Rom, Siapitò, Zirkuszelt Villa
Bonelli 4.11.2022
ANTIGONE – Kammertragödie /
tragedia da camera
Regie/regia: Barletti/Waas;
Spiel/recitazione: Lea Barletti
und Werner Waas;
sound design Chor: Luca Canciello
Übersetzung/traduzione: Friedrich
Hölderlin (deutsch), Fabrizio Sinisi (italienisch)
Sullo spettacolo:
Libertà personale e ragion di
sato sembrano attualmente in conflitto. Le categorie di cosa è necessario e
giusto vengono ridefinite giorno per giorno da ognuno di noi. Convinti, come
siamo, che il teatro resti necessario e che necessiti di contatto con il pubblico
dal vivo, e non possa ridursi ad eventi in streaming e sulle varie piattaforme
online, durante il periodo del Lockdown, seguendo una nostra personale
strategia di resistenza alla digitalizzazione della vita culturale, sociale,
affettiva, insomma della vita tout-court, abbiamo lavorato ad una versione
bilingue di “Antigone” di Sofocle, da proporre su invito negli appartamenti
delle persone interessate.
Perché Antigone?
“Antigone” si occupa di questioni
cui è difficile dare una risposta chiara e univoca. Tocca e tratta valori
personali, interni, e valori comuni, doveri irrimandabili e irrinunciabili.
“Antigone” ci interroga da millenni. E soprattutto in tempi di crisi, sembra
quasi obbligato ritornare al conflitto tra Creonte e Antigone, tra Antigone e
Ismene, tra Creonte ed Emone. Il conflitto tra potere e responsabilità, tra
resistenza e colpa, tra compassione e hybris. Antigone ci parla di una visione
del mondo che non si esaurisce nel presente. Ci parla di donne e uomini, di
guerra e riconciliazione, di passato e futuro, di comunicazione e
incomprensione, di lingua e traduzione, di corpo e mente, di vita e morte. Ci
parla del bisogno del teatro. Antigone ci parla di tutto questo e di molto
altro e tutto questo è di assoluta rilevanza per la nostra situazione presente.
Il progetto è inoltre un
tentativo di trovare un modo per continuare ad esplorare I temi suddetti con il
nostro mezzo specifico, che è il teatro DAL VIVO di fronte ad un pubblico VIVO.
C’è davvero bisogno di quello che facciamo? Ci sono persone disposte a
supportare ciò che facciamo? È una domanda che ci poniamo ogni giorno, e non
solo da ieri. Allora: è possibile portare questo questo dialogo, questo
discorso, in quanto discorso pubblico, nelle case private delle persone e
provare a interrogarci insieme?
Il nostro obiettivo è organizzare
il maggior numero possibile di repliche nel maggior numero possibile di
appartamenti, a Berlino e altrove, in Italia e in Europa. Ci rivolgiamo a tutti
coloro, amici, sostenitori, spettatori, che possono avere voglia, necessità o
anche solo curiosità, di entrare in contatto con questo modo di pensare e fare
teatro.
Questo progetto è per noi una
possibilità di continuare nel nostro lavoro che consiste, alla fine
naturalmente di un precedente lavoro di ricerca e di prove, proprio nell’
incontro e scambio con il pubblico. Ci offre insomma una prospettiva, che è ciò
che in questo momento principalmente manca.
Persönliche Freiheit und
Staatsräson liegen aktuell miteinander im Clinch. Die Kategorien dessen, was
notwendig und richtig ist, müssen täglich von jedem neu definiert werden. Seit
Jahrtausenden wirft „Antigone“ Fragen auf: sie betreffen den Konflikt zwischen
Macht und Verantwortung, Widerstand und Schuld, Mitleid und Hybris. „Antigone“
erzählt von Frauen und Männern, von Krieg und Versöhnung, von Kommunikation und
Unverständnis, von Körper und Geist, von Leben und Tod. Es erzählt von der
Notwendigkeit des Theaters. „Antigone“ ist das Theater, die gefährliche Kunst
par excellence: gefährlich weil lebendig, weil sie immer wieder alles riskiert
in der Gegenüberstellung mit den Zuschauern.
Was wir hier zeigen ist eine aufs
Minimum reduzierte „Antigone“ mit nur zwei Interpreten, die sich alle Rollen
teilen und mit den Rollen auch deren Verantwortung, Schuld und Schicksal. Eine
Art „Kammertragödie“, konzipiert für Wohnungen und nicht theatrale Räume und
für eine begrenzte Anzahl von Zuschauern. Eine sehr intime Version der Tragödie
des Sophokles, wo die Konflikte zwischen den Figuren zu inneren Konflikten
werden und die Zuschauer eingeladen sind, in den Köpfen der Protagonisten Platz
zu nehmen und den Zerreißprozessen im Bewusstsein der Protagonisten von ganz
nah, wie durch ein Vergrößerungsglas, beizuwohnen. In unserer „Antigone“ gibt
es keine Figuren außer im Sinn von „Personae“ und es gibt auch keine Bösen und
Guten, denn der Konflikt ist immer der des Menschen mit sich selbst, mit dem
anderen Teil von sich und mit dem eigenen „Schatten“.
Gefördert vom Fonds Darstellende
Künste aus Mitteln der Beauftragten der Bundesregierung für Kultur und Medien
im Rahmen von NEUSTART KULTUR und kofinanziert durch ein Crowdfunding über die
Plattform Startnext