OBLOMOV
di Danilo Laccetti
(da
Goncharov)
regia di Massimiliano Caprara
con Laura Milani e Dominika Markova e i tre uomini, Patrizio Cigliano, Romano Talevi e Massimiliano Caprara
Sono
senz’altro da segnalare le iniziative al Teatro Tordinona, dedicate
all’Avanguardia teatrale. Stiamo parlando dello spettacolo “Oblomov” con la
regia di Max Caprara, un attore caratterista, noto nel
cinema, nella televisione e naturalmente nel teatro, che delle cosiddette
Cantine Romane è almeno figlio, oltre che di Luca Ronconi e di Attilio
Corsini.
Oltre a questo, nel
Teatro diretto da Ulisse Benedetti, ci saranno una
serie di altre serate, incontri, dibattiti, presentazioni di libri e anche la
mostra “Immagini dall’altro mondo” a cura di Andrea Mancini,
dedicata all’avanguardia, con immagini inedite dovute a Piero Marsili Libelli,
quello che negli anni 70 era anche un fotografo di guerra (tra
l’altro de L’Espresso), un fotografo prestato appunto al teatro.
In
particolare, il giorno 9 gennaio alle ore 17, sempre al Tordinona, ci sarà un
momento di riflessione su “Le maschere dell’avanguardia, Oblomov e altri”, con
varie testimonianze, tra l’altro quella del prof. Andrea Mancini, docente
all’Università di Siena, di Danilo Laccetti, autore della riduzione di
“Oblomov”, di Max Caprara, regista dello spettacolo.
“Oblomov”
del resto, rappresenta un’attenzione non banale al teatro russo di 8 e 900,
tenendo ben presenti i lavori di Mejerchold e Stanislavskij, come registi, ma
anche quelli di Majakovskij,, Puskin, Cechov, Dostojevskij come autori.
Gli
attori saranno chiamati elaborare, a dare una forma teatrale compiuta a quel
teatro che è alla base dell’avanguardia internazionale, con un’attenzione
particolare ad una serie di elementi del cinema e del teatro, pensiamo ad
esempio alla serietà con cui il futurismo e il formalismo russo si avvicinarono
a Chaplin, da altre parti considerato poco più di un comico da film muto,
elevandolo a quella fama che lo avrebbe poi contraddistinto. Ma un’altra figura
che è dietro a tutta la cultura del 900 è appunto Oblomov, si pensi che
Oblomovismo, è un termine adottato anche all’interno della nostra lingua, per
raccontare una particolare disposizione dell’animo, un certo comportamento.
Chi ha
assistito alle prove lo sa bene, le due donne Laura Milani e Dominika Markova e i tre
uomini, Patrizio Cigliano, Romano Talevi e Massimiliano Caprara,
stanno lavorando con la guida di Caprara, anche eccezionale interprete del
personaggio di Oblomov, che riesce a restituire - insieme ai
suoi colleghi di scena - con una singolare attualità, quasi fossero uomini e
donne di oggi, incerti, vinti dagli eventi, piccoli o grandi che essi siano,
fatti di rapporti umani o di scelte più importanti, fondamentali per la vita
delle persone. Oblomov si comporta sempre allo stesso modo, decide di non
decidere, si lascia trasportare dalla vita che non vive.
La
riduzione del romanzo di Goncharov, dovuta a Danilo Laccetti rende
in modo particolarmente efficace il senso della storia, offrendo spunti di
riflessione inediti sulla figura di Oblomov.
Lo spettacolo ha una
storia che parte da lontano, anche se qui ci piace parlare dell’ultima parte,
cioè dell’appoggio del Teatro Tordinona di Ulisse Benedetti, che insieme alla
Conchiglia di Santiago srl e alla Nuova Imaie hanno permesso la sua
realizzazione, dando al gruppo una importante possibilità espressiva
Non c’è
lavoro? Rinunciamo a cercarlo.
Non c’è
amore? Possiamo farne a meno.
Non c’è
neanche vita? È lo stesso, distendiamoci sul divano, attendiamo…