca e fende il credibile e l’incredibile. In questo primo studio, ricerco lei in vitalità, furore, tumulto e grido. Cerco la sua bocca, la bocca di chi la invoca, la bocca di chi la scongiura, rievocando voci, mormorii, gesti. Ne reinvento il passaggio.
Sabato 2 settembre, ore 21.00
PINOCCH-IO / Lucia Guarino
primo studio
Eccomi qui. Qui sono, ci sono. Per grazia vera. Mi dico che forse non ci
sono, ma io ci sono e mi muovo, mi muovo contro, mi muovo dentro. Equilibrista
del limite, difronte a me l’eclisse di questo tempo. Eccomi. Sono una storia
vera, un sogno eterno, un desiderio, un’assenza, una tensione, un corpo
irrequieto, un pezzo di legno, un animale immaginato, un cuore che batte, una
fuga, una luce accecante, un buio abissale, una vita.
L’IMMAGINE / Marcello Sambati
La vita di un’apparenza, un punto in un campo di gravitazione nello spazio
e nel tempo.
Un pensiero degli occhi “In fondo io sono una questione di luce” G.Seferis
BOCCA NUOVA / Elena Rosa
primo studio
Due figure, materie del pieno e del vuoto. Il pieno, corpo di carne, cerca l’estasi della cancellazione, una cattura che lo inclini, che lo contrasti, che lo modelli a nuove forme. Un vuoto, circonferenza, o corpo che si direbbe inanimato, che anima e da cui si origina l’enigma del tutto e del niente, è la ricerca fatale di Empedocle. Bocca Nuova è il nome del più recente cratere dell’Etna, che stratifica la sua materia incandescente in cicli di nascita e morte. È la bocca di un nuovo dire, creatura e simbolo dell’informe che illumina.
Domenica 3 settembre, ore 21.00
CIFRARIO / Melissa Lohman
Tracciare le linee curve e spiraliformi, il codice familiare degli esseri
viventi. Messaggi indecifrabili in una calligrafia segreta mi ricordano che non
conosco tutto ciò che contengo.
PICCOLE VITE / Marcello Sambati
Trama e intreccio di un visibile orfico, delle mutazioni delle cose e degli
uomini che nella realtà della terra si perdono in una traccia d’ascolto di un
corpo e di una voce.
L’immaginario che precede e nutre il pensiero, coscienza e sentimento del
tempo come flusso, che esalta l’accadere nel suo ritmo biologico, che si
arresta nella sospensione, nell’opera concepita come sospensione, come attimo
fuggente. L’opposto della rappresentazione o della forma non è il frammento, è
il continuo: la forma è il limite, il continuo è assenza, indeterminazione del
limite, che appartiene alla lingua dell’immaginazione, che lega insieme le
alterità, le differenze, il prima al dopo, il luminoso all’impalpabile, le
tenebre alla luce, lo sguardo all’inconoscibile…
Notoriamente considerata una delle opere più importanti
della letteratura del Trecento europeo, durante il quale esercitò una vasta
influenza sulle opere di altri autori oltre che la capostipite della
letteratura in prosa in volgare
italiano. Boccaccio nel Decameron raffigura l'intera
società del tempo, integrando l'ideale di vita aristocratico,
basato sull'amor cortese, la magnanimità,
la liberalità, con i valori della mercatura: l'intelligenza,
l'intraprendenza, l'astuzia.
La storia narra di un gruppo di giovani, sette donne e tre
uomini, che per quindici giorni si trattengono fuori da Firenze e
vanno in una villa sulle colline (del fiorentino) per sfuggire alla peste nera che
in quel periodo imperversava nella città, e che a turno si raccontano delle
novelle di taglio spesso umoristico e con frequenti richiami all'erotismo bucolico del
tempo. Per quest'ultimo aspetto, il libro fu tacciato di immoralità o di scandalo,
e fu in molte epoche censurato o comunque non adeguatamente considerato
nella storia della letteratura.
VABBE’
Regia Roberta Castelluzzo
Compagnia Materiaviva Performance
Una carrellata di monologhi tra comico, drammatico, buffo e
surreale! Una serie di voci femminili raccontano in modo diverso uno spaccato
del mondo, con tanta, necessaria, ironia!
La compagnia Materiaviva Performance riunisce da anni
l’esperienza di performers provenienti da diversi settori: danza, acrobatica,
teatro, teatro di strada, arti circensi. L’incontro, avvenuto in ambito
lavorativo, ha portato a un confronto tra i diversi percorsi affrontati dai
singoli artisti fino a un momento in cui è nata l’esigenza di sperimentare
nuovi linguaggi espressivi che racchiudessero il bagaglio di ognuno.
Attraverso un training fisico e teatrale, che affronta le
diverse discipline, si è delineata un’idea di spettacolo che ha come
prioritaria l’idea di utilizzare le tecniche circensi, la drammaturgia, i corpi
dei performer, la luce o la scenografia, per portare in scena racconti ed
emozioni e mai la pura tecnica fredda.
GRISAGLIA BLU
Monologo scritto da Sergio Velitti
regia di Nello Pepe
interpretato da Maria Pia Iannuzzi
musiche di Marcello Cirillo ed Ivo Parlati
Il dramma di Antonietta Gavone, vedova Cairano, novella
Medea costretta ad uccidere col veleno i propri figli per fame e disperazione, 40
minuti di intenso monologo.
Teatro Tordinona 1° Maggio 2023
TALES FROM THE NEW AGE
DI ALEX MARENGA
performance art
schizoide e dirompente dove spoken word, danza, video arte
e musica elettronica si fanno portavoce di un messaggio politico
anticapitalista.
Su testi di Tahar
Ben Jelloun, Michel Focault, William Burroughs, Pierpaolo
Pasolini, Caitlin Johnstone, Jean Baudrillard il presidente di
Filmstudio Stefano Pierpaoli accompagnato da un gruppo di ballerini
su musiche di Marenga ci comunicherà attraverso questi grandi autori il
disorientamento creato dalla globalizzazione e le sue
conseguenze catastrofiche sull’ambiente naturale e l’uomo.
Recital di versi in
chiave di sol
Di Rossella Or
Testi poetici editi e
inediti, uno spettacolo di voce e corpo all'insegna della parola scritta e
detta, nella forma in cui Rossella deciderà di rappresentarla sul palco. Erede
di una tradizione teatrale storica, la sua poesia è tuttavia pura e per certi versi
inesplorata. Chi può venga a sentirla e vederla. È un'esperienza!
Rossella Or, attrice e
poetessa, è stata protagonista dell'avanguardia teatrale romana degli anni '70.
Ha lavorato con Memè Perlini, Simone Carella, Giuliano Vasilicò, Giorgio
Barberi Corsetti, Leo De Berardinis, Mario Prosperi, ottenendo un immediato e
notevole successo, e ha successivamente iniziato una serie di lavori in proprio
di rara intensità (con recupero della parola) di cui ha curato, anche, testo e
regia.
Di lei scrisse il critico
teatrale Nico Garrone: "Rossella, se venisse a patti con il galateo della
rappresentazione, sarebbe una straordinaria Figliastra, o la delirante Contessa
dei Giganti della Montagna. Ma ieri sera ci ha fatto pensare, o sognare, a
qualcosa di più: ad un immaginario incontro nell'aldilà tra i fantasmi di
Eleonora Duse e di Antonin Artaud."
TEATRO TORDINONA 19 Marzo 2023
“Il primo bacio” di Renato Giordano
≪Nella vita di ognuno c’è sempre un bacio che non si dimentica≫, diceva Audrey Hepburn nel celebre film “Colazione da Tiffany”. Men che meno il primo.
Ed infatti, a distanza di 16 anni, “Il primo bacio” di Renato
Giordano riesce sempre ad emozionare. Parola del pubblico del Teatro
romano di Tordinona che, nel corso di due serate, è rimasto
ipnotizzato per quasi due ore nella Sala Pirandello, di
fronte ad alcuni racconti magistralmente interpretati dai ragazzi dell’Actor’s
Planet di Rossella Izzo: una quindicina di giovani belli e
talentuosi che, con le loro brillanti performance - intervallate da balletti
sulle note di successi musicali senza tempo - hanno fatto emozionare e
sorridere la platea con le loro storie di baci. Baci rubati o dati per gioco,
baci travolgenti, di quelli che ti tolgono il respiro ma anche deludenti, se
non disastrosi. Baci comunque che fanno da spartiacque nella vita degli
adolescenti, sia di ieri che di oggi e che diventano elemento fondante di questo
spettacolo evergreen diretto dal citato e poliedrico Renato Giordano il
quale, oltre ad essere uno stimato medico endocrinologo, è anche regista,
attore, autore di teatro, musicista e operatore culturale.
Ogni anno, alla fine delle sue docenze, egli porta in scena i suoi ragazzi,
nella ferma convinzione che il teatro, per capirlo, bisogna viverlo in prima
persona, aiutando i giovani ad avere il proprio spazio e la propria occasione.
Proprio come ne “Il primo bacio”, spettacolo fortunato nato nella mente
del regista quando lavorava a New York.
Un'opera che prende le mosse da storie vere - raccontate per lo più da gente
comune e cambiate ad ogni edizione (in modo da rendere l'offerta sempre
diversa) – e che nel corso degli anni ha ispirato anche un musical,
interpretato dai ragazzi di X-Factor con le coreografie
di Andrè de la Roche, un format televisivo, che ha avuto successo
soprattutto in Spagna e un libro, che a breve verrà ristampato con la doppia
prefazione di Rossella Izzo e Federico Moccia.
Del resto, le declinazioni del bacio sono infinite, proprio come la scintilla
creativa di certi artisti con la lettera maiuscola (Renato Giordano docet).
Teatro Tordinona 24
Marzo 2023
SOGNO
Progetto e regia di Cristina Aubry
Sono anni che ci
penso. A mettere su un classico.
E mi sono imbattuta
nella bella riduzione di Cristiano Censi de “Il sogno di una notte di mezza
estate” di Shakespeare e si lo confesso, la tentazione è stata troppo forte.
Così con Squinternati
siamo partiti.
Loro un pochino di
soggezione iniziale ma gran divertimento nelle parti dei comici….e già…che
Squinternati sarebbero? E così ho trovato la chiave: far raccontare la vicenda
alla banda di Squinternati-comici: Chiappa, Stoppa, Sega e Pezza capitanati
dallo Stira. Chi meglio di loro? Abbiamo inventato passaggi, posposto scene,
cucito legami. Uomini che fanno le donne, donne che diventano uomini. Entrano
ed escono di scena in 25 quadri senza soluzione di continuità in un’atmosfera
ora drammatica con le coppie degli amanti ora fatata con Oberon, Titania, la
Fata e Puck, folletto gentile e pasticcione passando sempre da loro, dai
comici.
Sui costumi non
c’erano dubbi: Cinzia Iacono mia collaboratrice storica ha saputo con le sue
mani creare un vero mondo incantato.
E per la colonna
sonora le musiche di Italo Marino e Flavio Scaffidi Abbate sono una vera
conferma.
Prezioso il contributo
di Katia De Persio come aiuto regia.
Noi ci siamo divertiti
assai, attraversando anche stavolta (quando mai ce le facciamo mancare?) mille
peripezie e siamo pronti.
E per citare il nostro
Puck: “Se noi folletti vi abbiamo irritato non prendetevela miei cari
signori, perché questa storia di ogni logica è fuori: noi altro non v’offrimmo
che un sogno; della vostra indulgenza abbiam bisogno”.
Cristina Aubry