Teatro India dal 06.12.2011 al 09.12.2011 "LETTERA DI DIO ALL'UMANITA'" testo Franco Arminio, uno spettacolo ideato, coreografato e diretto da Gloria Pomardi, con Maria Laura Baccarini e Gloria Pomardi, e con Valeria Baresi, Stefania Canini, Giulia Brenzan, Marianna Cifarelli, Luana D'Anzi, Erika Iannello, Marta De Ioanna, Monia Marini, Valeria Meoni, Paola Pagano, Rosa Montesdeola, Beatrice Kessi, musiche Wolfgang Amadeus Mozart | REQUIEM KV626 in Re minore, installazione Andrea Aquilanti, abiti di scena Maria Grazia Tata, disegno luci Jan Maria Lukas, con la collaborazione di Raffaella Mattioli, assistente alla coreografia Marta De Ioanna, foto Elena Bono. Marco Mattolini prodotto da Associazione Culturale Beat '72 in collaborazione con Teatro di Roma "Non desidero più fluttuare sulle cose. Vorrei sentire un peso in me..." (da "Il cielo sopra Berlino" di W. Wenders) L'incontro di questo gruppo di eclettici e multiformi artisti avviene sui versi di un apprezzatissimo poeta dei nostri giorni, nato e vissuto in Irpinia, e le note immortali dell'ultima composizione del genio musicale di tutti I tempi. "Uso un altro tempo e quando parlo e cammino so che devo sbrigarmi come un cavallo, faccio cadere il mio corpo e quando apro la parola la apro veramente": versi che rappresentano bene l'essenza di questo spettacolo di teatro - danza che unisce per la prima volta Maria Laura Baccarini e Gloria Pomardi, due interpreti diversissime fra loro, ma accomunate dalla stessa intensità  d'espressione. Il lavoro racconta il contrasto senza mezzi termini fra il ragionare piano e pacato, distaccato di un Dio donna che si rivolge all'umanità - e alle donne in particolare - e l'impeto tragico del Requiem incompiuto, che visita le stazioni canoniche della Messa, intesa come rappresentazione e senso del percorso di ogni creatura verso la morte e l'eternità. "Dio è fra l'inizio e la fine di uno sbadiglio, è nel tempo di scartare una caramella" dice il poeta e l'impianto coreografico ed interpretativo si gioca tutto nella dialettica fra i gesti piccoli di ogni giorno e le disperate/esasperate invocazioni dei corpi e delle anime in attesa dell'Eterno Giudizio. "Lasciate ogni altro impegno, ozio o preghiera, affanno o piacere , lasciate i vostri panni, il mondo nella sua pantofola, lasciate tutto e guardate quel filo di luce che c'è sotto la porta. Vi sembrerà  impossibile stirarvi, rendervi così sottili da baciare quella polvere, da salirci sopra, da baciare ogni granello di quella polvere, passare un atomo alla volta dall'altra parte, passerete e non troverete niente", ammonisce l'entità  che è diventata dio per sottrazione, sfrondando vita e pensieri, desideri e speranze di tutto il superfluo . Parole a cui rispondono ispirando ariose e intese azioni coreografiche la musica che Mozart compose in punto di morte, disperata ultima sfida, canto di dolore e di speranza: e Andrea Aquilanti immagina un'istallazione sospesa fra le proiezioni reinventate dello spazio e delle figure teatrali e gli oggetti del quotidiano che fluttuano nell'aria mossi dagli impeti di quelle anime."Posso andare a raccogliere l'ultimo pensiero in fondo all'ultima anima e farvelo vedere. Posso dare a me stessa qualsiasi forma... esisliarsi, farsi esili oppure espandersi, avere un cuore significa avere una galassia in mezzo al petto" continua la lettera e Maria Grazia Tata immagina abiti che sottolineano la capacità di mutare delle creature che si muovono sulla scena per rappresentare l'infinita potenza delle loro spirito.