Sophie del cabaret Dada - (23/11/17)


CANALE:
Teatro Tordinona 18 Novembre 2017
SOPHIE DEL CABARET DADA
(Versi e musica tra Dadaismo e tradizione pugliese)
di Enrico Bernard
con Virginia Barrett e Teodora Nadoleanu ( attrice, danzatrice, performer)
Coreografie ispirate alle creazioni di Sophie Taeuber Arp a cura di Teodora Nadoleanu
Costumi di Sofia Viehover
Realizzazione video: Kaspar Mann
I quadri delle proiezioni sono di Monia Romanelli
Regia di Enrico Bernard

Nota dell'Autore.
Il testo si ispira alla vita e all'avventura artistica di Sophie Taeuber Arp, compagna di Hans Arp tra i fondatori del movimento DADA, il cui Manifesto compie cento anni. Musa ispiratrice e animatrice dei giovani artisti che nel periodo a cavallo della Prima guerra mondiale realizzarono a Zurigo il sogno di una rivoluzione totale nel campo della creatività aprendo le porte alle moderne concezioni del surrealismo e del teatro dell'Assurdo fino a Andy Wahrol e alla concezione della "leggerezza" di Italo Calvino - la figura di Sophie è sempre passata in secondo piano perché offuscata dalle grandi personalità maschili che animavano il gruppo Dada. Oltretutto il suo carattere di donna portata all'attività artistica concreta (fu sarta, coreografa, costumista e pittrice) non hanno finora permesso una valutazione complessiva del suo apporto all'idea dadaista. La funzione determinante di Sophie fu infatti quella di spingere la ricerca dadaista sul campo della realizzazione pratica delle formulazioni teoriche stimulando così la creatività su un piano di concretezza non solo dello spirito, ma anche della produzione manuale di perfomance e oggetti artistici.
Nel testo vengono messe in luce le influenze che il modo rivoluzionario dada di concepire la realtà ebbe sia in chiave politica (le frequentazioni con Lenin a Zurigo) sia in chiave di pensiero scientifico: poco infatti si è finora indagato sulle correlazioni tra la "relatività" di Einstein (presente a Zurigo nel periodo in questione) e il relativismo antiformalistico dei dadaisti. Nel testo si azzarda anche l'ipotesi di un incontro dal vivo tra Einstein, i dadaisti e Lenin. Un incontro storicamente non dimostrato ma culturalmente possibile data la presenza contemporanea a Zurigo di questi personaggi intorno al mitico Cabaret Voltaire, luogo di riunione dei giovani dada.
In un momento culturale in cui imperversa il piatto realismo, il documentarismo, il testo intende distinguersi da una semplice forma documentaria e narrativa; per questo si è adottata una dimensione "poetica" in modo da riferirsi a fatti storici e eventi personali nella forma del pensiero interiore ed onirico che solo il ritmo del "rap" può tradurre in un esperimento di "scrittura immediata". Ciò al fine di realizzare quella "poetizzazione del mondo" che i dadaisti, prosecutori e critici del futurismo e anticipatori delle tecniche surrealiste, intesero realizzare anche con rime da filastrocca o onomatopeiche.
Il Dadaismo del Cabaret Voltaire di Zurigo riceve una spinta dal futurismo italiano del primo ‘900 e, attraverso Petrolini, torna come un boomerang ad influenzare, nella seconda metà del ‘900, l’avanguardia italiana ed, in particolare, il pugliese Carmelo Bene. Carmelo costruisce la marionetta umana sulla falsariga delle esperienze dadaiste in cui emerge il tema della marionetta vivente.
Il testo punta i riflettori sul tema della marionetta come rientro centrale dell’esperienza dell’avanguardia, dal manifesto dadaista ad oggi. In Puglia essa trova epigoni non solo in Carmelo Bene, ma nella struttura del cabaret che si sviluppa a Bari e provincia dalla fine degli anni ’60 e di cui Lino Banfi è un altro esempio. Se poi pensiamo che molti movimenti delle coreografie surrealiste vengono a ritrovarsi nella pizzica o viceversa la danza tradizionale pugliese influenza l’estetica dadaista, si viene così a mostrare un inatteso legame tra il circolo dadaista del 1916 e la tradizione pugliese.
Teatro Tordinona 18 Novembre 2017
SOPHIE DEL CABARET DADA
(Versi e musica tra Dadaismo e tradizione pugliese)
di Enrico Bernard
con Virginia Barrett e Teodora Nadoleanu ( attrice, danzatrice, performer)
Coreografie ispirate alle creazioni di Sophie Taeuber Arp a cura di Teodora Nadoleanu
Costumi di Sofia Viehover
Realizzazione video: Kaspar Mann
I quadri delle proiezioni sono di Monia Romanelli
Regia di Enrico Bernard

Nota dell'Autore.
Il testo si ispira alla vita e all'avventura artistica di Sophie Taeuber Arp, compagna di Hans Arp tra i fondatori del movimento DADA, il cui Manifesto compie cento anni. Musa ispiratrice e animatrice dei giovani artisti che nel periodo a cavallo della Prima guerra mondiale realizzarono a Zurigo il sogno di una rivoluzione totale nel campo della creatività aprendo le porte alle moderne concezioni del surrealismo e del teatro dell'Assurdo fino a Andy Wahrol e alla concezione della "leggerezza" di Italo Calvino - la figura di Sophie è sempre passata in secondo piano perché offuscata dalle grandi personalità maschili che animavano il gruppo Dada. Oltretutto il suo carattere di donna portata all'attività artistica concreta (fu sarta, coreografa, costumista e pittrice) non hanno finora permesso una valutazione complessiva del suo apporto all'idea dadaista. La funzione determinante di Sophie fu infatti quella di spingere la ricerca dadaista sul campo della realizzazione pratica delle formulazioni teoriche stimulando così la creatività su un piano di concretezza non solo dello spirito, ma anche della produzione manuale di perfomance e oggetti artistici.
Nel testo vengono messe in luce le influenze che il modo rivoluzionario dada di concepire la realtà ebbe sia in chiave politica (le frequentazioni con Lenin a Zurigo) sia in chiave di pensiero scientifico: poco infatti si è finora indagato sulle correlazioni tra la "relatività" di Einstein (presente a Zurigo nel periodo in questione) e il relativismo antiformalistico dei dadaisti. Nel testo si azzarda anche l'ipotesi di un incontro dal vivo tra Einstein, i dadaisti e Lenin. Un incontro storicamente non dimostrato ma culturalmente possibile data la presenza contemporanea a Zurigo di questi personaggi intorno al mitico Cabaret Voltaire, luogo di riunione dei giovani dada.
In un momento culturale in cui imperversa il piatto realismo, il documentarismo, il testo intende distinguersi da una semplice forma documentaria e narrativa; per questo si è adottata una dimensione "poetica" in modo da riferirsi a fatti storici e eventi personali nella forma del pensiero interiore ed onirico che solo il ritmo del "rap" può tradurre in un esperimento di "scrittura immediata". Ciò al fine di realizzare quella "poetizzazione del mondo" che i dadaisti, prosecutori e critici del futurismo e anticipatori delle tecniche surrealiste, intesero realizzare anche con rime da filastrocca o onomatopeiche.
Il Dadaismo del Cabaret Voltaire di Zurigo riceve una spinta dal futurismo italiano del primo ‘900 e, attraverso Petrolini, torna come un boomerang ad influenzare, nella seconda metà del ‘900, l’avanguardia italiana ed, in particolare, il pugliese Carmelo Bene. Carmelo costruisce la marionetta umana sulla falsariga delle esperienze dadaiste in cui emerge il tema della marionetta vivente.
Il testo punta i riflettori sul tema della marionetta come rientro centrale dell’esperienza dell’avanguardia, dal manifesto dadaista ad oggi. In Puglia essa trova epigoni non solo in Carmelo Bene, ma nella struttura del cabaret che si sviluppa a Bari e provincia dalla fine degli anni ’60 e di cui Lino Banfi è un altro esempio. Se poi pensiamo che molti movimenti delle coreografie surrealiste vengono a ritrovarsi nella pizzica o viceversa la danza tradizionale pugliese influenza l’estetica dadaista, si viene così a mostrare un inatteso legame tra il circolo dadaista del 1916 e la tradizione pugliese.
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