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Schegge d'Autore - L'APPELLO


"Schegge d'Autore Festival della Drammaturgia Italiana Decima Edizione 2010 L'APPELLO Roberto Morpurgo: testo e regia con: Simone Musto, Emilio Zanetti"
22.11.14
 

Lettera di Dio all'Umanità


Teatro India dal 06.12.2011 al 09.12.2011 "LETTERA DI DIO ALL'UMANITA'" testo Franco Arminio, uno spettacolo ideato, coreografato e diretto da Gloria Pomardi, con Maria Laura Baccarini e Gloria Pomardi, e con Valeria Baresi, Stefania Canini, Giulia Brenzan, Marianna Cifarelli, Luana D'Anzi, Erika Iannello, Marta De Ioanna, Monia Marini, Valeria Meoni, Paola Pagano, Rosa Montesdeola, Beatrice Kessi, musiche Wolfgang Amadeus Mozart | REQUIEM KV626 in Re minore, installazione Andrea Aquilanti, abiti di scena Maria Grazia Tata, disegno luci Jan Maria Lukas, con la collaborazione di Raffaella Mattioli, assistente alla coreografia Marta De Ioanna, foto Elena Bono. Marco Mattolini prodotto da Associazione Culturale Beat '72 in collaborazione con Teatro di Roma "Non desidero più fluttuare sulle cose. Vorrei sentire un peso in me..." (da "Il cielo sopra Berlino" di W. Wenders) L'incontro di questo gruppo di eclettici e multiformi artisti avviene sui versi di un apprezzatissimo poeta dei nostri giorni, nato e vissuto in Irpinia, e le note immortali dell'ultima composizione del genio musicale di tutti I tempi. "Uso un altro tempo e quando parlo e cammino so che devo sbrigarmi come un cavallo, faccio cadere il mio corpo e quando apro la parola la apro veramente": versi che rappresentano bene l'essenza di questo spettacolo di teatro - danza che unisce per la prima volta Maria Laura Baccarini e Gloria Pomardi, due interpreti diversissime fra loro, ma accomunate dalla stessa intensità  d'espressione. Il lavoro racconta il contrasto senza mezzi termini fra il ragionare piano e pacato, distaccato di un Dio donna che si rivolge all'umanità - e alle donne in particolare - e l'impeto tragico del Requiem incompiuto, che visita le stazioni canoniche della Messa, intesa come rappresentazione e senso del percorso di ogni creatura verso la morte e l'eternità. "Dio è fra l'inizio e la fine di uno sbadiglio, è nel tempo di scartare una caramella" dice il poeta e l'impianto coreografico ed interpretativo si gioca tutto nella dialettica fra i gesti piccoli di ogni giorno e le disperate/esasperate invocazioni dei corpi e delle anime in attesa dell'Eterno Giudizio. "Lasciate ogni altro impegno, ozio o preghiera, affanno o piacere , lasciate i vostri panni, il mondo nella sua pantofola, lasciate tutto e guardate quel filo di luce che c'è sotto la porta. Vi sembrerà  impossibile stirarvi, rendervi così sottili da baciare quella polvere, da salirci sopra, da baciare ogni granello di quella polvere, passare un atomo alla volta dall'altra parte, passerete e non troverete niente", ammonisce l'entità  che è diventata dio per sottrazione, sfrondando vita e pensieri, desideri e speranze di tutto il superfluo . Parole a cui rispondono ispirando ariose e intese azioni coreografiche la musica che Mozart compose in punto di morte, disperata ultima sfida, canto di dolore e di speranza: e Andrea Aquilanti immagina un'istallazione sospesa fra le proiezioni reinventate dello spazio e delle figure teatrali e gli oggetti del quotidiano che fluttuano nell'aria mossi dagli impeti di quelle anime."Posso andare a raccogliere l'ultimo pensiero in fondo all'ultima anima e farvelo vedere. Posso dare a me stessa qualsiasi forma... esisliarsi, farsi esili oppure espandersi, avere un cuore significa avere una galassia in mezzo al petto" continua la lettera e Maria Grazia Tata immagina abiti che sottolineano la capacità di mutare delle creature che si muovono sulla scena per rappresentare l'infinita potenza delle loro spirito.
22.11.14
 

ASILO


Ruotalibera Teatro 1 Dicembre 2011 "ASILO" regia Tiziana Lucattini, con Marcella Grande e Fabio Traversa, visual Momchil Alexiev, la bambina nel video Fatima Cardilli, aiuto regia Marco Casu, disegno luci Martin Beeretz, oggetti di scena Francesco Persico, costumi Paola Romoli Venturi. L'asilo è un'usanza antichissima di origine sacra. Guarda caso anche una stanza piena di bambini, luogo di una normalità sicura. Scuola di Beslan, settembre 2004. Attacchi terroristici, morti molti bambini e adulti. Era il primo giorno di scuola. A scuola non si dovrebbe morire. Cerchiamo nel dolore e nello stupore di chi vuole sapere perchè si muore in un asilo. Non troviamo ragioni, ma molto dolore, vendicatori di violenze subite, linee di sangue, silenzi killer come esplosivi; consolazione. Teatrodanza e linguaggio video. In videoproiezione una bambina. Scene di guerra, Grozny bombardata, il dopo Beslan, i soccorsi, le facce spaventate, i racconti dei sopravvissuti. In scena un uomo e una donna. Immagini, parole, silenzi e azioni avvengono in luoghi diversi,ma sono accomunate da una perdita. Quel bambino diventa tutti i bambini, il figlio di uno o dell'altra, a seconda delle rispettive storie. Della vittima, e della vittima carnefice. Difficile distinguere. La relazione emotiva e scenica a due coinvolge necessariamente il terzo: mentre meticolosamente la donna prepara la sua vestizione di cavi elettrici per una grande scena a teatro (nel luogo dove si muore per finta lei sconvolgerà  le regole), l'uomo si domanda 'Perchè sono qui, oggi? Perchè qui ed oggi mio figlio viene ucciso…?' La domanda spinge ad un impossibile viaggio a ritroso nel tempo.
22.11.14
 

Rito della luce - La notte della poesia


Rito della luce - La notte della poesia - Castelbuono 17-21 giugno 2011 solstizio d'estate
22.11.14
 

La mia poetica - 6 Aprile 2011 - Marco Calvani


Teatro India Martedì 6 Aprile ore 10:00 - 13:30LA MIA POETICA sulla drammaturgia Italiana Contemporanea 'drammaturghi' con: Franco Cordelli, Marco Calvani, critico testimone Marco Palladini. Drammaturgia: lingue, corpi, narrazioni. Tre giorni dedicati alla drammaturgia per indagare le strade attraverso le quali la scrittura - da segno grafico - si fa scrittura scenica - suono e azione - secondo processi di volta in volta diversi, in cui il punto di partenza non è necessariamente la pagina ma - rovesciando la logica che individua l'origine dell'atto performativo nell'atto letterario - corpi, voci, spazi. Per cercare di orientarsi in questo giardino dai sentieri biforcati, il convegno è suddiviso in sezioni che sottolineano la molteplicità  delle pratiche e dei percorsi tracciati dai ventisette artisti invitati, quasi a ricostruire una mappa che nella sua parzialità  delinea distanze geografiche, anagrafiche e stilistiche ma anche linee tematiche comuni. C'è chi parte dal corpo e chi da lingue antiche. C'è chi è spinto dall'impulso a narrare una storia e chi dalla narrazione si allontana come da una via non più praticabile. C'è chi rivendica la solitudine della scrittura e chi nella scrittura individua il punto di arrivo di un processo condiviso con fidati compagni di viaggio. Da tutte queste voci emerge una scena ricca, scandita da punti di tangenza e derive inconciliabili, una scena che declina il presente nella sua varia, e spesso dolente, umanità. Franco Cordelli/Debora Pietrobono. Http://www.atcllazio.it
22.11.14
 

TOPI


Teatro Beat 72 1980 "TOPI" di Marco Togna, con Andrea Testa e Roberta Turi, regia Marco Togna, musiche Piergiorgio Faraglia. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
22.11.14
 

FROM MEDEA


TEATRO COLOSSEO 19/10/2002 "FROM MEDEA" di Grazia Veresani, con Antonella Elia, Vera Gemma, Barbara Begala e Marina Pannofina, regia di Pietro Bontempo. Quattro donne in una stanza, all'interno di un carcere psichiatrico giudiziario. Marga, Vincenza, Rina ed Eloisa - età  e vissuti diversi - fanno i conti con la loro comune, terribile colpa: l' assassinio del proprio figlio. L'infanticidio, il più inquietante e oscuro dei delitti. Queste donne sono le protagoniste dell'ultimo libro di Grazia Verasani, quarantenne scrittrice bolognese, già  autrice di tre romanzi, una raccolta di racconti e diverse sceneggiature. Grazia Verasani ha scelto di misurarsi con questo delicatissimo tema in seguito al delitto di Cogne. Ha sentito la necessità  di affrontarlo nella sua complessità, nel tentativo di superare le letture semplicistiche fatte sull'onda emotiva del momento. Da questo bisogno, e da un intenso lavoro di documentazione, è nata una piece teatrale, 'From Medea' , dal nome del personaggio della tragedia classica, madre infanticida per antonomasia. Calandosi nelle vite dolorose o estremamente grigie delle protagoniste non si può non sentire per loro pietà. Una pietà  laica per Grazia Verasani, quella che si prova nel momento in cui si smette di giudicare e si inizia a cercare di comprendere. In effetti, in 'From Medea' non c'è traccia di giudizio nei confronti delle quattro donne, ma neppure di giustificazione e, tanto meno, di assoluzione. C'è semplicemente la fotografia delle loro vite, raccontate dal luogo dove stanno scontando la pena e, contemporaneamente, cercando di 'curarsi' con il supporto di psichiatri. 'Conoscere la storia pregressa delle infanticide - prosegue l' autrice - aiuta a capire come l' istinto materno non sia obbligatorio, come la maternità  sia qualcosa di estremamente complesso e come la depressione post partum, se non compresa, possa sfociare anche nell' assassinio del proprio figlio, che, poi, altro non è che un suicidio'. Durante la stesura del libro la scrittrice bolognese si è ampiamente documentata su depressione post partum e maternity blues, sindromi legate alla maternità  studiate soprattutto negli Stati Uniti, dove i casi di infanticidio sono numerosi. 'Ho letto molti libri e saggi - spiega - e mi è stato molto utile il supporto di un amico psichiatra che si occupa di questi temi. Poi, naturalmente ho letto centinaia di articoli di giornale e visto i programmi televisivi nei quali andavano in scena i casi di infanticidio'. Come il caso Franzoni: 'Mi hanno indignato la facilità  di giudizio e le valutazioni approssimative di tutti, colpevolisti e innocentisti. Mi ha colpito come l' attenzione non fosse rivolta al bambino o agli altri bimbi che, se Annamaria Franzoni è davvero colpevole, devono essere protetti, quanto piuttosto alla ricerca del 'mostro' .. Alla sua individuazione attraverso primi piani ed espressioni del viso'. 'Ma la mente umana è un pozzo profondo', dice la scrittrice. Spesso insondabile. Figuriamoci con una telecamera. La depressione post partum esiste. Sta lì, minacciosa. Lo dimostra una vasta letteratura in materia. Lo dimostrano le storie vere delle donne detenute nel carcere psichiatrico giudiziario di Castiglione dello Stiviere, nel mantovano, e le storie immaginate di Marga, Vincenza, Rina ed Eloisa. Allora meglio guardarla in faccia. Pensare che si può provare a fare almeno un piccolo sforzo di comprensione. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. BEAT 72
22.11.14
 
 
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