Teatro Vascello 31 Marzo 2022
ELETTRA, tanta famiglia e così poco simili
di Hugo Von Hofmannsthal
con Manuela Kustermann, Flaminia Cuzzoli, Carlotta Gamba, Alessandro
Pezzali
adattamento e regia Andrea Baracco
scene Luca Brinchi e Daniele Spanò –
costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Javier Delle Monache
musiche originali Giacomo Vezzani
datore luci Giuseppe Incurvati
macchinista Danilo Rosati aiuto regia Sofia
Balossino
con il patrocinio di Forum Austriaco di Cultura
produzione La Fabbrica dell’Attore – teatro Vascello
ph Manuela Giusto
Al teatro Vascello di Roma in prima nazionale il 25 marzo
2022 fino al 3 aprile va in scena Elettra. Il dramma mostra tre personaggi
femminili spezzati, che vivono nel desiderio di essere altro da ciò che sono:
chi madre ed è figlia (Crisotemi), chi figlia ed è orfana (Elettra), chi
vittima ed è carnefice (Clitennestra). E non è affatto semplice riuscire a
trovare le parole per narrare la zona di confine, l’ibrido, la soglia, il
doppio, la complessità; spesso si entra nella balbuzie, nell’inciampo
linguistico, nell’incapacità di far proseguire la frase: “Le parole astratte, a
cui la lingua, secondo natura, deve pur ricorrere per esprimere un qualsiasi
giudizio, mi si sfacevano nella bocca come funghi ammuffiti”.
“Servirsi dell’antichità come uno specchio magico in cui
speriamo di ricevere il nostro proprio volto”. Parte da questo impulso
intellettuale Hofmannsthal, accingendosi alla riscrittura del classico
sofocleo. Spoglia l’immagine dei miti da ogni possibile dimensione storica,
culturale e antropologica, restituendo corpi secchi, minimali, fuori da qualsiasi
retorica e pathos. Rovescia sopra le pagine del mito una bottiglia di whisky e
lascia vivere i personaggi in un’ebrezza feroce, senza tregua, in una sorta di
spazio onirico in cui si è più ombra che figura. Elettra, così ci
appare, come una grande messa in scena della psiche, con i protagonisti alla
ricerca delle parole con cui raccontarsi; quelle parole, quella lingua, che non
hanno accesso agli abissi della vita.
Lo spazio è un delirio di ombre/fantasmi che, ben in vista,
si nascondono, rendendo il luogo lugubre e pieno di insidie. Le tre donne,
immerse nella più assoluta solitudine, non sono, in verità, mai sole. Uomini,
per lo più mezzi uomini, spiano da ogni angolo, e giudicano le azioni delle
loro madri, figlie, sorelle, amanti. I legami sono spezzati, per sempre.
“Tanta famiglia, e così poco simili” risponde Amleto
allo zio Claudio che lo sollecita sul tema. Mi piace pensare che
Hofmannsthal, grande amante di Shakespeare e ossessionato dal Principe, sia
partito proprio da qui, da questa battuta, per la sua Elettra. C’è molta,
troppa famiglia, dentro le teste delle tre donne. C’è molta, troppa memoria del
maschio/padre. Bisogna liberarsene, eliminarlo, se necessario ucciderlo e
subito dopo abbandonarsi al silenzio. Andrea Baracco