Teatro Colosseo 12 Novembre - 8 Dicembre 1999: "IL CAPPELLO DI CARTA" di Giovanni Clementi, regia Nora Venturini, con: Riccardo Garrone, Loredana Solfizi , Sabrina Impacciatore, Paola Giannetti, Augusto Fornari, Bruno Conti, Emanuele Cerman. Scene Sergio Tramonti, costumi Agata Cannizzaro, luci Walter De Angelis, aiuto regia Marco Angelilli, colonna sonora Stefano Fresi, organizzazione Antonio Obino, Silvia Scola, Daniele Costantini, ufficio stampa Francesco Caruso Litrico. La commedia ambientata tra il 19 luglio, giorno del bombardamento di Roma, e il 16 ottobre 1943, giorno del rastrellamento degli ebrei nel ghetto, racconta un modesto interno familiare, dove si vive di poco e si parla di tutto. Una famigliola operaia e patriarcale alla cui tavola di fame, tra litigi, contrasti, amori e vaneggiamenti del nonno rincitrullito, si aggiunge, per 'dono' di Dio o del caso,un'altra bocca da sfamare. NOTA DELL'AUTORE:Il cappello di carta nasce dall'esigenza personale di sperimentare le possibilità  teatrali della lingua romana, dalla mia necessità di spettatore di assistere, se possibile, ad un suo uso diverso. Dalla noia ed in alcuni casi perfino dall'indignazione, di fronte ad un -ab-uso- volgare e scontato, di una lingua tanto amata. Dall'amore per il cinema degli anni d'oro, per i grandi autori ed interpreti romani...L'Ambientazione negli anni '40 non è imputabile ad una tentazione nostalgica o ad una voglia di archeologia del pensiero, bensì da un lato all'impossibilità  di trasferire ai giorni nostri termini ed espressioni, ormai quasi dimenticati, che conservano tutt'oggi, secondo me, un grande impatto narrativo e poetico, dall'altro al desiderio di affrontare drammaturgicamente alcuni grandi 'temi'. Fame, guerra, bombardamenti, pulizia etnica...parole ancora oggi di sconcertante attualità  che il disincanto e l'ironia di una Roma scomparsa riescono a rendere forse un pò meno tragici. Un tentativo di restituire la giusta dignità  'teatrale' ad una lingua bellissima. NOTE DI REGIA: Quando lessi per la prima volta "Il cappello di carta" ne fui subito colpita, perchè, nonostante la contemporaneità  della scrittura, la sua struttura era drammaturgicamente classica, forte, teatrale, nel racconto, nel dipanarsi degli eventi, nella costruzione psicologica dei personaggi, nella commistione di commedia e tragedia, nella ricerca del linguaggio, accurato dal punto di vista filologico, ma mai fine a se stesso, sempre legato alla dinamica teatrale e alla sua funzione comunicativa. E poi, soddisfaceva una mia personale passione verso i racconti (nel cinema, nella letteratura, nel teatro) in cui la Storia viene intravista attraverso un microcosmo quotidiano,raccontata con lo sguardo spesso ingenuo ed inconsapevole, della gente comune. Dall'intreccio tra gli eventi dolorosi che sconvolsero Roma in quella tragica stagione (il bombardamento di San Lorenzo e il rastrellamento degli Ebrei al ghetto) e i piccoli problemi quotidiani che assillano la famiglia operaia in cui la Storia viene intravista attraverso un microcosmo quotidiano, raccontata con lo sguardo spesso ingenuo ed inconsapevole, nascono situazioni e occasioni di comicità e divertimento, ma anche di paura, di dolore, di commozione; insomma, uno sguardo affettuoso e insieme ironico su uno spaccato di umanità  e sul nostro passato prossimo. Spero che il risultato di questo lavoro sia uno spettacolo che susciti riflessione, ma anche e soprattutto emozioni, che solleciti la nostra intelligenza, ma che arrivi anche al nostro cuore; che è, in fondo, quello che mi aspetto sempre dal teatro, quando mi siedo in poltrona, da spettatrice. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72