L'assoluzione - (01/09/16)


CANALE:
Parco Leonardo Sinisgalli, 7 Agosto 2016 CONVERGENZE URBANE 2.0
L'ASSOLUZIONE
di Gianluca Riggi
con Gianluca Riggi- Roberta Castelluzzo
Dot.Art – L’Archimandrita

“Riggi spoglia la narrazione di qualsiasi orpello recitativo, come mai m’era capitato di vedere, giungendo alla più schietta, onesta nudità dei fatti..”
Da un format già studiato e sperimentato in occasione dello spettacolo Aracnofobia, che teatralizzava in maniera semplice ed immediata gli atti parlamentari della legge 4198 anno 2003, trasformando la lettura in evento teatrale e dando alla stessa una motivazione, si è deciso di portare avanti la sperimentazione applicandola agli atti processuali riguardanti famosi ed importanti uomini politici italiani, con particolare attenzione al “Processo del Secolo” che ha avuto come protagonista l’onorevole Giulio Andreotti.
La comicità è insita nelle parole dei testimoni appartenenti alla “Famiglia”, nella difesa dell’onorevole, ormai senatore a vita, e divino Giulio, non v’è bisogno di aggiungere, basta riportare fedelmente i testi trascritti dagli stenotipisti, cucirli tra loro senza operare alcun adattamento, se non taglio, vista la mole di documenti a disposizione, per avere un testo teatrale di stampo eduardiano, e per fornire i mezzi agli spettatori di giudicare e dare una inevitabile ASSOLUZIONE!
Purtroppo la storia giudiziaria del nostro paese in questi ultimi anni si presta alla più brechtiana delle operazioni …
La storia della mafia, di Cosa Nostra, è purtroppo la storia del nostro stesso paese, ogni omicidio eccellente può essere legato alla mafia, direttamente o indirettamente, è uno stato nello stato, ma è questo secondo stato ad aver governato realmente le sorti del nostro paese, tutti coloro che hanno pensato di poter utilizzare la mafia ed i suoi soldi per i propri fini sono rimasti schiacciati dalla mafia stessa, da Sindona a Berlusconi, da Salvatore Giuliano a Giulio Andreotti. Perché la mafia, Cosa Nostra, è fedele solo a se stessa, e nei decenni ha mirato solo alla propria salvaguardia e sopravvivenza, concedendo al carcere anche uomini eccellenti, Riina, Brusca, Calò, Provenzano, pur di poter garantire la propria continuità.
E’ un lavoro basato su una teatralità essenziale e spoglia carica di significati, non solo di cronaca giudiziaria come potrebbe sembrare a parlarne in un comunicato, la parola ed il corpo dell’attore esaminati nelle differenti dinamiche in contatto con gli spettatori, perché tutto il teatro dell’Archimandrita si è sempre definito sul rapporto continuo con il pubblico che entra nello spettacolo, talvolta sul palcoscenico, talvolta diviene egli stesso attore, ma mai è chiamato solo ad assistere, sempre e comunque è prevista per lo meno la partecipazione emotiva. La messa in scena è in continuo divenire e aggiornamento, gli eventi politici e la quotidianità superano periodicamente ogni più spregiudicata fantasia.
Recensione di Simone Nebbia
Tendenza degli uomini è dimenticare, perché in fondo si vive meglio, perché ricordare fa paura e si svelano coincidenze troppo nette per essere tali, è un peso troppo grande da sopportare la memoria, così si preferisce la distrazione, perché distogliere lo sguardo allieta quella che sarebbe la pena degli occhi: ciò che si guarda, passando per gli occhi, decide il sentimento di un’anima. Chi se la ricorda L’assoluzione per reati di mafia caduti in prescrizione di Giulio Andreotti? Se la ricorda e ce la ricorda Gianluca Riggi, autore e interprete dello spettacolo omonimo. Che anno era? Cos’altro è successo in quell’anno? A quando risale l’epoca dei fatti? Un uomo si fa carico della storia, puntella di avvenimenti le date che si succedono per voce di una donna, Roberto Castelluzzo, che seduta scandisce l’era repubblicana di questo paese, blocca di volta in volta il racconto orale come detenesse il battere del tempo; l’uomo ricorda dov’era quando l’avvenimento di un qualsiasi giorno promuoveva quella data a momento storico, come facciamo tutti: ci sono cose che accadono e per sempre deviano il percorso della nostra memoria, di lì in poi; l’uomo scuote con il suo racconto, sorprende del già visto per la straordinarietà di quel che dice, sorprende perché svela quel che già sappiamo, o quel che senza discolpa, dovremmo sapere.
A metà dello spettacolo Riggi si toglie la giacca di lino chiara, resta in maniche di una camicia bianca che incomincia a tirare su verso i gomiti: è questo il momento in cui la congruenza destabilizzante della storia inizia a colpire la sensibilità, inizia a far male per chi ascolta: Riggi spoglia la narrazione di qualsiasi orpello recitativo, come mai m’era capitato di vedere, giungendo alla più schietta, onesta nudità dei fatti. È questo che colpisce più a fondo. A metà coinvolge poi qualcuno dal pubblico perché possa partecipare a questo percorso ritroso, nella storia degli avvenimenti e nella sua personale, perché quell’uomo, o donna, coinvolti, tornino a casa con in dosso parole che hanno sentito proprie.
Rifletto su quel che vedo. Mi dico che, se non avessi già un’ernia iatale, penserei proprio che questo bruciare lungo tutto il cavo duodenale, fino alle cavità dello stomaco, sia per questa storia; e pure fa male parecchio oggi, c’è qualcosa che opprime più a fondo, qualcosa che pesa di più. La struttura dello spettacolo è scheletrica, una carcassa ossea fatta di date e luoghi, sopra di essa Riggi costruisce fasci muscolari, tendini, tutto ciò che fa un organismo, peccato che tutto questo intreccio filamentoso di carne e sangue, vivo,se ne resti in triste silenzio, ad esistere amaramente, soltanto sotto pelle.
Parco Leonardo Sinisgalli, 7 Agosto 2016 CONVERGENZE URBANE 2.0
L'ASSOLUZIONE
di Gianluca Riggi
con Gianluca Riggi- Roberta Castelluzzo
Dot.Art – L’Archimandrita

“Riggi spoglia la narrazione di qualsiasi orpello recitativo, come mai m’era capitato di vedere, giungendo alla più schietta, onesta nudità dei fatti..”
Da un format già studiato e sperimentato in occasione dello spettacolo Aracnofobia, che teatralizzava in maniera semplice ed immediata gli atti parlamentari della legge 4198 anno 2003, trasformando la lettura in evento teatrale e dando alla stessa una motivazione, si è deciso di portare avanti la sperimentazione applicandola agli atti processuali riguardanti famosi ed importanti uomini politici italiani, con particolare attenzione al “Processo del Secolo” che ha avuto come protagonista l’onorevole Giulio Andreotti.
La comicità è insita nelle parole dei testimoni appartenenti alla “Famiglia”, nella difesa dell’onorevole, ormai senatore a vita, e divino Giulio, non v’è bisogno di aggiungere, basta riportare fedelmente i testi trascritti dagli stenotipisti, cucirli tra loro senza operare alcun adattamento, se non taglio, vista la mole di documenti a disposizione, per avere un testo teatrale di stampo eduardiano, e per fornire i mezzi agli spettatori di giudicare e dare una inevitabile ASSOLUZIONE!
Purtroppo la storia giudiziaria del nostro paese in questi ultimi anni si presta alla più brechtiana delle operazioni …
La storia della mafia, di Cosa Nostra, è purtroppo la storia del nostro stesso paese, ogni omicidio eccellente può essere legato alla mafia, direttamente o indirettamente, è uno stato nello stato, ma è questo secondo stato ad aver governato realmente le sorti del nostro paese, tutti coloro che hanno pensato di poter utilizzare la mafia ed i suoi soldi per i propri fini sono rimasti schiacciati dalla mafia stessa, da Sindona a Berlusconi, da Salvatore Giuliano a Giulio Andreotti. Perché la mafia, Cosa Nostra, è fedele solo a se stessa, e nei decenni ha mirato solo alla propria salvaguardia e sopravvivenza, concedendo al carcere anche uomini eccellenti, Riina, Brusca, Calò, Provenzano, pur di poter garantire la propria continuità.
E’ un lavoro basato su una teatralità essenziale e spoglia carica di significati, non solo di cronaca giudiziaria come potrebbe sembrare a parlarne in un comunicato, la parola ed il corpo dell’attore esaminati nelle differenti dinamiche in contatto con gli spettatori, perché tutto il teatro dell’Archimandrita si è sempre definito sul rapporto continuo con il pubblico che entra nello spettacolo, talvolta sul palcoscenico, talvolta diviene egli stesso attore, ma mai è chiamato solo ad assistere, sempre e comunque è prevista per lo meno la partecipazione emotiva. La messa in scena è in continuo divenire e aggiornamento, gli eventi politici e la quotidianità superano periodicamente ogni più spregiudicata fantasia.
Recensione di Simone Nebbia
Tendenza degli uomini è dimenticare, perché in fondo si vive meglio, perché ricordare fa paura e si svelano coincidenze troppo nette per essere tali, è un peso troppo grande da sopportare la memoria, così si preferisce la distrazione, perché distogliere lo sguardo allieta quella che sarebbe la pena degli occhi: ciò che si guarda, passando per gli occhi, decide il sentimento di un’anima. Chi se la ricorda L’assoluzione per reati di mafia caduti in prescrizione di Giulio Andreotti? Se la ricorda e ce la ricorda Gianluca Riggi, autore e interprete dello spettacolo omonimo. Che anno era? Cos’altro è successo in quell’anno? A quando risale l’epoca dei fatti? Un uomo si fa carico della storia, puntella di avvenimenti le date che si succedono per voce di una donna, Roberto Castelluzzo, che seduta scandisce l’era repubblicana di questo paese, blocca di volta in volta il racconto orale come detenesse il battere del tempo; l’uomo ricorda dov’era quando l’avvenimento di un qualsiasi giorno promuoveva quella data a momento storico, come facciamo tutti: ci sono cose che accadono e per sempre deviano il percorso della nostra memoria, di lì in poi; l’uomo scuote con il suo racconto, sorprende del già visto per la straordinarietà di quel che dice, sorprende perché svela quel che già sappiamo, o quel che senza discolpa, dovremmo sapere.
A metà dello spettacolo Riggi si toglie la giacca di lino chiara, resta in maniche di una camicia bianca che incomincia a tirare su verso i gomiti: è questo il momento in cui la congruenza destabilizzante della storia inizia a colpire la sensibilità, inizia a far male per chi ascolta: Riggi spoglia la narrazione di qualsiasi orpello recitativo, come mai m’era capitato di vedere, giungendo alla più schietta, onesta nudità dei fatti. È questo che colpisce più a fondo. A metà coinvolge poi qualcuno dal pubblico perché possa partecipare a questo percorso ritroso, nella storia degli avvenimenti e nella sua personale, perché quell’uomo, o donna, coinvolti, tornino a casa con in dosso parole che hanno sentito proprie.
Rifletto su quel che vedo. Mi dico che, se non avessi già un’ernia iatale, penserei proprio che questo bruciare lungo tutto il cavo duodenale, fino alle cavità dello stomaco, sia per questa storia; e pure fa male parecchio oggi, c’è qualcosa che opprime più a fondo, qualcosa che pesa di più. La struttura dello spettacolo è scheletrica, una carcassa ossea fatta di date e luoghi, sopra di essa Riggi costruisce fasci muscolari, tendini, tutto ciò che fa un organismo, peccato che tutto questo intreccio filamentoso di carne e sangue, vivo,se ne resti in triste silenzio, ad esistere amaramente, soltanto sotto pelle.
Condividi video :

Posta un commento

 
Support : MarXoB
Copyright © 2011. e-performance.tv - All Rights Reserved
Template Created by MarXoB | Published by e-performance.tv
powered by Blogger