Non domandarmi di me, Marta mia
intorno al carteggio Luigi Pirandello – Marta Abba
nell’ambito della rassegna
Sei personaggi in cerca d’autore. Un viaggio lungo un secolo
di Katia Ippaso
con Elena Arvigo
regia Arturo Armone Caruso
musiche originali MariaFausta,
scene Francesco Ghisu,
disegno luci Giuseppe Filipponio, image designer Elio Castellana,
produzione Nidodiragno/CMC
prima romana
Un notturno dedicato alla relazione tra Luigi Pirandello e
Marta Abba, la sua Musa, attraverso una rilettura dell’appassionato carteggio
che i due si scambiarono nell’arco di dieci anni.
Non domandarmi di me, Marta mia… è lo spettacolo scritto da Katia
Ippaso, diretto da Arturo Armone Caruso e interpretato da Elena
Arvigo, in scena in prima romana al Teatro Palladium il 26 e 27 marzo
nell’ambito della collaborazione con l’Istituto di Studi Pirandelliani per
il centenario della prima rappresentazione dell’opera di Pirandello Sei
personaggi in cerca d’autore.
Non domandarmi di me, Marta mia… si sviluppa in un
preciso momento nel tempo, 10 dicembre del 1936, data della morte di Luigi
Pirandello, e in un preciso punto dello spazio, New York, dove Marta Abba
stava recitando al Plymouth Theatre di Broadway. Quella sera, dopo aver annunciato
al pubblico l’improvvisa scomparsa di Pirandello, alla fine dello spettacolo,
Marta si trova da sola nella sua camera di Manhattan, non molto distante dalla
Fifth Avenue, di fronte alla cattedrale di St.Patrick. Nella calma allucinata
di quella notte, si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Descritta come una donna dal forte temperamento (a
soli 29 anni divenne capocomica), Marta Abba ripercorre la corrispondenza avuta
con il Maestro scoprendosi all’improvviso vulnerabile, e sola. L’irruzione
improvvisa della morte non può non influenzare l’interpretazione del passato
facendo vacillare le certezze e portando la protagonista a farsi delle domande
mai fatte prima. É una notte di veglia, in cui si fa vivo non solo il fantasma
di Pirandello ma vengono chiamate a raccolta anche le immagini fantasmatiche di
tutte le eroine pirandelliane (dalla Tuda di “Diana e la Tuda” alla Donata
Genzi di “Trovarsi”, fino alla contessa Ilse de “I Giganti della montagna”) che
il grande scrittore aveva inventato per lei, per la sua Marta.