Terra Matta - 2°parte - (28/10/17)


CANALE:
TEATRO TORDINONA 21 Ottobre 2017
TERRA MATTA
SECONDA PARTE
di Vincenzo Rabito
- un reading di: Rosario Lisma
- alla chitarra: Gipo Gurrado
una produzione Jacovacci e Busacca in collaborazione con Le vie dei Festival

“Terra Matta” è una straordinaria autobiografia. Vincenzo Rabito, un ragazzo del’99, l’ha scritta in sette anni, tra il 1968 e il 1975 su una vecchia Olivetti. Si tratta di un’opera monumentale, forse la più straordinaria tra le scritture popolari mai apparse in Italia: 1027 pagine a interlinea zero, senza un centimetro di margine superiore, né inferiore, nè laterale. Un’opera che si caratterizza per una lingua orale, dura, grezza, infarcita di “sicilianismi”, con il punto e virgola a dividere ogni parola dalla successiva.
“Terra Matta”, affascina chiunque abbia la pazienza di resistere allo shock del lessico e della grammatica strana, all’inizio quasi incomprensibile; coinvolge come un diario personale e al contempo come un grande documentario, restituendo la sensazione di vivere il “dietro le quinte“ di avvenimenti che segnano con la loro importanza la nostra storia. Vincenzo non solo ti cattura con la bellezza della sua storia, ma arriva a sfidarti con le sue parole e la sua “presenza”, con una lingua a volte, almeno per un lombardo-veneto come me, che diventa gramelot, e con racconti straordinariamente avvincenti in cui si ride e ci si commuove; Vincenzo ti regala immagini vive e già teatrali sulla carta e ti mostra, con franca saggezza popolare, l’essenza dell’italiano, il suo rapporto con lo Stato e con il bene comune, quel misto di eroismo e menefreghismo che ci contraddistingue spesso ancora come popolo.
Narrare in prima persona la vita di Vincenzo e le sue avventure (un personaggio a metà tra un Don Chisciotte e uno Zanni) mi sembra interessante, oltre che come approfondimento didattico (lo spettacolo è pensato per un pubblico anche scolastico) e come occasione per celebrare la ricorrenza dello scoppio del primo conflitto mondiale, anche perché i primi anni della vita di Vincenzo sono quelli più freschi, più esuberanti e perché dipingono una realtà che per certi versi non è lontana dalla nostra di oggi: penso alla silenziosa incombenza di un conflitto bellico internazionale, alla crisi, alla necessità sempre più impellente di trovare nuovi mezzi di sostentamento. Inoltre, quando propongo questo lavoro nelle scuole, mi piace l’idea che sia un ragazzo del ’99 a raccontare la sua vita e la Storia ad un altro ragazzo del’99 (o quasi), facendo con le parole, le Sue parole, un balzo lungo un secolo.
TEATRO TORDINONA 21 Ottobre 2017
TERRA MATTA
SECONDA PARTE
di Vincenzo Rabito
- un reading di: Rosario Lisma
- alla chitarra: Gipo Gurrado
una produzione Jacovacci e Busacca in collaborazione con Le vie dei Festival

“Terra Matta” è una straordinaria autobiografia. Vincenzo Rabito, un ragazzo del’99, l’ha scritta in sette anni, tra il 1968 e il 1975 su una vecchia Olivetti. Si tratta di un’opera monumentale, forse la più straordinaria tra le scritture popolari mai apparse in Italia: 1027 pagine a interlinea zero, senza un centimetro di margine superiore, né inferiore, nè laterale. Un’opera che si caratterizza per una lingua orale, dura, grezza, infarcita di “sicilianismi”, con il punto e virgola a dividere ogni parola dalla successiva.
“Terra Matta”, affascina chiunque abbia la pazienza di resistere allo shock del lessico e della grammatica strana, all’inizio quasi incomprensibile; coinvolge come un diario personale e al contempo come un grande documentario, restituendo la sensazione di vivere il “dietro le quinte“ di avvenimenti che segnano con la loro importanza la nostra storia. Vincenzo non solo ti cattura con la bellezza della sua storia, ma arriva a sfidarti con le sue parole e la sua “presenza”, con una lingua a volte, almeno per un lombardo-veneto come me, che diventa gramelot, e con racconti straordinariamente avvincenti in cui si ride e ci si commuove; Vincenzo ti regala immagini vive e già teatrali sulla carta e ti mostra, con franca saggezza popolare, l’essenza dell’italiano, il suo rapporto con lo Stato e con il bene comune, quel misto di eroismo e menefreghismo che ci contraddistingue spesso ancora come popolo.
Narrare in prima persona la vita di Vincenzo e le sue avventure (un personaggio a metà tra un Don Chisciotte e uno Zanni) mi sembra interessante, oltre che come approfondimento didattico (lo spettacolo è pensato per un pubblico anche scolastico) e come occasione per celebrare la ricorrenza dello scoppio del primo conflitto mondiale, anche perché i primi anni della vita di Vincenzo sono quelli più freschi, più esuberanti e perché dipingono una realtà che per certi versi non è lontana dalla nostra di oggi: penso alla silenziosa incombenza di un conflitto bellico internazionale, alla crisi, alla necessità sempre più impellente di trovare nuovi mezzi di sostentamento. Inoltre, quando propongo questo lavoro nelle scuole, mi piace l’idea che sia un ragazzo del ’99 a raccontare la sua vita e la Storia ad un altro ragazzo del’99 (o quasi), facendo con le parole, le Sue parole, un balzo lungo un secolo.
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