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BENT


Teatro Colosseo 26/2-28/3 2004 “BENT� di Martin Sherman, traduzione Marco Mattolini, regia Giovanni Nardoni e Lino Belleggia, con: Giovanni Nardoni, Darko Morris, Marco Leva, Raffaele Passerini; e con Nicola Trambusti, Gabriele Minerva, Lorenzo Cannizzo, Emanuele Franzese. Sull’Olocausto degli omosessuali nei campi di concentramento sono circolate testimonianze controverse, e di certo i reclusi con la stella rosa appuntata sul petto subirono vessazioni talvolta paragonabili al più ampio genocidio degli ebrei con la stella gialla. A mostrarci da vicino il calvario dei cittadini gay messi sotto torchio dai nazisti è stato meritoriamente, a teatro, un testo del 1979 dell’americano Martin Sherman. Berlino 1934. Dopo la notte dei lunghi coltelli, Max ed il suo amante Rudi sono costretti a lasciare precipitosamente la città, avendo appreso che il Terzo Reich ha dato il via alla persecuzione di tutti gli omosessuali (chiamati appunto puff o bent dai nazisti), nel delirante progetto di dare vita ad un’unica razza perfetta. La fuga vana ed estenuante si concluderà sulla via di Dachau, dove Max, per salvarsi, è costretto a partecipare al brutale assassinio di Rudi e, successivamente a rendersi un detenuto modello per conquistare il diritto di indossare la stella gialla degli ebrei al posto dell’infamante triangolo rosa. «Partendo dal linguaggio originario dall’autore - dice Belleggia - abbiamo sdrammatizzato un po’ l’identità omosessuale, puntando più sul concetto di libertà in un luogo di costrizione». Bent fu rappresentato per la prima volta al Royal Court Theatre di Londra con un cast d’eccezione, fra cui Ian Mc Kellen - a cui Sherman aveva pensato per il ruolo di protagonista fin dalla stesura del testo - nel ruolo di Max, e Tom Bell. Approdato a Broadway nel 1980 con le interpretazioni di Richard Gere prima e poi di Michael York, nel 1997 Bent è stato portato sul grande schermo da Sean Mathias con lo stesso Ian Mckellen, questa volta nel ruolo di Zio Freddie, e con l’insolita partecipazione di Mick Jagger in quello di Greta. Ad oggi è stato rappresentato in oltre 35 paesi. Riprese video Ulisse Benedetti per l’archivio storico dell’ass. Cult. Beat 72.
5.12.14
 

Laboratorio Centro Teatro Danza


Padiglione Borghese 1983 "Laboratorio" del Centro di Danza Professionale - Teatro Danza contemporanea di Roma. Allievi e danzatori interpretano alcuni pezzi contemporanei. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
5.12.14
 

PROFANAZIONI


CENTRALE PRENESTE TEATRO 27 28 29 aprile 2012 "PROFANAZIONI - Trittico dello Spaesamento (1° quadro il minotauro)" Ideazione, drammaturgia e regia Roberta Nicolai, con Michele Baronio e Enea Tomei. Costumi e scene Andrea Grassi, Disegno sonoro Gianluca Stazi, Disegno luci Roberta Nicolai, Video a cura di Adriano Mestichella, In video Katia Caselli, Manuela Miscioscia, Scenotecnica Claudio Petrucci, Amoni Vacca, Sartoria Atelier Nove. Produzione: Chantier TEMPS D'IMAGES 2010/Romaeuropa, OFFicINa1011 triangolo scaleno teatro, in collaborazione con Residenza Teatro Misa_Comune di Arcevia Progetto Habitateatro AMAT e Teatro Furio Camillo_Roma. L'intimità con una zona di non-conoscenza è una pratica mistica quotidiana, in cui Io, in una sorta di speciale, gioioso esoterismo, assiste sorridendo al proprio sfacelo. (Agamben, Profanazioni). Lo spettacolo prende le mosse dall'omonimo libro di Giorgio Agamben. L'urgenza espressiva e la materia su cui lavora la Nicolai sono l'identità dell'individuo, la sua frantumazione, la percezione di sé all'interno dell'archivio fisico ed emotivo. Due in scena. Sono Uno e Lo stesso. Due corpi, duplicazione di un unico essere. Entrambi sono l'originale. Entrambi sono motore di azioni, gesti, coincidenze, gioco, regole e invenzioni. Entrambi sono la creatura che si sveglia in un presente inafferrabile. Ognuno vede sé nell'altro. In fondo ad un corridoio, nell'angolo di una porta, nel vuoto di una stanza. Si riconosce da sguardi incerti. La creatura cerca la sua identità attraverso la relazione con se stessa. Un universo maschile in cui il corpo è unico dato reale presente. La loro relazione è un movimento e il movimento costruisce la casa, un labirinto continuamente modificato. La potenza delle azioni obbligano il corpo ad esporsi, espandersi, arrivare al limite della forza. Materia scenica è il corpo vivo in relazione a corpi opachi, sette materassi. Tutto ciò che chiamiamo realtà è in video. Una torta di compleanno, un prato, una fanciulla addormentata e poi foto di famiglia, una madre, un bambino sono le immagini di un'esistenza che cerca di tirare i fili di se stessa. Galleggiano. Sono ricordi, desideri inesauditi. Sono il mondo. La realtà è un artificio tecnico che non si lascia usare del tutto. Per catturarla c'è bisogno della materia, di una superficie chiara che la scovi e la contenga. Una materia intima e privata, come la superficie di un materasso. È possibile rispondere alla domanda - chi sono? soltanto con la pratica. E questa pratica è la scena. Le azioni della scena sono la traccia materiale del rapporto di un uomo con se stesso. Il labirinto è la sua griglia di esperienza, il luogo dove incontra se stesso immaginando di relazionarsi con un altro se stesso. La percezione che ognuno ha di sé è parziale. Da una parte la piccola sponda del conosciuto. Al di là di quel limite, troppo vicino, l'abisso di ciò che non conosce, l'impersonale. Procedere oltre il limite è affascinante e pericoloso, si può incontrare la propria storia. Si può incontrare la figura che ci supera e ci eccede, il simbolo dell'unicità individuale, il Minotauro, mito in cui ogni uomo può vedere riflessa, nella figura ambigua e doppia, la propria arrogante presunzione di unicità e l'inafferrabilità dell'immagine che ha di se stesso. L'uomo contemporaneo è una soglia, tra conoscenza e ignoranza di sé. Di sé sa ormai troppo e niente. Sillaba la realtà, dà nome alle cose. E ogni più piccola esperienza è il primo movimento, la prima parola di un'indagine che si deve pensare in un remoto passato per poter muovere fragili passi in un futuro tutto da immaginare.
5.12.14
 

POST PARTUM


Teatro Lo Spazio 13 - 15 Gennaio 2012 "POST PARTUM" (tutto quello che gli uomini avrebbero dovuto sapere e che le donne non hanno mai detto).Testo/inchiesta di ELISABETTA CIANCHINI, Interviene Betta Cianchini, Con SONIA BARBADORO, Regia di LUCIANO MELCHIONNA. 'POST PARTUM' non è solo uno spettacolo. Vuole essere un tagliente viaggio a ritroso nei meandri della 'nascita'. Nei meandri di quell'universo femminile mai ascoltato, mai compreso, troppo spesso e forse volutamente rimosso. Lo spettacolo sarà  aperto da Per Grazia Ricevuta, il monologo vincitore della IV edizione del Festival di corti teatrali al femminile Donna Mostra Donna con la direzione artistica di Noemi Serracini. POST PARTUM nasce dopo un grande lavoro di ricerca e documentazione grazie al sostegno della Dottoressa Lisa Canitano, della Dottoressa Flavia Coffari e della sua Equipe, (psicologhe e sessuologhe di Roma), di Fabrizia Ferrazzoni del Gruppo Donne Che si Fanno Sentire, della Dottoressa Antonietta Donatelli e al sostegno del Maestro d'Immagine Pino Le Pera. Il progetto è sostenuto da Vita di Donna Onlus, Fonderia delle Arti e Radio Rock. E' una documentazione sul campo. Interviste rilasciate da donne. Interviste di una donna a tante donne. Al parco, all'asilo, al supermercato, al Consultorio. Ovunque. Ed ovunque la stessa identica reazione. Le stesse risposte; Le donne italiane HANNO PAURA DI DIMOSTRARE DI NON SENTIRSI ALL'ALTEZZA DEL RUOLO DI MADRE. Uno spettacolo per le donne e per le donne che vogliono parlare agli uomini. Gli uomini forse e per paradosso dovrebbero essere i primi spettatori; quella che conosceranno è una figura di DONNA fino ad allora SCONOSCIUTA. Cosa accade nel corpo e nella mente della donna 'post-partum' E' agibile in Italia fare un figlio con “nonni non agibiliâ€?? Le istituzioni cosa fanno? Un grido beffardo della mente che spesso ci fa anche sorridere e rabbrividire. Sì perché parlare di cacche e di tiralatte diventa un delirio tragicomico, di surreale ironia…
5.12.14
 

SEI SOTTO SETTE DUNQUE SEI - Final Cut


Colosseo Nuovo Teatro 24 Agosto2011 Video lettura recitata di "SEI SOTTO SETTE DUNQUE SEI" di Francesco Gambaro con Luigi Rigoni - attore, girato da Ulisse Benedetti a cura di Simone Carella. Final Cut
5.12.14
 

Il sogno di Clitemnestra


IL SOGNO DI CLITEMNESTRA (Clytemnestra's dream) Compagnia Anagoor Autori: Simone Derai, Marco Menegoni; da Coefore di EschiloRegia : Simone DeraiRiprese : Moreno Callegari, Marco Menegoni, Simone DeraiSuono
5.12.14
 

Dare al buio (la fine l'inizio)


Teatro i Milano, 2009 "Dare al buio (la fine l'inizio)" di Letizia Russo, regia di Renzo Martinelli con: Gabriele Benedetti, Paolo Cosenza, Federica Fracassi. Testo inedito della giovane drammaturga Letizia Russo trae chiaro spunto dalla nota vicenda di Natascha Kampusch la ragazza austriaca che nell'estate del 2006 è balzata agli onori della cronaca mondiale per essersi liberata dopo aver subito otto anni di prigionia. Wolfgang Prikopil, il suo rapitore, la aveva sequestrata quando lei era una bimba di soli dieci anni tenendola segregata nella sua casa nei sobborghi di Vienna. Il testo della Russo si allontana dalla cronaca della storia e la trasfigura in una lettura che indaga il confine tra la realtà  e l'immaginazione.
5.12.14
 

Teatroinscatola - Vita da comparsa


Teatro India Venerdì 8 Aprile LA MIA POETICA sulla drammaturgia Italiana Contemporanea "TEATROINSCATOLA" venti mise en espace di nuovi autori. C'è l'amore nelle forme più estreme e marginali nei venti frammenti poetici e realistici di un discorso complessivamente amoroso in un'epoca anaffettiva. "Vita da comparsa" di Laura Pacelli con Enrica Costantini e Arianna Gaudio regia di Federico Vigorito
5.12.14
 

Le follie del varietà


Anfiteatro Parco dei Daini villa Borghese 1980 " Le follie del Varietà" rassegna gli annali del Teatro riprese video Ulisse Benedetti per l'Archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
5.12.14
 

Novo Critico - Kataklisma


Incontro/ Daniele Timpano-Nicola Viesti www.novocritico.blogspot.com
5.12.14
 

Viaggio in tempo reale 2


viaggio e altro
5.12.14
 

SCONCERTI2 - DEGLI INSETTI


"entomofonie immaginali di Marco Ariano Renato Ciunfrini - sax Filippo Giuffrè - guitar Marco Ariano - drums"
5.12.14
 

Di notte che non c'è nessuno


Teatro Lo Spazio 22 Maggio 2012 "Di notte che non c'è nessuno" testo e regia di Luca De Bei. Con David Sebasti, Azzurra Antonacci, Gabriele Granito. Aiuto Regia Fabio Maffei. Scenografia Francesco Ghisu. Costumi Sandra Cardini. Luci Marco Laudando. Produzione Gianluigi Polisena in collaborazione con Artisti Riuniti. In una notte d'estate lungo i binari in disuso di una ferrovia si ritrovano tre personaggi: una ragazza che vive di espedienti, un ragazzo che vende il suo corpo, un giovane avvocato che nelle fughe notturne in cerca di sesso si porta dietro il figlio di pochi mesi. In preda alle loro contraddizioni spesso tragicomiche, i personaggi sono uniti da un vuoto di valori e di ideali ma anche dal desiderio di un futuro diverso. Mentre le ore scorrono verso un'alba destinata a illuminare le loro vite mutate i tre ci riveleranno il loro bisogno dell'altro, un bisogno profondo di emozioni e sentimenti nel tentativo, disperato, di esistere. Di notte che non c'è nessuno è un'ideale prosecuzione di Le mattine dieci alle quattro (premio Le Maschere del Teatro 2011 - Migliore autore di novità italiana), o meglio è un suo completamento. È la faccia opposta della medaglia. Non è un caso che nel primo titolo ci fosse la parola "Mattina" e qui il suo opposto, la "Notte". Nel primo testo i tre personaggi si ergevano in qualche modo al di sopra del disagio sociale, erano anime "pure" che cercavano, e in qualche caso trovavano, il coraggio per andare avanti, per resistere, per credere nella forza dei sentimenti. Erano personaggi positivi, in cerca di valori. Infatti il tema portante, nonostante l'argomento "tematico" fosse quello delle morti sul lavoro, era una storia d'amore e anche di amicizia e solidarietà. Qui, in Di notte che non c'è nessuno i personaggi sono invece immersi nel disagio, ne fanno parte, addirittura ne sono i responsabili. Il ragazzo e la ragazza sono dei delinquenti, anche se di piccolo calibro (ma mettono in atto il rapimento di un neonato), il terzo uomo, un avvocato, viene dalla borghesia e "scende" nell'inferno di una notte fatta di violenza e se ne rivela, sorprendentemente attratto e complice. In tutti e tre è palese un vuoto di valori, di ideali. E' il "non esserci nessuno" del titolo. Le loro anime sono un pozzo vuoto, un gorgo che risucchia l'ambiente esterno, lo vuole possedere, fagocitare, digerire (come il serpente di cui parla il ragazzo, che si nutre solo di prede vive). Luca De Bei
5.12.14
 

INEQUILIBRIO - Bellas Mariposas


"Egumteatro Bellas mariposas ovvero Musica di parole per amore e per rabbia da Sergio Atzeni con Monica Demuru regia Annalisa Bianco scene Paolo Bruni luci e suono in coproduzione con Armunia in collaborazione con La città  del Teatro di Cascina con il sostegno di Regione Toscana-Sistema Regionale dello Spettacolo prima nazionale / durata 75' La protagonista/narratrice del racconto di Atzeni, è una farfallina di dodici anni che svolazza nel degrado della periferia di Cagliari. Tra microcriminalità, droga e sessualità spiccia, lei mira in alto, verso l'amore, l'amicizia e un futuro da rockstar. E intanto ci racconta come 'il giorno dell'ammazzamento di Gigi l'innamorato mio si è trasformato nel giorno che Gigi nessuno lo ha ammazzato e non è più neppure innamorato mio per nulla e non lo voglio e mai lo vorrà'. Lo racconta da una casa che un ""tornado"" ha devastato e la forza d'animo ha ricomposto. Come meglio si poteva. Nata nel 1994 a Milano, la compagnia Egumteatro si trasferisce nel 1998 nella Provincia di Siena, dove inizia un'intensa attività  sul territorio: crea un premio di drammaturgia, tiene seminari per attori professionisti, realizza spettacoli con compagnie amatoriali e con utenti dei servizi psichiatrici, e dà  vita alla pubblicazione Quaderni di Teatro. In collaborazione con i principali festival e teatri italiani, Egumteatro ha realizzato spettacoli da Molière, Rilke, Ostrovskij, De Ghelderode, Kafka, Wedekind, Muller, Copi, Koltès, Fassbinder, Bernhard, Euripide, Ceronetti, Pinter, Pessoa, Pirandello e Dostoevskij. Sergio Atzeni ha vissuto a Cagliari fin dalla prima infanzia. Durante gli anni giovanili, inizia a dedicarsi al giornalismo, collaborando con le principali testate sarde. Nel 1986 si trasferisce a Torino. Questi si rivelano gli anni più creativi nella sua carriera di romanziere (L'apologo del giudice bandito, Il figlio di Bakunèn, Passavamo sulla terra leggeri e Il quinto passo è l'addio). I suoi romanzi sono ambientati in Sardegna. I protagonisti delle sue storie appartengono alle più svariate classi sociali, ma in particolare Atzeni mette in scena il popolo degli gli umili, degli sconfitti, dei marginali. Bellas mariposas è stato pubblicato postumo. Castagneto Carducci (LI) mercoledì 6 luglio 2011 Teatro Roma"
5.12.14
 

Sembra ma non soffro


quotidiana .com (Rimini) SEMBRA MA NON SOFFRO (secondo episodio della trilogia dell'inesistente - esercizi di condizione umana) L'estraneità  e l'attesa raffigurano la degenerazione della sofferenza. La parola riveste una centralità  assoluta, parola intesa come corpo del pensiero, il solito pensiero indicibile o forse qualcosa di più. Come figure incasellate nella striscia di un fumetto, aspiriamo a un altrove e ci dibattiamo come sbavature di un disegno nel recinto angusto della vignetta. di e con Roberto Scappin e Paola Vannoni produzione: quotidiana. com Kilowatt Festival Sansepolcro Provincia di Rimini Fondata da Roberto Scappin e Paola Vannoni, opposti che riconoscono una forte motivazione politica al nucleo del loro teatro che esalta il potere epico della parola sottraendo l'azione scenica , non come negazione mapurificazione , nella direzione di una personale ricerca del nuovo. Per indagare in ciò che non è considerato corretto nemmeno pensare.
5.12.14
 

FIESTA


Teatro Colosseo 18/2/2001 "FIESTA" di Roberto Biondi-Fabio Canino-Paolo Lanfredini. Regia: Roberto Biondi, con: Fabio Canino, Diego Longobardi, Adriano Evangelisti, Emanuele Cerran, Antonio Matessich.Commedia colorata e divertente, conduce lo spettatore a misurarsi coi suoi stessi pregiudizi, con l'inesauribile serbatoio di idiozie e luoghi comuni propri di una società, la nostra, da sempre soffocata dall'etica bigotta ed eterosessista di mariti sedicenti che in dark room diventano velate impenitenti e papa-boys che incontri a messa la mattina per poi stanarli, avvinghiati e discinti, nei notturni privé del Muccassassina. Raffaella Carrà è il mito kitsch e un po' pacchiano della cultura popolare gay intorno a cui si organizza l'intero progetto drammaturgico, d'altronde i simpatici protagonisti della messinscena dedicano alla showgirl del tuca-tuca perfino un'edicola con tanto di altarino, struttura che, squisitamente in linea con le manifestazioni tipiche del camp, enfatizza ed esaspera con sagace autoironia la dimensione socio-antropologica di un'immagine dietro cui si cela una sensibilità  altrimenti difficilmente descrivibile, una sensibilità che, segnata ab origine da una condizione di precaria risolvibilità relazionale ed identitaria, gioca con la fenomenologia del divismo e con la sua stessa deliberata parodia. Gli interpreti, brillanti e disinvolti, abili nel reggere ritmi sostenuti d’interlocuzione, sono coraggiosi protagonisti, dunque, di una pièce teatrale dalle considerevoli potenzialità espressive. Avvolti dalla colonna sonora che include "Rumore", "Tuca Tuca", "Com' è bello far l' amore da Trieste in giù", la stessa "Fiesta"e "Io non vivo senza te", il cast si esibirà anche in una serie di coreografie dirette da Antonio Scarafino, che fu il vero coreografo della Carrà negli anni Settanta. Riprese e regia video Ulisse Benedetti.
5.12.14
 

Un incidente di percorso


Teatro Colosseo 24/9/1999 "UN INCIDENTE DI PERCORSO" di Franco Cardì, regia Marcello Cotugno, con Massimo De Lorenzo, Sabrina Dodaro, Alessia Giuliani, Francesco Meoni. Produzione Associazione Culturale Beat 72
5.12.14
 

MUSICA POP E FOLK DELL'IRAN


Colosseo Nuovo Teatro 22 Aprile 2012 "MUSICA POP E FOLK DELL'IRAN" Voce: Solmaz, Keyboard: Babak Taghikhani, Flauto: Hamid Mohsenipour, Oboe: Navid Mohsenipour, Percussione: Davide Roberto, Dohol: Paolo Modugno, Tàr: Reza Mohsenipour. Solmaz direttamente dall'Iran, Un viaggio tra i ricordi e nei sogni dei grandi temi di vita dell'uomo e della donna. Una voce preziosa come pietra incastonata nelle melodie del passato e colorata come i mille fiori di primavera ... Il Progetto musicale di recentissima creazione nasce da un'idea dei musicisti fratelli Mohsenipour. Lo scopo è divulgare la cultura musicale persiana attraverso l'arte dei suoni organizzati in scritture compositive nuove o rielaborazioni originali di forme musicali del passato. L'affascinante commistione di strumenti legati indissolubilmente alla tradizione musicale persiana, tar e tombak, o assolutamente lontani da essa, flauto e oboe, costituirà la struttura portante di un progetto in continuo divenire, a cui artisti sempre diversi saranno chiamati a collaborare.
5.12.14
 
 
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