Questa immensa notte pt3 - (07/11/14)


CANALE:

"QUESTA IMMENSA NOTTE (THIS WIDE NIGHT) di Chloè Moss traduzione di Eliana Amadio e Laura Sicignano regia di Laura SICIGNANO scene di Laura BENZI / luci Sandro SUSSI / costumi Maria Grazia BISIO con Orietta NOTARI e Lisa GALANTINI / Raffaella TAGLIABUE Produzione TEATRO CARGO / PRIMA ITALIANA debutto BORGIO VEREZZI 16 e 17 luglio 2011 INIZIATIVA ORGANIZZATA IN COLLABORAZIONE CON LA FONDAZIONE EDOARDO GARRONE Se si passa del tempo nelle carceri femminili e si ascoltano le storie delle detenute, come ho fatto io, si vive un impatto estremamente forte con questo mondo. Circa il 70% di carcerate sono in prigione per crimini non violenti. Circa il 90% ha figli. E i motivi per cui sono recluse sono la povertà  e la droga. Questi problemi dovrebbero avere un trattamento diverso e il denaro speso per mantenerle in carcere potrebbe essere investito per prevenire la loro vulnerabilità. Così Chloè Moss, autrice di THIS WIDE NIGHT, ne racconta la genesi. 'Si può avere lo stesso rapporto con qualcuno con cui si è stati rinchiusi per venti ore al giorno? Cosa significa essere liberi? Quando Lorraine e Marie, le protagoniste dello spettacolo, escono, il mondo esterno non le può aiutare, ma le soffoca. Tutto quello che prima evitavano - come l'alcool, altre persone o la vita stessa - ora esplode e non c'è nulla che si può arrestare-. THIS WIDE NIGHT è un delicato ritratto di due donne che provano a ricominciare. Le protagoniste sono Marie, trent'anni e Lorraine, cinquanta. Tutto inizia quando Lorraine è rilasciata dal carcere e si reca a casa di Marie. Se le due donne in prigione condividevano ogni cosa, ora la loro amicizia, che un tempo le proteggeva, rischia di soffocare quella fragile libertà  che hanno ritrovato. THIS WIDE NIGHT esplora l'importanza e l'unicità  delle relazioni create all'interno delle carceri: come possono o non possono esistere in un altro contesto e come la libertà  riconquistata rischi di sfociare in una prospettiva preoccupante e deprimente. Note di regia Il carcere nella testa. Anche quando sei fuori, sei marchiata: hai il carcere nella testa. Queste due donne hanno storie comuni alla maggior parte delle carcerate. Sono vittime assassine, madri tossicomani o alcoliste; hanno storie infantili di abbandono. Dentro, in prigione, gli è scivolata via la femminilità: sono diventate fantocci asessuati. Nonostante ciò non hanno perso dignità. Quando escono il mondo le respinge. Allora per loro il carcere assume una dimensione uterina, protettiva: è un richiamo, una possibilità  di fuga dal mondo. Non sanno affrontare il mondo perchè per loro è un incomprensibile, monolitico meccanismo che le stritola. Un mondo insopportabile perchè è pieno di McDonald, dove ci sono vecchiette con mani incartapecorite come zampe di passeri che mangiano un hamburger da sole. E viene voglia di morire. Il monolocale nella periferia della grande città  senza nome dove le due donne si sono rifugiate, uscite di prigione, in realtà  non ha pareti. Ma lì dentro loro non sanno far altro che rivivere le relazioni e le dinamiche carcerarie. Sono amiche, madre e figlia, amanti, sorelle, nemiche... il carcere lo hanno nella testa. I loro ritratti non sono realistici, sono iper-realistici. Sotto una spietata lente di ingrandimento appaiono squadernate le loro fragilità. Quelle fragilità  che sono l'origine delle loro colpe. Storie di abbandoni infantili che si ripetono di madre in figlia. Come un fato tragico, ineluttabile, insensato. Unghie tinte da smalto sbrecciato che grattano contro i muri. Muri mentali. Eppure dentro a queste vite slabbrate, inesorabilmente sbandate, sconce e disperatamente perdenti, c'è ancora ironia. La capacità  di vedersi dall'esterno, di comprendere il proprio fallimento."

"QUESTA IMMENSA NOTTE (THIS WIDE NIGHT) di Chloè Moss traduzione di Eliana Amadio e Laura Sicignano regia di Laura SICIGNANO scene di Laura BENZI / luci Sandro SUSSI / costumi Maria Grazia BISIO con Orietta NOTARI e Lisa GALANTINI / Raffaella TAGLIABUE Produzione TEATRO CARGO / PRIMA ITALIANA debutto BORGIO VEREZZI 16 e 17 luglio 2011 INIZIATIVA ORGANIZZATA IN COLLABORAZIONE CON LA FONDAZIONE EDOARDO GARRONE Se si passa del tempo nelle carceri femminili e si ascoltano le storie delle detenute, come ho fatto io, si vive un impatto estremamente forte con questo mondo. Circa il 70% di carcerate sono in prigione per crimini non violenti. Circa il 90% ha figli. E i motivi per cui sono recluse sono la povertà  e la droga. Questi problemi dovrebbero avere un trattamento diverso e il denaro speso per mantenerle in carcere potrebbe essere investito per prevenire la loro vulnerabilità. Così Chloè Moss, autrice di THIS WIDE NIGHT, ne racconta la genesi. 'Si può avere lo stesso rapporto con qualcuno con cui si è stati rinchiusi per venti ore al giorno? Cosa significa essere liberi? Quando Lorraine e Marie, le protagoniste dello spettacolo, escono, il mondo esterno non le può aiutare, ma le soffoca. Tutto quello che prima evitavano - come l'alcool, altre persone o la vita stessa - ora esplode e non c'è nulla che si può arrestare-. THIS WIDE NIGHT è un delicato ritratto di due donne che provano a ricominciare. Le protagoniste sono Marie, trent'anni e Lorraine, cinquanta. Tutto inizia quando Lorraine è rilasciata dal carcere e si reca a casa di Marie. Se le due donne in prigione condividevano ogni cosa, ora la loro amicizia, che un tempo le proteggeva, rischia di soffocare quella fragile libertà  che hanno ritrovato. THIS WIDE NIGHT esplora l'importanza e l'unicità  delle relazioni create all'interno delle carceri: come possono o non possono esistere in un altro contesto e come la libertà  riconquistata rischi di sfociare in una prospettiva preoccupante e deprimente. Note di regia Il carcere nella testa. Anche quando sei fuori, sei marchiata: hai il carcere nella testa. Queste due donne hanno storie comuni alla maggior parte delle carcerate. Sono vittime assassine, madri tossicomani o alcoliste; hanno storie infantili di abbandono. Dentro, in prigione, gli è scivolata via la femminilità: sono diventate fantocci asessuati. Nonostante ciò non hanno perso dignità. Quando escono il mondo le respinge. Allora per loro il carcere assume una dimensione uterina, protettiva: è un richiamo, una possibilità  di fuga dal mondo. Non sanno affrontare il mondo perchè per loro è un incomprensibile, monolitico meccanismo che le stritola. Un mondo insopportabile perchè è pieno di McDonald, dove ci sono vecchiette con mani incartapecorite come zampe di passeri che mangiano un hamburger da sole. E viene voglia di morire. Il monolocale nella periferia della grande città  senza nome dove le due donne si sono rifugiate, uscite di prigione, in realtà  non ha pareti. Ma lì dentro loro non sanno far altro che rivivere le relazioni e le dinamiche carcerarie. Sono amiche, madre e figlia, amanti, sorelle, nemiche... il carcere lo hanno nella testa. I loro ritratti non sono realistici, sono iper-realistici. Sotto una spietata lente di ingrandimento appaiono squadernate le loro fragilità. Quelle fragilità  che sono l'origine delle loro colpe. Storie di abbandoni infantili che si ripetono di madre in figlia. Come un fato tragico, ineluttabile, insensato. Unghie tinte da smalto sbrecciato che grattano contro i muri. Muri mentali. Eppure dentro a queste vite slabbrate, inesorabilmente sbandate, sconce e disperatamente perdenti, c'è ancora ironia. La capacità  di vedersi dall'esterno, di comprendere il proprio fallimento."
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