TEATROMANIA emersioni sceniche, Accademia di Romania,
Villa Borghese, Roma 28 giugno 2015
ABATOR
(Mattatoio) – prima italiana
di Marco Di Stefano, regia Mădălina Țurcanu, con Olimpia Mălai e Liliana Tofan, produzione Dot Spot Media, Bucarest – In romeno con sopratitoli in italiano Abator è un’investigazione dei tempi in cui viviamo, dei valori morali e dei limiti della dignità umana di questo nostro presente. Il tema proposto dalla pièce parte da una realtà inquietante. Spinti dalla povertà, sempre più europei offrono in vendita parti del proprio corpo, uno o anche più organi: un rene, un pezzo di fegato, la cornea, il midollo. Nella visione del drammaturgo Marco di Stefano, questo fatto è una forma di prostituzione estrema. Abator non è un manifesto anticapitalista bensì un’interrogazione sul corpo umano spogliato da qualsiasi sacralità, un’indagine sui bisogni, materiali o non, che portano a scelte estreme. Il ritmo svelto, quasi cinematografico dello spettacolo cattura l’attenzione del pubblico di ogni età: in fondo, è una fetta di vita della storia di due donne.
TEATROMANIA emersioni sceniche, Accademia di Romania,Villa Borghese, Roma 28 giugno 2015
ABATOR
(Mattatoio) – prima italiana
di Marco Di Stefano, regia Mădălina Țurcanu, con Olimpia Mălai e Liliana Tofan, produzione Dot Spot Media, Bucarest – In romeno con sopratitoli in italiano Abator è un’investigazione dei tempi in cui viviamo, dei valori morali e dei limiti della dignità umana di questo nostro presente. Il tema proposto dalla pièce parte da una realtà inquietante. Spinti dalla povertà, sempre più europei offrono in vendita parti del proprio corpo, uno o anche più organi: un rene, un pezzo di fegato, la cornea, il midollo. Nella visione del drammaturgo Marco di Stefano, questo fatto è una forma di prostituzione estrema. Abator non è un manifesto anticapitalista bensì un’interrogazione sul corpo umano spogliato da qualsiasi sacralità, un’indagine sui bisogni, materiali o non, che portano a scelte estreme. Il ritmo svelto, quasi cinematografico dello spettacolo cattura l’attenzione del pubblico di ogni età: in fondo, è una fetta di vita della storia di due donne.
Villa Borghese, Roma 28 giugno 2015
ABATOR
(Mattatoio) – prima italiana
di Marco Di Stefano, regia Mădălina Țurcanu, con Olimpia Mălai e Liliana Tofan, produzione Dot Spot Media, Bucarest – In romeno con sopratitoli in italiano Abator è un’investigazione dei tempi in cui viviamo, dei valori morali e dei limiti della dignità umana di questo nostro presente. Il tema proposto dalla pièce parte da una realtà inquietante. Spinti dalla povertà, sempre più europei offrono in vendita parti del proprio corpo, uno o anche più organi: un rene, un pezzo di fegato, la cornea, il midollo. Nella visione del drammaturgo Marco di Stefano, questo fatto è una forma di prostituzione estrema. Abator non è un manifesto anticapitalista bensì un’interrogazione sul corpo umano spogliato da qualsiasi sacralità, un’indagine sui bisogni, materiali o non, che portano a scelte estreme. Il ritmo svelto, quasi cinematografico dello spettacolo cattura l’attenzione del pubblico di ogni età: in fondo, è una fetta di vita della storia di due donne.
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