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Lo stesso giorno si inaugura l’esposizione “In scena con gli artisti” realizzata con materiali ed installazioni provenienti dagli spettacoli messi in scena da Vita Accardi tra il 1979 e il 2015, in collaborazione con Carla Accardi, Alighiero Boetti, Nunzio, Luigi Ontani, Jorge Peris, Giuseppe Salvatori, Riccardo Caporossi, corredata da diverse testimonianze fotografiche tra cui quelle di Claudio Abate e Rodolfo Fiorenza.
Little is left to tell è tratto da Ohio Impromptu: le figure di un Lettore e un Ascoltatore, che nella pièce originale sono visivamente uguali, componendo l’immagine di uno sdoppiamento simbolico, in questa versione vengono rappresentate in un contrappunto linguistico dei testi, inglese e italiano. L’interprete in scena, con un alter ego di sola voce, racconta la storia di un mistero notturno e lo smarrimento per la mancanza di un altro essere umano, compagno di un lungo tempo trascorso insieme. Nel teatro della mente, identità e linguaggio sono implicati in una dinamica interiore diretta a raggiungere una meta ‘inesprimibile’.
Alla pièce beckettiana segue Endimione di Claudio Damiani, sempre per la regia di Vita Accardi. Per Damiani quello di Endimione è un rapporto a distanza, sorta di amore via radio, scoperta e ascolto di una presenza dietro le presenze, di un respiro segreto nel cuore del silenzio. È ricerca, desiderio reciproco tra umano e divino, come se la caducità riguardasse entrambi, e così l’eternità. E questo amore ipnotico e senza corpi, forte però e capace di scardinare tempo e spazio, come nell’Entanglement quantistico, si articola nel rincorrersi di un canto a due voci, vive nella forma dell’arte, è l’arte.
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Lo stesso giorno si inaugura l’esposizione “In scena con gli artisti” realizzata con materiali ed installazioni provenienti dagli spettacoli messi in scena da Vita Accardi tra il 1979 e il 2015, in collaborazione con Carla Accardi, Alighiero Boetti, Nunzio, Luigi Ontani, Jorge Peris, Giuseppe Salvatori, Riccardo Caporossi, corredata da diverse testimonianze fotografiche tra cui quelle di Claudio Abate e Rodolfo Fiorenza.
Little is left to tell è tratto da Ohio Impromptu: le figure di un Lettore e un Ascoltatore, che nella pièce originale sono visivamente uguali, componendo l’immagine di uno sdoppiamento simbolico, in questa versione vengono rappresentate in un contrappunto linguistico dei testi, inglese e italiano. L’interprete in scena, con un alter ego di sola voce, racconta la storia di un mistero notturno e lo smarrimento per la mancanza di un altro essere umano, compagno di un lungo tempo trascorso insieme. Nel teatro della mente, identità e linguaggio sono implicati in una dinamica interiore diretta a raggiungere una meta ‘inesprimibile’.
Alla pièce beckettiana segue Endimione di Claudio Damiani, sempre per la regia di Vita Accardi. Per Damiani quello di Endimione è un rapporto a distanza, sorta di amore via radio, scoperta e ascolto di una presenza dietro le presenze, di un respiro segreto nel cuore del silenzio. È ricerca, desiderio reciproco tra umano e divino, come se la caducità riguardasse entrambi, e così l’eternità. E questo amore ipnotico e senza corpi, forte però e capace di scardinare tempo e spazio, come nell’Entanglement quantistico, si articola nel rincorrersi di un canto a due voci, vive nella forma dell’arte, è l’arte.
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