Colosseo Nuovo Teatro 10/12/2007 "Il senso della lotta" riflessioni sulla poetica di M. Houellebecq. Regia di Pierpaolo Sepe. Testo di Francesca Manieri. Interpreti: Luigi Biondi, Alessandro Giallocosta, Fabrizio Ferracane, Francesco Forni, Diego Sepe. In un futuro tanto vicino da essere arcaico. In un luogo così fetido da essere ogni luogo. In una lotta così bestiale da essere amore. Due fiere identiche e diverse, due cloni, si dimenano nelle catene della rabbia, si macerano in una disperazione senza più speranza. Languono e si struggono per una mancanza che non ricordano. Come due rabdomanti impazziti invocano la sorgente di un'acqua ormai prosciugata. La specie è sopravvissuta a se stessa sotto forma di essere mutilato. I corpi non conoscono più dolore: non c'è limite alcuno allo smarrimento. Eppure. Come a volte la pioggia cade battente e senza limiti in ogni dove tranne che in un segmento invisibile di terra che resta asciutto, intonso, oltre ogni pretesa, così, in una ferita incrostata della carne si apre l'abisso mal chiuso della salvezza. E ciò che resta in dono di questo infinito disorientamento, di questa perdita senza tregua è il volto oscuro dell'altro, il baratro di ciò che è inconoscibilmente umano. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
Colosseo Nuovo Teatro 10/12/2007 "Il senso della lotta" riflessioni sulla poetica di M. Houellebecq. Regia di Pierpaolo Sepe. Testo di Francesca Manieri. Interpreti: Luigi Biondi, Alessandro Giallocosta, Fabrizio Ferracane, Francesco Forni, Diego Sepe. In un futuro tanto vicino da essere arcaico. In un luogo così fetido da essere ogni luogo. In una lotta così bestiale da essere amore. Due fiere identiche e diverse, due cloni, si dimenano nelle catene della rabbia, si macerano in una disperazione senza più speranza. Languono e si struggono per una mancanza che non ricordano. Come due rabdomanti impazziti invocano la sorgente di un'acqua ormai prosciugata. La specie è sopravvissuta a se stessa sotto forma di essere mutilato. I corpi non conoscono più dolore: non c'è limite alcuno allo smarrimento. Eppure. Come a volte la pioggia cade battente e senza limiti in ogni dove tranne che in un segmento invisibile di terra che resta asciutto, intonso, oltre ogni pretesa, così, in una ferita incrostata della carne si apre l'abisso mal chiuso della salvezza. E ciò che resta in dono di questo infinito disorientamento, di questa perdita senza tregua è il volto oscuro dell'altro, il baratro di ciò che è inconoscibilmente umano. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
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