Teatro Tordinona 23 gennaio 2018
"Stecca, mutismo e rassegnazione"
Prima presentazione romana del nuovo libro di Marco Palladini
L'incontro-scontro tra un ragazzo di inquiete idee libertarie e "l'istituzione totale" dell'esercito italiano tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80
Presentano Carlo Bordini, Francesco Muzzioli, Giorgio Patrizi Letture dell'attore Giuseppe Alagna.
Un nuovo romanzo di Marco Palladini, l'ultimo suo libro in ordine di tempo "Stecca, mutismo e rassegnazione", edito alla fine del 2017 per Zona Contemporanea, è alla sua prima presentazione romana. Definita dall'autore nel sottotitolo "naja non tripudians", il libro descrive (soprattutto per chi all'epoca non era ancora nato) l'inferno banale e burocratico del servizio militare obbligatorio. Sullo sfondo quell'Italia del dopoguerra nella post rivoluzione degli anni '60 e '70, dei quali l'autore era stato protagonista, passata inconsapevolmente attraverso due tentativi di colpo di stato ma con ancora, al potere ed al suo interno, gli indenni ed ingiudicati uomini di Mussolini.
Un libro apparentemente semplice ma ricco di informazioni, che introduce attraverso una scrittura limpida, con gergalità accattivanti, mentre sul filo della narrazione compaiono introspezioni e note culturali appuntate a margine, come in un diario, che descrivono in sintesi un'epoca storica, musica, sport, atteggiamenti sociali, politica e mafie, piccole e grandi prepotenze del potere, amicizie, amori … Non vengono trascurati i piaceri e gli orrori di un viaggio nel Viaggio, in compagnia di personaggi tratteggiati impietosamente e con ironia, con i quali il contatto si fa ravvicinato ed ineludibile.
Michele Parravicini è il nome attraverso il quale l'autore agisce, per non parlare in prima persona di un percorso appunto obbligatorio, dal quale vuole prendere distanza, anche se il vero itinerario è alla scoperta di se stesso, con la presa in carico di nuove responsabilità quasi iniziatiche, nell'Italia spenta del reflusso. Quelle generazioni infatti, attraversarono negli anni tra il 1966 ed il 1977, una fase esplosiva e culturalmente fervida, seguita dagli anni di piombo, mentre l'Italia frantumata dei dialetti, era ancora vivace nelle caserme, al sud come al nord, ma serviva piuttosto a creare separazione e solitudine, una tenue difesa contro promiscuità violente e gerarchicamente scorrette.
Il libro descrive uno scioccante ritorno all'ordine imposto, falsamente rassicurante, per ragazzi, più o meno giovani che, come indica il titolo "Stecca, mutismo e rassegnazione", dovevano sopportare in silenzio angherie e scherzi crudeli, costretti anche a spostarsi in giro per l'Italia, cambiando spesso contesto, nel bene o nel male. Però l'ordine sociale nascondeva biechi privilegi, sprechi e ruberie, soprattutto ancora terrorismo, come successe drammaticamente la mattina del 2 agosto 1980, quando l'autore partiva da Termini per arrivare alla stazione di Bologna appena esplosa, in un bilancio terrificante di ottantacinque morti e oltre duecento feriti.
Un libro da leggere con calma meditativa, per seguire l'autore nel suo percorso labirintico ed osservare non solo l'espressionismo dei personaggi e degli avvenimenti storici, ma anche i paesaggi interiori che scaturiscono da lievi colpi di pennello: -Piaceva assai a Michele il ghetto ebraico di Venezia, come gli piaceva e gli piace il ghetto ebraico di Roma a bordo Tevere, perché gli pare che in essi ci sia il nucleo segreto, si annidi il cuore arcaico delle città, lì batte, pulsa il muscolo morale impastato di povertà, diffidenza e dignitosa resistenza che innerva il sottofondo sia della città lagunare, sia della capitale tiberina. In qualche modo lui lì si sentiva a suo agio, si sentiva a casa, forse perché uno scrittore è sempre un 'giudìo', un potenziale perseguitato, un soggetto visto con sospetto, un tipo pericoloso che vive al margine della società costituita. E la scrittura è, di per sé, un ghetto, un altrove, un luogo dove rifugiarsi o barricarsi per ripararsi dalle insidie e dalle mille malevolenze del mondo.
http://www.zonacontemporanea.it/steccamutismoerassegnazione.htm
Appuntamento martedì 23 gennaio 2018 ore 18.30 Teatro Tordinona, via degli Acquasparta 16. Presentano Carlo Bordini, Francesco Muzzioli, Giorgio Patrizi Letture dell'attore Giuseppe Alagna. Sarà presente l'autore.
Teatro Tordinona 23 gennaio 2018"Stecca, mutismo e rassegnazione"
Prima presentazione romana del nuovo libro di Marco Palladini
L'incontro-scontro tra un ragazzo di inquiete idee libertarie e "l'istituzione totale" dell'esercito italiano tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80
Presentano Carlo Bordini, Francesco Muzzioli, Giorgio Patrizi Letture dell'attore Giuseppe Alagna.
Un nuovo romanzo di Marco Palladini, l'ultimo suo libro in ordine di tempo "Stecca, mutismo e rassegnazione", edito alla fine del 2017 per Zona Contemporanea, è alla sua prima presentazione romana. Definita dall'autore nel sottotitolo "naja non tripudians", il libro descrive (soprattutto per chi all'epoca non era ancora nato) l'inferno banale e burocratico del servizio militare obbligatorio. Sullo sfondo quell'Italia del dopoguerra nella post rivoluzione degli anni '60 e '70, dei quali l'autore era stato protagonista, passata inconsapevolmente attraverso due tentativi di colpo di stato ma con ancora, al potere ed al suo interno, gli indenni ed ingiudicati uomini di Mussolini.
Un libro apparentemente semplice ma ricco di informazioni, che introduce attraverso una scrittura limpida, con gergalità accattivanti, mentre sul filo della narrazione compaiono introspezioni e note culturali appuntate a margine, come in un diario, che descrivono in sintesi un'epoca storica, musica, sport, atteggiamenti sociali, politica e mafie, piccole e grandi prepotenze del potere, amicizie, amori … Non vengono trascurati i piaceri e gli orrori di un viaggio nel Viaggio, in compagnia di personaggi tratteggiati impietosamente e con ironia, con i quali il contatto si fa ravvicinato ed ineludibile.
Michele Parravicini è il nome attraverso il quale l'autore agisce, per non parlare in prima persona di un percorso appunto obbligatorio, dal quale vuole prendere distanza, anche se il vero itinerario è alla scoperta di se stesso, con la presa in carico di nuove responsabilità quasi iniziatiche, nell'Italia spenta del reflusso. Quelle generazioni infatti, attraversarono negli anni tra il 1966 ed il 1977, una fase esplosiva e culturalmente fervida, seguita dagli anni di piombo, mentre l'Italia frantumata dei dialetti, era ancora vivace nelle caserme, al sud come al nord, ma serviva piuttosto a creare separazione e solitudine, una tenue difesa contro promiscuità violente e gerarchicamente scorrette.
Il libro descrive uno scioccante ritorno all'ordine imposto, falsamente rassicurante, per ragazzi, più o meno giovani che, come indica il titolo "Stecca, mutismo e rassegnazione", dovevano sopportare in silenzio angherie e scherzi crudeli, costretti anche a spostarsi in giro per l'Italia, cambiando spesso contesto, nel bene o nel male. Però l'ordine sociale nascondeva biechi privilegi, sprechi e ruberie, soprattutto ancora terrorismo, come successe drammaticamente la mattina del 2 agosto 1980, quando l'autore partiva da Termini per arrivare alla stazione di Bologna appena esplosa, in un bilancio terrificante di ottantacinque morti e oltre duecento feriti.
Un libro da leggere con calma meditativa, per seguire l'autore nel suo percorso labirintico ed osservare non solo l'espressionismo dei personaggi e degli avvenimenti storici, ma anche i paesaggi interiori che scaturiscono da lievi colpi di pennello: -Piaceva assai a Michele il ghetto ebraico di Venezia, come gli piaceva e gli piace il ghetto ebraico di Roma a bordo Tevere, perché gli pare che in essi ci sia il nucleo segreto, si annidi il cuore arcaico delle città, lì batte, pulsa il muscolo morale impastato di povertà, diffidenza e dignitosa resistenza che innerva il sottofondo sia della città lagunare, sia della capitale tiberina. In qualche modo lui lì si sentiva a suo agio, si sentiva a casa, forse perché uno scrittore è sempre un 'giudìo', un potenziale perseguitato, un soggetto visto con sospetto, un tipo pericoloso che vive al margine della società costituita. E la scrittura è, di per sé, un ghetto, un altrove, un luogo dove rifugiarsi o barricarsi per ripararsi dalle insidie e dalle mille malevolenze del mondo.
http://www.zonacontemporanea.it/steccamutismoerassegnazione.htm
Appuntamento martedì 23 gennaio 2018 ore 18.30 Teatro Tordinona, via degli Acquasparta 16. Presentano Carlo Bordini, Francesco Muzzioli, Giorgio Patrizi Letture dell'attore Giuseppe Alagna. Sarà presente l'autore.
"Stecca, mutismo e rassegnazione"
Prima presentazione romana del nuovo libro di Marco Palladini
L'incontro-scontro tra un ragazzo di inquiete idee libertarie e "l'istituzione totale" dell'esercito italiano tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80
Presentano Carlo Bordini, Francesco Muzzioli, Giorgio Patrizi Letture dell'attore Giuseppe Alagna.
Un nuovo romanzo di Marco Palladini, l'ultimo suo libro in ordine di tempo "Stecca, mutismo e rassegnazione", edito alla fine del 2017 per Zona Contemporanea, è alla sua prima presentazione romana. Definita dall'autore nel sottotitolo "naja non tripudians", il libro descrive (soprattutto per chi all'epoca non era ancora nato) l'inferno banale e burocratico del servizio militare obbligatorio. Sullo sfondo quell'Italia del dopoguerra nella post rivoluzione degli anni '60 e '70, dei quali l'autore era stato protagonista, passata inconsapevolmente attraverso due tentativi di colpo di stato ma con ancora, al potere ed al suo interno, gli indenni ed ingiudicati uomini di Mussolini.
Un libro apparentemente semplice ma ricco di informazioni, che introduce attraverso una scrittura limpida, con gergalità accattivanti, mentre sul filo della narrazione compaiono introspezioni e note culturali appuntate a margine, come in un diario, che descrivono in sintesi un'epoca storica, musica, sport, atteggiamenti sociali, politica e mafie, piccole e grandi prepotenze del potere, amicizie, amori … Non vengono trascurati i piaceri e gli orrori di un viaggio nel Viaggio, in compagnia di personaggi tratteggiati impietosamente e con ironia, con i quali il contatto si fa ravvicinato ed ineludibile.
Michele Parravicini è il nome attraverso il quale l'autore agisce, per non parlare in prima persona di un percorso appunto obbligatorio, dal quale vuole prendere distanza, anche se il vero itinerario è alla scoperta di se stesso, con la presa in carico di nuove responsabilità quasi iniziatiche, nell'Italia spenta del reflusso. Quelle generazioni infatti, attraversarono negli anni tra il 1966 ed il 1977, una fase esplosiva e culturalmente fervida, seguita dagli anni di piombo, mentre l'Italia frantumata dei dialetti, era ancora vivace nelle caserme, al sud come al nord, ma serviva piuttosto a creare separazione e solitudine, una tenue difesa contro promiscuità violente e gerarchicamente scorrette.
Il libro descrive uno scioccante ritorno all'ordine imposto, falsamente rassicurante, per ragazzi, più o meno giovani che, come indica il titolo "Stecca, mutismo e rassegnazione", dovevano sopportare in silenzio angherie e scherzi crudeli, costretti anche a spostarsi in giro per l'Italia, cambiando spesso contesto, nel bene o nel male. Però l'ordine sociale nascondeva biechi privilegi, sprechi e ruberie, soprattutto ancora terrorismo, come successe drammaticamente la mattina del 2 agosto 1980, quando l'autore partiva da Termini per arrivare alla stazione di Bologna appena esplosa, in un bilancio terrificante di ottantacinque morti e oltre duecento feriti.
Un libro da leggere con calma meditativa, per seguire l'autore nel suo percorso labirintico ed osservare non solo l'espressionismo dei personaggi e degli avvenimenti storici, ma anche i paesaggi interiori che scaturiscono da lievi colpi di pennello: -Piaceva assai a Michele il ghetto ebraico di Venezia, come gli piaceva e gli piace il ghetto ebraico di Roma a bordo Tevere, perché gli pare che in essi ci sia il nucleo segreto, si annidi il cuore arcaico delle città, lì batte, pulsa il muscolo morale impastato di povertà, diffidenza e dignitosa resistenza che innerva il sottofondo sia della città lagunare, sia della capitale tiberina. In qualche modo lui lì si sentiva a suo agio, si sentiva a casa, forse perché uno scrittore è sempre un 'giudìo', un potenziale perseguitato, un soggetto visto con sospetto, un tipo pericoloso che vive al margine della società costituita. E la scrittura è, di per sé, un ghetto, un altrove, un luogo dove rifugiarsi o barricarsi per ripararsi dalle insidie e dalle mille malevolenze del mondo.
http://www.zonacontemporanea.it/steccamutismoerassegnazione.htm
Appuntamento martedì 23 gennaio 2018 ore 18.30 Teatro Tordinona, via degli Acquasparta 16. Presentano Carlo Bordini, Francesco Muzzioli, Giorgio Patrizi Letture dell'attore Giuseppe Alagna. Sarà presente l'autore.
Posta un commento