Colosseo Nuovo Teatro 2 Ottobre 2011 "Se mi ami fammi un segno, ho finito le pile!" Spettacolo di cabaret con Giuditta Cambieri e Francesco D'Amico di Giuditta Cambieri e Alessio Tagliento. Regia di Alessio Tagliento. Testi di Sergio Viglianese, Alessio Tagliento, Giuditta Cambieri. Con il patrocinio di: ENTE NAZIONALE SORDI, ISTITUTO NAZIONALE SORDI ROMA. Giuditta e Francesco mettono in scena un nuovo tipo di cabaret: un cabaret diversamente comico. La sfida è quella di far arrivare contemporaneamente a un pubblico di sordi e udenti le loro battute e i loro sketch... Utilizzando la voce, la lingua dei segni (LIS) e il linguaggio del corpo nella sua totalità , fanno una serie di riflessioni comiche sulla difficoltà  di comunicare. Il fatto che tra uomo e donna ci sia incomunicabilità  a causa della diversità tra gli universi femminile e maschile, è luogo comune conosciuto da tutti. Su questo argomento da sempre i comici attingono idee per le loro performance. Ma cosa accade se lui è sordo e lei udente? Quali sono le gaffe, le incomprensioni e le situazioni assurde che si creano nella vita quotidiana e nell'intimità ? Quali sono i problemi che s'incontrano nella relazione con parenti, amici e il resto della società ? Tra battute sarcastiche, giochi di parole e doppi sensi Giuditta e Francesco raccontano la loro vita di coppia. Francesco nella vita è realmente sordo dalla nascita e insieme a Giuditta ha scoperto in scena il piacere dell'autoironia. I due ridono su loro stessi, sui propri vizi e virtù svelando al pubblico il loro punto di vista, cioè la visione di un mondo dove i sordi e gli udenti s'incontrano, s'innamorano, litigano, si prendono in giro. 'Il nostro desiderio è quello di abbattere le barriere della comunicazione. Proprio per questo abbiamo scelto il cabaret, una forma di teatro diretto, immediato, dove non esiste confine tra attore e spettatore. La "quarta parete" viene abbattuta e il pubblico, con le sue reazioni il suo coinvolgimento, diventa parte integrante della rappresentazione scenica. La comicità  poi, con il meccanismo della risata e del sorriso, crea con lo spettatore una dinamica di ascolto attivo. In questo modo il gioco scenico diventa occasione di complicità  tra chi recita e chi ascolta. Per questo abbiamo pensato che due attori in scena, uno sordo vero e l'altro udente, che sperimentano e ricercano con ironia i vari modi di comunicare, mettendosi in gioco in modo totale e sincero, possono essere un'occasione per il pubblico di vivere con leggerezza e divertimento questo tipo di esperienza. Non c'è alcuna velleità  o presunzione didattica o educativa nel nostro intento. Il desiderio di fare uno spettacolo di cabaret per sordi e udenti è dettato semplicemente dalla curiosità e dal piacere di vivere in prima persona un’esperienza reale di comunicazione ed integrazione, oltre le parole». (Francesco e Giuditta).
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