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FEMMINILE SINGLE(ARE)

Teatro Tordinona 22 Dicembre 2022

FEMMINILE
SINGLE(ARE)

di Carlotta Rondana

regia di
Francesca Nunzi

Uno spettacolo che per essere corretto con tutti è politicamente scorretto con chiunque

Passando dalla commedia agli essi del cabaret, per arrivare all’ironia cruda della stand up comedy, racconta la tragicomica ed impopolare condizione dell’essere donna single(are), oggi, e del provare desiderio, anche sessuale, nei confronti di uno strano genere sconosciuto e discutibile, gli uomini.

 

27.12.22
 

VUROA

Teatro Tordinona 16 Dicembre 2022

VUROA

Associazione ARAMIS presenta

Di Antonio Amoruso. 

Regia di Luca Milesi. 

Con Maria Concetta Liotta, Francesca Frascà, Lucia Bianchi e Antonio Digirolamo. 

Voci fuori campo di Luca Milesi, Paolino Blandano, Fabrizio Bordignon e Paolo Ricci. 

Un vulcanologo di nome Jan Pavlik, il suo lungimirante progetto di evacuazione della città di Parnos con anni di anticipo sulla prossima eruzione del Vuroa, la cecità e la depravazione della classe politica locale, più incline alla speculazione che alla vigilanza necessaria a salvare le vite di quattro milioni di abitanti. Sono questi gli ingredienti del thriller di Antonio Amoruso ambientato in un futuro prossimo, diretto da Luca Milesi con i contributi video di Francesco Sotgiu, la scenografia ideata da Angela Consalvo ed il disegno luci di Ettore Bianco. Ad essere motore della storia che andrà in scena sullo storico palcoscenico della Sala Pirandello sarà la figura di Azumi Nakata (Maria Concetta Liotta), vedova del già citato Pavlik, esempio di donna serena e determinata a portare a compimento almeno una parte del progetto del vulcanologo ormai defunto, quella necessaria a mettere in salvo preventivamente la vita degli abitanti di Parnos. La sua strada si incrocerà con quella di Sandra Rogers (Francesca Frascà) - giovane e già celebre giornalista d’assalto – e con quella di Antonio Ahmed (Antonio Digirolamo), assistente di Sandra per conto di un importante canale televisivo mondiale. Sarà il conflitto fra la coerenza dell’anziana donna giapponese – che in un flashback apparirà in età giovane grazie all’interpretazione di Lucia Bianchi) - ed il pragmatismo della Rogers a generare la soluzione che almeno metterà al sicuro l’esistenza di milioni di cittadini dalla furia distruttiva del Vuroa, dopo secoli di calma apparente.  

22.12.22
 

BARBIE TIME 30 Ottobre

Teatro Tordinona 30 Ottobre 2022

BARBIE TIME

di Guido Del Vento e Alessandro di Marco

 

con

Giorgia Berti

Dario Guidi

Martina Montini

Sarah Nicolucci

Armando Quaranta

Nel camerino di uno strip bar, una sera come le altre, Stella e Gloria si preparano per il loro solito show, incalzate da Tantarobba, che lavora nel locale ma non balla più sul cubo. Azioni consuete, di sempre. Uno strato di cipria, glitter come se non ci fosse un domani, un rossetto spavaldo e aggressivo. Ballano ridono e litigano, Gloria e Stella, amiche di una vita, amiche da sempre. Amiche da quando Stella si chiamava ancora Gerardo e combatteva con la sua famiglia per farsi accettare. Una lettera inaspettata dalla famiglia di Stella, porta la ragazza a ripercorrere con la memoria i momenti salienti della sua vita, che vediamo prendere corpo sulla scena dietro un velo di ricordo e di rabbia, di commozione, nostalgia e ferocia. Assistiamo così al passato della famiglia di Stella, ai suoi disperati tentativi di farsi accettare dai suoi genitori. Lo spettacolo affronta il tema del rapporto genitori figli quando il figlio sta vivendo una transizione. Qui è un ragazzo che diventa una ragazza, e la cosa interessante dello spettacolo è il percorso che la famiglia fa per accettare e condividere questa nuova condizione. Ci sono diversi punti di vista, c’è quello del papà, che non era questo il figlio che voleva. La mamma per amore accetterebbe ma è nella posizione di mediare. Poi c’è questa zia che è un personaggio bello perché ci mostra che attraverso l’amore si possono abbattere diverse difese”.

 

 

19.12.22
 

Fovea porta coeli

Teatro Tordinona 19 Ottobre 2022

FOVEA
PORTA
COELI

di Fabio Campagna

Una produzione CORPO 6
In collaborazione con Filmstudio

Performers: Mariaelena Masetti Zannini, Giuditta Sin, Jessica Harris,
Stefano Pierpaoli, Daphne Fauna Maria Campagna, Federico Dioniso Campagna,

Abiti di Jessica Harris
Musiche di La Muerte Roja scritte, arrangiate e dirette da Fabio Campagna

La Muerte Roja ensemble
Emanuela Lioy: violino elettrico, voce
Danilo Caposeno: pianoforte, elettronica
Jordan De Maio: flauto
Adolfo Spezzaferro: batteria, percussioni
Fabio Campagna: chitarra semiacustica, percussioni

Libretto: adattamento dal VI libro dell’Eneide di Virgilio, Fabio Campagna

“Io sono la Porta”
San Giovanni 10,1 – 10

“Se penseremo in base all’escatologia dell’essere, dovremo un giorno aspettare l’estremo del mattino nell’estremo della sera, e dovremo imparare oggi a meditare così su ciò che è all’estremo”
Martin Heidegger

“If the machine is a duopoly, you need a third pole”
Giorgio Agambern, interview, 2013

FOVEA PORTA COELI è un opera poetica in musica che si ripropone di individuare un “symbolon” esteso : il corpo, la materialità come porta d’accesso al cielo, all’invisibile.
Il fosso, la porta e il seme oggettivizzano una drammaturgia unitaria dove il piano verticale, in frastica ciò che è detto (Tommaso D’Aquino), il Dasein di Heidegger, coincide con quello orizzontale, il piano oggettivo e il senso ultimo della storia.
Si dispiega, in tal modo, un’affresco ieraticamente calibrato sull’equilibrio lucido della simmetria. Dove, la civiltà dell’anima, la civiltà antica che in Roma ha visto la sua forma più compiuta, si rispecchia in quella moderna, cristica – l’amore della Madre e del Padre per il Figlio – che di quella antica rappresenta la piena realizzazione (Sant’Agostino).
Emerge un archetipo di salvezza. L’unità del corpo e dell’anima: Soma Pneumatikon (San Paolo).
F.C. Roma 2022.

9.12.22
 

VI.PA.RO.

Teatro Centrale Preneste di Roma 11 Novembre 2022

 VI.PA.RO. Storie di Santi e Veleni.... un ponte tra passato e presente

 Un viaggio al Sud (Puglia) tra lavoro, fatica e sfruttamento, dolore e malattia, amore, devozione e religiosità attraverso danze simboliche, stilizzate e intense che ci riportano a rituali antichi ...sotto gli occhi di tre Santi: "San Vito dove si danza nell’acqua, San Paolo che per primo scacciò la serpe, dove i piedi battono un tempo sempre uguale, San Rocco e la sua danza dei coltelli per scacciare i malanni “.  Dal passato al presente. Questa l’anima dello spettacolo, intenso e vero. Un progetto coreografico della Compagnia Carlucci/ Cananiello (Mattia Carlucci e Riccardo Cananiello): due i danzatori in scena che rendono vivo il racconto di una intera Comunità.

Suggestivo e potente, senza spettacolarizzazioni superflue, la performance di Mattia Carlucci e Riccardo Cananiello ha intrecciato la danza tradizionale legata ad antichi rituali con la danza contemporanea proponendo ai pubblici quadri intensi che riportano ai simboli del tarantismo, i nastri, l'acqua, i colori, il ragno, il serpente, i coltelli, il ritmo del tamburello. Da Galatina a San Vito dei Normanni a Torrepaduli - ma come viene spiegato, si tratta di un viaggio “che parte dalla Puglia e guarda a tutto il Mediterraneo". E', infatti, un viaggio universale che tocca malattia e sofferenza, lavoro e sfruttamento, ma anche l'amore. Ed è la danza che, come una preghiera è fonte di riscatto.  Uno spettacolo che nasce da dentro, dal cuore dei protagonisti, entrambi salentini, legati alla tradizione per legami familiari, e che possono ancora giovarsi di ricordi veri, esperienze, racconti ascoltati dagli anziani come testimonia del resto la colonna sonora fatta di registrazioni di canti antichi e testimonianze delle anziane sul ruolo della pizzica, la danza che guariva. Ed è questa verità la fonte dei ricordi dei due giovani espressi nella parte teatrale dello spettacolo.  

L'intersecarsi di danze popolari, danza contemporanea e teatro è la miscela che conduce lo spettatore a passare da un passato mitico al nostro presente. Un progetto coreografico interessante che si è concretizzato anche grazie a un felice incontro. 

"Io e Riccardo- racconta Mattia Carlucci- ci siamo conosciuti lo scorso gennaio qui a Roma, alla Casa della Pace, spazio dove lui cura la direzione artistica e dove io ho avviato il mio laboratorio stabile di teatro danza connesso alle danze popolari del sud Italia. Siamo entrambi salentini, fortemente legati alla nostra terra e al nostro patrimonio culturale orale fatto di danze antiche, cunti e canti. Il nostro amore per il teatro ci permette di difendere la memoria di chi prima di noi ha danzato e cantato, tramandandoci tutto questo. L'arte del teatro e della danza diventa un grande canale espressivo per raccontare tutto questo. Un passato antico fatto di sofferenza e miseria, ma anche di tanto amore e devozione. Per dare voce a chi non l'ha mai avuta. Ecco perché le registrazioni dei canti di Nonna Rosina, di Rita Lelli (musicoterapeuta di San Vito dei Normanni). Tutto diventa ponte tra passato e presente, per raccontare come il rito e il mito antico hanno senso di esistere ancora oggi e la danza e il teatro - ancora una volta - si offrono a servizio di tutto questo. Da tutto questo nasce la volontà mia e di Riccardo di raccontare ciò: uno spettacolo devozionale coreutico per San Vito, San Paolo e San Rocco e alle danze connesse alle loro figure".

"Lo spirito- le parole di Mattia e Riccardo-  non è quello di una fedele riproposizione della filologia della danza tradizionale, ma quello di cercare nuovi linguaggi, mantenendo allo stesso tempo il sentimento di un tempo per raccontare l'antico dal punto di vista della nuova generazione che oggi ha la responsabilità di conservare e continuare a tramandare questo grande patrimonio orale e ringraziare in qualche modo tutte quelle persone che hanno danzato e suonato prima di noi, che hanno permesso che Vi.Pa.Ro - Storie di Santi e Veleni vedesse la luce".

 

9.12.22
 

ANTIGONE

Rom, Siapitò, Zirkuszelt Villa Bonelli 4.11.2022

 ANTIGONE – Kammertragödie / tragedia da camera

 Regie/regia: Barletti/Waas;

Spiel/recitazione: Lea Barletti und Werner Waas;

sound design Chor: Luca Canciello

Übersetzung/traduzione: Friedrich Hölderlin (deutsch), Fabrizio Sinisi (italienisch)

Sullo spettacolo:

Libertà personale e ragion di sato sembrano attualmente in conflitto. Le categorie di cosa è necessario e giusto vengono ridefinite giorno per giorno da ognuno di noi. Convinti, come siamo, che il teatro resti necessario e che necessiti di contatto con il pubblico dal vivo, e non possa ridursi ad eventi in streaming e sulle varie piattaforme online, durante il periodo del Lockdown, seguendo una nostra personale strategia di resistenza alla digitalizzazione della vita culturale, sociale, affettiva, insomma della vita tout-court, abbiamo lavorato ad una versione bilingue di “Antigone” di Sofocle, da proporre su invito negli appartamenti delle persone interessate.

Perché Antigone?

“Antigone” si occupa di questioni cui è difficile dare una risposta chiara e univoca. Tocca e tratta valori personali, interni, e valori comuni, doveri irrimandabili e irrinunciabili. “Antigone” ci interroga da millenni. E soprattutto in tempi di crisi, sembra quasi obbligato ritornare al conflitto tra Creonte e Antigone, tra Antigone e Ismene, tra Creonte ed Emone. Il conflitto tra potere e responsabilità, tra resistenza e colpa, tra compassione e hybris. Antigone ci parla di una visione del mondo che non si esaurisce nel presente. Ci parla di donne e uomini, di guerra e riconciliazione, di passato e futuro, di comunicazione e incomprensione, di lingua e traduzione, di corpo e mente, di vita e morte. Ci parla del bisogno del teatro. Antigone ci parla di tutto questo e di molto altro e tutto questo è di assoluta rilevanza per la nostra situazione presente.

Il progetto è inoltre un tentativo di trovare un modo per continuare ad esplorare I temi suddetti con il nostro mezzo specifico, che è il teatro DAL VIVO di fronte ad un pubblico VIVO. C’è davvero bisogno di quello che facciamo? Ci sono persone disposte a supportare ciò che facciamo? È una domanda che ci poniamo ogni giorno, e non solo da ieri. Allora: è possibile portare questo questo dialogo, questo discorso, in quanto discorso pubblico, nelle case private delle persone e provare a interrogarci insieme?

Il nostro obiettivo è organizzare il maggior numero possibile di repliche nel maggior numero possibile di appartamenti, a Berlino e altrove, in Italia e in Europa. Ci rivolgiamo a tutti coloro, amici, sostenitori, spettatori, che possono avere voglia, necessità o anche solo curiosità, di entrare in contatto con questo modo di pensare e fare teatro.

Questo progetto è per noi una possibilità di continuare nel nostro lavoro che consiste, alla fine naturalmente di un precedente lavoro di ricerca e di prove, proprio nell’ incontro e scambio con il pubblico. Ci offre insomma una prospettiva, che è ciò che in questo momento principalmente manca.

 Persönliche Freiheit und Staatsräson liegen aktuell miteinander im Clinch. Die Kategorien dessen, was notwendig und richtig ist, müssen täglich von jedem neu definiert werden. Seit Jahrtausenden wirft „Antigone“ Fragen auf: sie betreffen den Konflikt zwischen Macht und Verantwortung, Widerstand und Schuld, Mitleid und Hybris. „Antigone“ erzählt von Frauen und Männern, von Krieg und Versöhnung, von Kommunikation und Unverständnis, von Körper und Geist, von Leben und Tod. Es erzählt von der Notwendigkeit des Theaters. „Antigone“ ist das Theater, die gefährliche Kunst par excellence: gefährlich weil lebendig, weil sie immer wieder alles riskiert in der Gegenüberstellung mit den Zuschauern.

Was wir hier zeigen ist eine aufs Minimum reduzierte „Antigone“ mit nur zwei Interpreten, die sich alle Rollen teilen und mit den Rollen auch deren Verantwortung, Schuld und Schicksal. Eine Art „Kammertragödie“, konzipiert für Wohnungen und nicht theatrale Räume und für eine begrenzte Anzahl von Zuschauern. Eine sehr intime Version der Tragödie des Sophokles, wo die Konflikte zwischen den Figuren zu inneren Konflikten werden und die Zuschauer eingeladen sind, in den Köpfen der Protagonisten Platz zu nehmen und den Zerreißprozessen im Bewusstsein der Protagonisten von ganz nah, wie durch ein Vergrößerungsglas, beizuwohnen. In unserer „Antigone“ gibt es keine Figuren außer im Sinn von „Personae“ und es gibt auch keine Bösen und Guten, denn der Konflikt ist immer der des Menschen mit sich selbst, mit dem anderen Teil von sich und mit dem eigenen „Schatten“.

Gefördert vom Fonds Darstellende Künste aus Mitteln der Beauftragten der Bundesregierung für Kultur und Medien im Rahmen von NEUSTART KULTUR und kofinanziert durch ein Crowdfunding über die Plattform Startnext

 

9.12.22
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