Romexpo – Roma Fringe Festival 14 Giugno 2015
Be here
Compagnia malware
Con
Claudia Salvatore
Barbara Caridi
Music e Sound Design Umberto Fiore
Disegno Luci Francesco Piotti
Progetto Grafico Guido D’Angelo
Essere qui ora, perché? Nessuna risposta. Solo tracce sui muri, testimonianze di esistenze che sfumano. Due donne, un parcheggio deserto. Tutte le traiettorie si allineano su un’unica destinazione: il rifiuto. Sono randagie che non hanno imparato a vivere in branco. La sfida è conquistare la libertà di spendere gli eccessi della propria natura attraverso un tuffo nel vuoto: Il suicidio. La città è fatta di schermi su cui si leggono confuse testimonianze di altri “randagi”. Parole consumate, allarmi, come sensori di parcheggio ci dicono che toccarsi è scontrarsi. Mantenere la distanza di sicurezza. Siamo un esercito di mani immobili, che non si tendono verso nessuno, non si riempiono, non sperano più. Solo gli occhi dei cani restano a guardare ciò che fuori prosegue e cade senza far rumore.
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Essere qui ora, perché? Nessuna risposta. Solo tracce sui muri, testimonianze di esistenze che sfumano. Due donne, un parcheggio deserto. Tutte le traiettorie si allineano su un’unica destinazione: il rifiuto. Sono randagie che non hanno imparato a vivere in branco. La sfida è conquistare la libertà di spendere gli eccessi della propria natura attraverso un tuffo nel vuoto: Il suicidio. La città è fatta di schermi su cui si leggono confuse testimonianze di altri “randagi”. Parole consumate, allarmi, come sensori di parcheggio ci dicono che toccarsi è scontrarsi. Mantenere la distanza di sicurezza. Siamo un esercito di mani immobili, che non si tendono verso nessuno, non si riempiono, non sperano più. Solo gli occhi dei cani restano a guardare ciò che fuori prosegue e cade senza far rumore.
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Music e Sound Design Umberto Fiore
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Essere qui ora, perché? Nessuna risposta. Solo tracce sui muri, testimonianze di esistenze che sfumano. Due donne, un parcheggio deserto. Tutte le traiettorie si allineano su un’unica destinazione: il rifiuto. Sono randagie che non hanno imparato a vivere in branco. La sfida è conquistare la libertà di spendere gli eccessi della propria natura attraverso un tuffo nel vuoto: Il suicidio. La città è fatta di schermi su cui si leggono confuse testimonianze di altri “randagi”. Parole consumate, allarmi, come sensori di parcheggio ci dicono che toccarsi è scontrarsi. Mantenere la distanza di sicurezza. Siamo un esercito di mani immobili, che non si tendono verso nessuno, non si riempiono, non sperano più. Solo gli occhi dei cani restano a guardare ciò che fuori prosegue e cade senza far rumore.
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