SHORT THEATRE 2011- Teatro di Dioniso - Corsia degli incurabili - (18/11/14)


CANALE:

"Teatro India 14 settembre 2011 Teatro di Dioniso ""Corsia degli incurabili"" di Patrizia Valduga, uno spettacolo di Valter Malosti, con Federica Fracassi, suono e programmazione luci, fonico G.u.p. Alcaro, costumi Federica Genovesi, scelte musicali, luci, spazio scenico Valter Malosti musiche voci e suoni G.U.P. Alcaro, Harold Arlen & E.Y. Harburg, Ludwig Van Beethoven, Carmelo Bene, Uri Caine, Enrico Caruso, CCCP, Leonardo Maria Cognetti, Gabriele D'Annunzio, Filippo Del Corno, Giovanni Lindo Ferretti, Judy Garland, Christoph Willibald Gluck, Hèlène Grimaud, Vincenzo La Scola, Franz Liszt, BJ Nilsen, Portsmouth Sinfonia, Akira Rabelais, Fausto Romitelli, Richard Strauss, Francesco Paolo Tosti, Richard Wagner, Tom Wallace, Chris Watson organizzazione Paolo Ambrosino, amministrazione Paola Falorni, una produzione Teatro di Dioniso / Residenza Multidisciplinare di Asti, in collaborazione con Teatro i / Festival delle Colline Torinesi. Corsia degli incurabili, pubblicato nel 1996, è un atto unico scritto in versi da Patrizia Valduga, una delle voci più significative della poesia contemporanea italiana. Il/la monologante si esprime in una lingua che si nutre del rapporto-divario tra linguaggio alto e linguaggio basso, 'qui spinto fino ad impastare in una sola ipotesi tonale gli estremi del sublime e della più trita umiliante attualità: oggetto questa di uno sdegno di matrice dantesca che la Valduga usa anche per ridare un senso e dignità  di vita a ciò che i nostri esausti tempi d'impostura tendono a non considerare vita. Una donna 'soldato del dolore', malata terminale, giace in una stanza d'ospedale, immobile, inchiodata su una sedia a rotelle, i capelli divenuti rampicanti; i muri scrostati e le poche luci si animano come esseri viventi, respirano, agonizzano, soffrono, amano con lei. Con determinazione la donna lancia le sue parole che si fanno, di volta in volta, invettiva, desiderio, scherno, preghiera, bisbiglio, confessione, provocazione, accompagnata da una partitura sonora tesa e multiforme, una sorta di suono interiore emotivo e disturbato, che passa dalla natura rivisitata da Chris Watson, tocca le ultime sonate per pianoforte di Beethoven, Wagner e Tosti, si incendia con Fausto Romitelli e urla con Giovanni Lindo Ferretti. http://www.shorttheatre.org"

"Teatro India 14 settembre 2011 Teatro di Dioniso ""Corsia degli incurabili"" di Patrizia Valduga, uno spettacolo di Valter Malosti, con Federica Fracassi, suono e programmazione luci, fonico G.u.p. Alcaro, costumi Federica Genovesi, scelte musicali, luci, spazio scenico Valter Malosti musiche voci e suoni G.U.P. Alcaro, Harold Arlen & E.Y. Harburg, Ludwig Van Beethoven, Carmelo Bene, Uri Caine, Enrico Caruso, CCCP, Leonardo Maria Cognetti, Gabriele D'Annunzio, Filippo Del Corno, Giovanni Lindo Ferretti, Judy Garland, Christoph Willibald Gluck, Hèlène Grimaud, Vincenzo La Scola, Franz Liszt, BJ Nilsen, Portsmouth Sinfonia, Akira Rabelais, Fausto Romitelli, Richard Strauss, Francesco Paolo Tosti, Richard Wagner, Tom Wallace, Chris Watson organizzazione Paolo Ambrosino, amministrazione Paola Falorni, una produzione Teatro di Dioniso / Residenza Multidisciplinare di Asti, in collaborazione con Teatro i / Festival delle Colline Torinesi. Corsia degli incurabili, pubblicato nel 1996, è un atto unico scritto in versi da Patrizia Valduga, una delle voci più significative della poesia contemporanea italiana. Il/la monologante si esprime in una lingua che si nutre del rapporto-divario tra linguaggio alto e linguaggio basso, 'qui spinto fino ad impastare in una sola ipotesi tonale gli estremi del sublime e della più trita umiliante attualità: oggetto questa di uno sdegno di matrice dantesca che la Valduga usa anche per ridare un senso e dignità  di vita a ciò che i nostri esausti tempi d'impostura tendono a non considerare vita. Una donna 'soldato del dolore', malata terminale, giace in una stanza d'ospedale, immobile, inchiodata su una sedia a rotelle, i capelli divenuti rampicanti; i muri scrostati e le poche luci si animano come esseri viventi, respirano, agonizzano, soffrono, amano con lei. Con determinazione la donna lancia le sue parole che si fanno, di volta in volta, invettiva, desiderio, scherno, preghiera, bisbiglio, confessione, provocazione, accompagnata da una partitura sonora tesa e multiforme, una sorta di suono interiore emotivo e disturbato, che passa dalla natura rivisitata da Chris Watson, tocca le ultime sonate per pianoforte di Beethoven, Wagner e Tosti, si incendia con Fausto Romitelli e urla con Giovanni Lindo Ferretti. http://www.shorttheatre.org"
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