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L'ora accanto

Teatro Due 14 febbraio 2016
L'ORA ACCANTO (capitolo III)
di Filippo Gili
con Massimiliano Benvenuto, Silvia Benvenuto, Ermanno De Biagi, Vincenzo De Michele, Michela Martini, Vanessa Scalera
regia Francesco Frangipane
scene Francesco Ghisu
costumi Cristian Spadoni
luci Giuseppe Filipponio
musiche originali Roberto Angelini
assistente alla regia Giorgia Ferrara
assistente scenografo Lorena Curti
un progetto Uffici Teatrali
una produzione Progetto Goldstein
in collaborazione con Argot Studio
residenza produttiva Teatro dell'Orologio, Carrozzerie N.O.T.
Lo spettacolo vuole esplorare l’ultraterreno, la morte come dato di fatto che si riaffaccia alla vita, anche se per un’ora soltanto, in una tempesta di emozioni forti che vanno dalla incredulità, alla felicità, alla rabbia, fino alla più totale disperazione per l’ennesimo e ultimo addio.
25.2.16
 

Biografia della peste

Teatro dell’Orologio 4 Febbraio 2016
BIOGRAFIA DELLA PESTE
di e con Francesco d’Amore e Luciana Maniaci
regia Roberto Tarasco
produzione Maniaci d'Amore, Nidodiragno
SINOSSI
Un ragazzo viene investito da un'auto. Torna a casa per informare la madre di essere morto ma lei non ci crede. Intanto lo scandalo si diffonde nel paese in cui morire non è concesso. Una riflessione sull'individuo e sulla comunità, sul coraggio e la follia.
25.2.16
 

Le brugole Diario di una donna

Teatro Due 12 febbraio 2016
LE BRUGOLE - DIARIO DI UNA DONNA DIVERSAMENTE ETERO
DALL'11 AL 14 FEBBRAIO
Marioletta Bideri per BIS TREMILA presenta
DIARIO DI UNA DONNA DIVERSAMENTE ETERO
Annagaia Marchioro e Roberta Lidia De Stefano
Regia Paola Galassi
Da un’idea coraggiosa ed irriverente di Giovanna Donini, giornalista e autrice televisiva, nasce la rubrica “Diversamente Etero” che ha spopolato (e spopola) sul web e viene pubblicato da Vanity Fair. Lo spettacolo interpretato dalle Brugole (Annagaia Marchioro e Roberta Lidia De Stefano) con la regia di Paola Galassi è tratto da questa rubrica e racconta le vicende tragicomiche (più comiche che tragiche) di donne che a amano le donne. Ma anche di donne che amano gli uomini, che per quanto siano in via di estinzione, esistono tutt'oggi e noi scegliamo di non escludere nessuno. Sulla scena le attrici si alternano in personaggi esilaranti, che vengono intervistati e messi alla berlina o semplicemente fatti esistere. Ognuno di loro porta una storia e un vissuto privato che cerca un senso. Dalla sentinella in piedi, che non riconosce nessun diritto alle coppie di fatto, alla scoppiata di fatto che non riconosce proprio nessuno. La specialista del sesso arriva per chiare al pubblico alcune domande fondamentali sull'orgasmo e sull'amore tra due donne, mentre la traslocatrice invade la scena di scatoloni e di ricordi. Uno spettacolo interattivo, dove al pubblico viene chiesto di partecipare, inviando messaggi e mettendosi in gioco in prima persona. Perché il teatro é fatto dai vivi e per i vivi e per i molti che decidono di uscire, ridere, riflettere, e conoscere con mano. “Diario di una donna diversamente etero” é il secondo capitolo di una saga iniziata con "Metafisica dell'amore" spettacolo vincitore del Festival di Asti per la nuova drammaturgia. Uno spettacolo che nasce dall’intreccio di storie vissute in prima persona e da altre storie scoperte attraverso un'indagine svolta all'interno del mondo omosessuale. Più in generale, un’indagine per dar voce all'amore degli anni 2000.
Uno spettacolo di racconti, situazioni e cabaret sulla vita e sull’amore. Uno spettacolo senza veli né fronzoli né foruncoli sulla testa, uno spettacolo ad altissimo rischio d’innamoramento. Come fanno l’amore due donne? Guardate lo spettacolo.
24.2.16
 

Donne

Teatro Tordinona 16 Febbraio 2016
Donne
Testo e Regia di Simone Schinocca
Con Valentina Aicardi e Silvia Freda

Universo femminile specchio e anima della nostra società, femminilità vissuta nascosta nel tempo e nella storia. Donne che hanno combattuto guerre, fatto rivoluzioni, che sono state mamme, lavoratrici, eroine, campionesse e casalinghe. Azioni troppo spesso dimenticate.
Durante la resistenza più di 35.000 donne hanno ufficialmente preso parte a scontri armati, e ancora più alto il numero di donne che fecero parte della resistenza non armata, rischiando la vita per fare staffette, distribuire stampa clandestina, ospitare e assistere partigiani.  Il Novecento viene chiamato il secolo delle donne, e questo spettacolo è un viaggio attraverso il XX secolo italiano, concentrandosi su un percorso di emancipazione, celebrando vittorie – come il suffragio universale del 1946 che estese il voto anche alle donne. Si materializzano così in scena ragazze che stringono le schede come biglietti d’amore, signore con sgabelli pieghevoli sotto al braccio, per il timore di stancarsi nelle lunghe file davanti ai seggi e con conversazioni politiche fra uomo e donna che hanno il sapore della “parità”.
Si riconoscono poi le sconfitte di una società che si è mostrata ancora troppo immatura per riconoscere la dovuta dignità all’universo femminile. Nonostante il boom economico, esiste ancora in un certo periodo di tempo, la divisione tra donna mistificata come moglie e serva della casa e donna oggetto profano del piacere. Dono invece di un tradizionale moralismo che sembra giustificato da mitologie trascendentali (Pandora e il vaso che contiene tutti i mali del mondo) è la visione della femminilità come sibillina e ammaliatrice.
Lo spettacolo racconta delle persone che si sono opposte a questi pregiudizi, ma anche delle norme che invece li hanno rafforzati, giustificando a volte comportamenti degradanti. Questo viaggio, che usa l’ironia come strumento di rappresentazione, s’incupisce quando affronta il tema della violenza. Violente sono le norme che davano ai tribunali il potere di decidere il grado dello stupro tramite aberranti spiegazioni scientifiche, volte a misurare se il rapporto era completo o un “semplice” atto di libidine, senza minimamente considerare i danni psicologici subiti dalla persona offesa. Oppure leggi come l’articolo 544 del Codice penale che permetteva allo stupratore di non scontare alcuna pena grazie alla promessa di sposare la propria vittima. In questo contesto viene narrata la storia di Franca Viola, ragazza siciliana diciassettenne rapita e violentata da un corteggiatore respinto, che denuncia il proprio carnefice e respinge le nozze riparatrici. La storia di Franca non si legge nei libri di storia, ma ha contribuito a denunciare la condizione femminile e quindi a migliorare la vita delle donne in una società ancora maschilista.
L’opera alterna piccole vicende che vedono singole protagoniste a situazioni condivise. Come la vita delle immigrate che lasciano il paese di origine per seguire i propri uomini e rammendare non più gli indumenti del contadino sporchi di terra, ma le tute dell’operaio. Ma anche delle lavoratrici che subiscono condizioni estenuanti e che hanno lottato per ottenere una vita più dignitosa: le “gelsominaie” calabresi, ricercate poco più che bambine per le loro dita capaci di cogliere questi fiori delicati, materia prima per l’industria dei profumi. Piccole donne pagate un tanto al peso dei fiori che raccoglievano che partivano da casa alle tre del mattino per terminare la raccolta entro le nove; oppure le braccianti meridionali che con il “poscia” – una sorta di grembiule a sacco – arrivavano a raccogliere 15 chili di olive in un solo trasporto. Lo stesso poscia che, in provincia di Lecce, le donne bruciarono in piazza perché definito strumento di tortura; o anche le mondine del vercellese e del novarese, per intere giornate con l’acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi e con la schiena curva per togliere le erbacce che disturbavano la crescita delle piantine di riso. Le mondine sono state le prime donne a lottare per un giornata lavorativa di sole otto ore, perché oltre la condizione diventava insostenibile.
Donne è quindi uno spettacolo che diventa racconto di piccole e grandi storie, si trasforma in partecipazione per i traguardi raggiunti, le lotte e i sacrifici sopportati, terminando con il gioco delle “prime donne”: ovvero tutte le donne che sono riuscite ad abbattere un pregiudizio infondato.
Da Alfonsina Strada prima e unica donna a gareggiare con gli uomini nel Giro d’Italia ad Alessandra Germi la prima donna pubblico ministero, da Angela Gasparini prima donna vigile a Roma a Lella Lombardi, la prima pilota di Formula Uno, da Tina Anselmi prima donna ministro, a Nilde Iotti prima donna presidente della Camera dei Deputati – ufficio che conservò per 13 anni, guadagnandosi il rispetto di tutti i partiti. 
24.2.16
 

Dear friends

Teatro Tordinona 14 febbraio 2016
DEAR FRIENDS…
Atto Unico di Adriano Sconocchia
Con: Alessandra Cimino, Pietro Marone, Adriano Sconocchia
Regia di Adriano Sconocchia
La scena si sviluppa in un ambiente unico con  tre attori e una voce. Martino, Elio e Carolina - attraverso i ricordi e la morte precoce di un amico comune di nome Paolo - parlano cinicamente, ironizzano e si battibeccano sugli interrogativi della vita e riflettono sulle colpe reciproche e sulla morte. Una situazione che lì, in quell’istante e non solo, li accomuna e paradossalmente li divide. Tutto si svilupperà anche grazie all’immancabile psicosi dei tempi moderni che ci vede dipendenti dagli smartphone e dai nuovi social.
Cosa è successo realmente? Cosa si nasconde dietro questi personaggi vivi e non?
16.2.16
 

Le parole di Rita

Teatro India, 29 gennaio 2016
LE PAROLE DI RITA
Racconto teatrale per voce immagini e musica dall’autobiografia e dalle lettere di Rita Levi-Montalcini
testo di Andrea Grignolio e Valeria Patera
regia Valeria Patera
con Giulia Lazzarini
video Valeria Spera
Produzione Centro Culturale mobilita' delle arti & TIMOS teatro-eventi
Capita spesso che personaggi che raggiungono un’ampia notorietà si consegnino alla nostra memoria con l’aura austera dell’età avanzata, quasi che giovani non lo fossero mai stati. Questo vale anche per Rita Levi-Montalcini che, dopo essere stata insignita del Premio Nobel per la medicina, è diventata un’icona internazionale stigmatizzata da uno stile inconfondibile. Ma che indefesso impegno e rigore non necessariamente esulino da allegria, umorismo e prontezza di spirito, ce lo conferma la lettura del suo epistolario. Ed è proprio questa trascinante vitalità ad essere portata in scena per un inedito incontro con la grande scienziata. Il testo, che intreccia passaggi dell’autobiografia con lettere scritte dall’America alla madre e alla sorella Paola, si compone di videoclips con flash delle opere dei suoi pittori preferiti, i volti e i suoi ricordi famigliari, le esclusive immagini al microscopio filmate con Giuseppe Levi, paesaggi musicali e ancora l’angoscia della guerra e i palpiti di una giovane donna che decide il suo destino in un’epoca storica in cui questa libertà non era affatto ovvia.
16.2.16
 

SOME GIRL(S)

Teatro Piccolo Eliseo 11 febbraio
SOME GIRL(S)
di Neil Labute
Con Gabriele Russo, Laura Graziosi, Bianca Nappi, Roberta Spagnuolo, Martina Galletta
Regia Marcello Cotugno
scene LUIGI FERRIGNO
costumi ANNA PAOLA BRANCIA D’APRICENA
Prima di sposarsi, Guy decide di mettersi in cerca delle proprie ex per provare a sistemare “il casino che ha combinato nella sua vita sentimentale lungo la strada verso la maturità”.
Quattro donne si alternano in un viaggio à rebours che somiglia alla psicanalisi: Sam è una ragazza abbandonata, Tyler ha fatto dell’indipendenza un motivo d’orgoglio, Lindsay è affamata di vendetta, Bobbi è una che non casca nella trappola delle relazioni. E poi c’è Reggie, una ragazzina curiosa che conosceremo online, cliccando su un link.
E se… se neanche Guy le conoscesse davvero? Se fossero delle nemesi? Proseguirebbe comunque il cammino verso la propria maturità che ha tutto l’aspetto (impegnativo) di un matrimonio?
16.2.16
 

UBU ROI

Teatro Vascello 7 febbraio 2016
Fortebraccio Teatro
UBU ROI
di  Alfred Jarry
adattamento e regia Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
scena Luca Baldini
costumi Marion D'Amburgo
luci Max Mugnai
con Roberto Latini
e con
Francesco Pennacchia, Padre Ubu
Ciro Masella, Madre Ubu
Sebastian Barbalan, Regina Rosmunda/ Zar Alessio
Marco Jackson Vergani, Capitano Bordure/ Orso
Lorenzo Berti, Re Venceslao/ Spettro/ Nobili
Guido Feruglio, Principe Bugrelao
Fabiana Gabanini, Palotini/ Orsa/ Messaggero
direzione tecnica Max Mugnai
collaborazione tecnica Nino Del Principe
assistente alla regia Tiziano Panici
cura della produzione Federica Furlanis
promozione e comunicazione Nicole Arbelli
foto Simone Cecchetti 
un progetto realizzato con la collaborazione
Teatro Metastasio Stabile della Toscana
Datato 1896, il testo è la definizione di un processo di teatralizzazione unica: un gioco scolastico che diventa spettacolo per marionette e poi occasione scenica per riflessioni sulla natura dell'arte teatrale. Attraverso una costante reinterpretazione del Macbeth di Shakespeare, Alfred Jarry apre il Novecento alla "patafisica", la scienza delle soluzioni immaginarie. Quasi un errore imprevisto della letteratura teatrale. Una specie di sbaglio che si è cercato talvolta di relegare appena fuori dal teatro, regolamentare dentro una distanza che potesse essere rassicurante, una devianza riconosciuta come diversa e quindi sopportata dentro una differenza. Il tempo, l'arte intorno all'arte e tutto ciò che è il teatro degli ultimi cent'anni, hanno invece reso possibile ricollocare Jarry tra Pirandello e Beckett, ammettendolo all'assolutezza che gli compete e quindi, come rispondendo ad un reclamo, farci i conti.
Ubu Roi è ormai un classico del teatro mondiale, come Edipo o Amleto, capace cioè di superare se stesso e mettersi a disposizione dell'occasione teatro che ogni appuntamento scenico rappresenta.
"Per me, da Jarry inizia il Teatro contemporaneo.
Gli Ubu sono un'alterazione e una capacità insieme. Dalla loro comparsa sulla scena si può stabilire un punto di non ritorno. E quindi anche di ripartenza, o partenza nuova.
Mentre ci si affannava ad accompagnare il Teatro alla vita e a ricomporre tutte le sfumature dei velluti del Teatro intanto borghese, Jarry è riuscito a ricondurci al Teatro, a riconvocarci, proponendo delle figure e una modalità di relazione tra testo e scena assolutamente contemporanei.
Jarry propone una nuova convenzione, più che moderna, dentro l'assolutezza che soltanto i classici riescono a determinare. Ubu apre la strada al Teatro del Novecento.
Sono sempre stato convinto che quanto proposto dalla scena difficilmente riesca a stare al passo con i cambiamenti che avvengono in platea. Voglio dire che la velocità di trasformazione, di evoluzione, del pubblico, i gradi, come conquista, della comunicazione e ogni altra relazione che si stabilisce tra lo spettacolo e il pubblico, sono più in avanti di quanto generalmente lo spettacolo riesca a proporre. Jarry, insieme a pochi, pochissimi altri, è riuscito invece a darci un appuntamento dentro il futuro prossimo, spostando il luogo dell'incontro dalla convenzione stabilita alla relazione possibile.
La patafisica, o scienza delle soluzioni immaginarie, è una parola che da sola può essere sinonimo di Teatro." Roberto Latini
12.2.16
 

Tempo

2 - 7 febbraio ore 20.45 - domenica ore 17.00
 Ass. Cult. Ticonzero
presenta
Tempo
Monologo in 4/4
Di e con Emiliano Valente
1- 2-3-4-5-6-7-8-9-10 10 secondi, poi 20 poi 30, il tempo che passa, 25 11 15 16 07 51, 19 07 92, 20 07 01, 5 05 72,2 08 81 numeri, semplici numeri, numeri che non dicono nulla. Numeri che contengono storie, che contengono facce, fatti, uomini, che coinvolgono altri uomini, e altri uomini ancora, numeri che contengono colpe, numeri che contengono golpe, ognuno colpevole della sua colpa, ognuno innocente e vittima del suo non essere colpevole. Io sono Emiliano Valente, io ho i miei numeri, queste date non mi appartengono, non sono le mie, ma queste date mi appartengono, perché è la Storia nata da queste date che mi appartiene. E l'unica reale storia che mi appartiene è quella fatta di uomini, di volti, di anime e di emozioni. Ma quando la storia diventa un fatto, allora gli uomini diventano nomi, ma i nomi da soli non bastano se non tornano storia e non tornano fatti. Un viaggio nel tempo, un viaggio nella storia recente. Quattro storie, quattro personaggi, ognuno con il proprio vissuto, ognuno con la propria realtà che diviene simbolo della storia di tutti. Il cantautore anarchico ucciso ingiustamente nel 1915, Il nonno emigrante del 51, l'anarchico ucciso nel 71, il magistrato fatto saltare in aria nel 91, l'uomo medio dei nostri giorni, si incontrano, si evitano, si scambiano i ruoli e si dimenticano che tutto è consequenziale, nulla accade per caso, tutto è legato dal filo del tempo che scorre inesorabile sulle nostre vite .Un attore, quattro personaggi e immagini che scorrono per non dimenticare il tempo che è già passato, per mostrare che se non si sapessero le date ognuno dei personaggi potrebbe appartenere alla nostra storia presente.

valentemiliano@gmail.com
www.emilianovalente.it
10.2.16
 

La parrucchiera dell'imperatrice ossia La vera storia della principessa Sissi

Teatro Tordinona 3 Febbraio 32016
La parrucchiera dell'imperatrice ossia La vera storia della principessa Sissi
di Franca De Angelis
regia Anna Cianca
con Tiziana Sensi
Sissi e Fanny. La principessa e la parrucchiera. La padrona e la serva. Due donne diverse nel destino e nelle ambizioni, ma accomunate da una stessa condizione esistenziale di infelicità, si raccontano attraverso la voce di un’unica attrice, in un gioco di specchi in cui di volta in volta si scambiano i ruoli di vittima e carnefice, fino all’epilogo in cui una delle due soccomberà. Ma quale delle due, non è scontato. L’imperatrice d’Austria costretta fin dall’età di 15 anni a rivestire un ruolo che non voleva, alla ricerca di una libertà che non le era concessa, l’unica cosa che riusciva a gestire era il suo corpo, la sua bellezza che le era diventata una ossessione e la sua umile ma ambiziosa parrucchiera, incastrata in una vita che non la rendeva felice, desiderosa di viverne una diversa, quella della sua imperatrice, si rivelano entrambe vittime di un mondo dominato dagli uomini, in cui a loro, donne, è consentito solo di vagheggiare il destino che vorrebbero, e non di costruirlo. Entrambe alla ricerca di una felicità esterna rappresentata dalla libertà per la prima, e dal potere per la seconda.
Accanto a Tiziana Sensi in scena nel ruolo delle ombre: Alessandro Cimarelli, Elisabetta Gentili, Sara Ticconi e Stefania Urbani. Qualche anno fa a Franca De Angelis, autrice di questo monologo e ad alcuni suoi colleghi fu commissionato di scrivere un film per la televisione su Elisabetta d’Austria; la principessa Sissi. Mettendosi a studiare scoprirono una donna molto diversa dall’immagine popolare e sentimentale tramandaci attraverso i film con Romy Schneider. Sissi era stata una donna inquieta, tormentata, infelice, per alcuni versi anticipatrice di un disagio novecentesco, crepuscolare. Proposero di raccontare “la vera storia della principessa Sissi”. Ma i committenti ebbero paura e preferirono ripiegare sulla vecchia finzione romantica. Così, a Franca De Angelis restò il desiderio di raccontare “la Sissi vera”. Raccogliendo la documentazione, al tempo della scrittura del film, l’aveva colpita un piccolo personaggio: Fanny Angerer, la parrucchiera di corte, che era stata al fianco dell’imperatrice – ossessionata dalla cura dei propri capelli – per decenni. Un testimone dell’epoca, forse l’unico da cui abbiamo notizie di Fanny, scrisse di lei che aveva uno sguardo di profondo rancore, di cui era difficile comprendere il motivo.
Da lì Franca De Angelis è partita: dall’immaginare cosa potesse aver provocato quello sguardo. 
7.2.16
 

Figli senza volto

Teatro India 16 gennaio 2016
FIGLI SENZA VOLTO
di Ida Farè
regia Aldo Cassano
con Natascia Curci
assistente regia e suoni Antonio Spitaleri
video Semira Belkhir, Marco Burzoni, Stefano Stefani, Federico Tinelli
scenografia Valentina Tescari
luci Giuseppe Sordi
costumi Lucia Lapolla
Produzione Animanera / CRT Milano
Siamo negli anni settanta, in un quartiere di periferia di una città del Nord, un casermone dell’edilizia popolare, un appartamento uguale a tanti altri. Attraverso il filo dei pensieri osserviamo la vita quotidiana di un uomo e di una donna, una coppia simile a tante altre. Ma dietro i gesti e le azioni della normalità – i piatti della cena nel lavandino, la sveglia del mattino, il caffè sul fuoco – si svela l’esistenza di due terroristi in clandestinità, e con essa i sentimenti di disperazione che possono alimentare la scelta estrema della lotta armata: la dimensione di una vita consumata nell’ombra, l’ansia di riuscire a mimetizzarsi, la paura di essere riconosciuti, l’ascolto dei passi e il controllo ossessivo dei vicini, nella speranza che tutto vada come deve andare.
L’esito della vicenda è noto, ma l’interesse sta nell’entrare nella mente e nella psicologia di quei figli della società della crescita economica e del benessere diffuso che hanno scelto di muovere guerra a un sistema capace di garantire soltanto quella pallida esistenza – la tragedia di una generazione che ha tentato l’ “assalto al cielo”.
Il testo è un adattamento teatrale del racconto di Ida Faré Come voi, pubblicato in Il pozzo segreto. Cinquanta scrittrici italiane (Giunti, 1993). L’autrice del testo, ai tempi giornalista del Manifesto, ha pubblicato anche Mara e le altre. Le donne e la lotta armata: storie, interviste, riflessioni (Feltrinelli, 1979).
7.2.16
 

Capinera

Teatro Studio Uno 30 gennaio 2016
“Capinera”
Di e con Rosy Bonfiglio
Adattamento e regia Rosy Bonfiglio
Aiuto regia Giuliano Braga
Luci Michelangelo Vitullo
Musica Angelo Vitaliano
Progetto Grafico Fabrizio Brandi
Ispirato al capolavoro Verghiano “Storia di una capinera” del 1869.
“Io sono meno di una donna, io sono una povera monaca, un cuore meschino per tutto ciò che oltrepassa i limiti del chiostro, e l’immensità di quest’orizzonte che le si schiude improvvisamente dinanzi l’acceca…”.
E’ tra queste righe che Rosy Bonfiglio fa partire magicamente il cuore pulsante di una storia fuori tempo, eppure estremamente attuale, se non addirittura archetipica, decontestualizzata dalla tematica religiosa e dalla collocazione spazio-temporale verghiane.
In scena la storia di una fanciulla, Maria, condannata alla monacazione da un destino familiare sfortunato. Non ancora compiuti i voti, durante l’epidemia di colera che colpisce Catania alla fine del 1800, la giovane torna temporaneamente in campagna, dalla sua famiglia: pochi mesi per scoprire il mondo, la vita e la bellezza della libertà. Pochi mesi per conoscere dolorosamente l’amore per un uomo, esplosione assoluta di impulsi sconosciuti e ingestibili per una piccola anima fragile e digiuna di esperienze.
Maria, come una tragica Cenerentola sconta i soprusi di una matrigna gelida e indifferente, le debolezze di un padre troppo devoto alla moglie, le angherie di un destino che non perdona la libertà, piuttosto la condanna. Maria incarna perfettamente un conflitto da tipica eroina tragica, pagando con la vita il prezzo della dolorosa scoperta del senso critico, inteso come coscienza, sguardo personale sulla realtà.
Come un piccolo Edipo al femminile, Maria si mette in viaggio, seppur inconsapevolmente, alla ricerca della propria verità, scontrandosi con l’inevitabile dualità dei sentimenti umani e con la difficoltà di appropriarsi di una giovinezza fino a quel momento castrata e mortificata.
5.2.16
 

Il ritratto della salute

Teatro Argot Studio 28 Gennaio 2016
IL RITRATTO DELLA SALUTE
di Mattia Fabris e Chiara Stoppa
con Chiara Stoppa
La malattia come passaggio. Come un viaggio in una terra lontana. Un viaggio dal quale a volte si torna indietro. Come scrive Carver in una sua poesia: “...e che te ne sono grata, capisci? E te lo volevo dire.”
ATIR fondata nel 1996 da sette giovani neo-diplomati della Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Oggi è composta da 14 soci e da 20 soci sostenitori. Fin dalla sua fondazione la direzione artistica di ATIR è affidata a Serena Sinigaglia.
4.2.16
 

Otello

Teatro Sala Uno 29 Gennaio 2016
OTELLO
di
William Shakespeare
Adattamento
Hossein Taheri e Paolo Zuccari
con
Hossein Taheri
Paolo Zuccari
Elodie Treccani
Xhilda Lapardhaja
Caterina Bertone
Beniamino Zannoni
Regia
Paolo Zuccari
Un generale, lo straniero Otello, sposa di nascosto una ragazza appartenente a una famiglia molto potente di Venezia, Desdemona. Tutti sono contro lo straniero, ma in questo momento hanno bisogno della sua capacità unica di generale coraggioso per sconfiggere i Turchi a Cipro, e quindi, per opportunismo, lo accettano di buon grado. Appena arrivati a Cipro, però, i Turchi vengono annientati provvidenzialmente da una tempesta terribile. E, senza che nessuno se ne renda conto, scoppia subito un’altra guerra: quella psicologica per l’annientamento dell’uomo Otello da parte del suo fedelissimo Iago. “Vostra moglie vi tradisce” gli dice Iago.
Da qui la distorsione della realtà è la cornice che inquadra le azioni e i pensieri irrefrenabili del generale. La distorsione s’intensifica sempre di più fino a contaminare persino le storie e i personaggi che circondano Otello. La guerra corre negli animi, nelle stanze, nella testa, in un dramma da camera dove ognuno è occupato a capire cosa c’è nella mente di un altro essere umano. Ma mai obiettivo poteva essere più fallimentare. La velocità governa i destini delle persone. E la morte, come spesso accade, si presenta irriconoscibile e imprevista. E anche chi aveva previsto quella degli altri aveva ignorato completamente la propria. (Paolo Zuccari)

“Otello è un esempio folgorante di radiografia emotiva delle dinamiche umane. La passione amorosa, le strategie per il potere, la condizione del “diverso” sono orchestrate in una storia vorticosa di accadimenti, ma semplice e limpidamente profonda…Una rivisitazione moderna a sei personaggi che procede come un thriller mozzafiato”
Sala Uno Teatro in collaborazione con
Ass. Cult. Ex Lavanderia
4.2.16
 
 
Support : MarXoB
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