Teatro Colosseo Maggio 2005 "Tiny Alice" scritto da Edward Albee del 1964 e messo in scena per la prima volta in Italia proprio dal registra cinematografico del "Cattivo Tenente" Abel Ferrara tanto per citare uno dei suoi film più famosi (e anche tra i più belli).con Antonino Iuorio (il cardinale), una seduttiva e giusta Chiara Caselli (Alice), un fascinoso Claudio Botosso (l'avvocato), l'enigmatico Antonio Piovanelli (il maggiordomo, molto simile allo Stroheim di Viale del Tramonto), il Giuda di "The Passion" Luca Lionello (Julian, l'unico personaggio, con Alice, ad avere un nome). Produttore Cherif, scenografie Frank De Curtis ("lontano parente di Totò" afferma Abel Ferrara), musiche dal vivo, notevoli, di Franco Cuipers. 'La piccola Alice' è un dramma che affronta una tematica cara al tormentato cineasta, che ha trattato con profondo senso religioso il discorso che tocca la fede ma anche il costume. La storia è ambientata in un castello inglese trapiantato negli Stati Uniti dove vive un terzetto enigmatico, gotico e un pò satanico: la misteriosa Alice, il maggiordomo (ex amante) e l'avvocato (quello attuale), che un bel giorno va a far visita al cardinale, suo ex compagno di studi e amante. L'avvocato, dunque, propone al cardinale un singolare accordo: in cambio di molto danaro gli chiede di ospitare nel castello un'anima pura, Julian, prete laico, che finirà  poi per essere sacrificato tragicamente sull'altare di Alice. 'Tiny Alice - racconta Ferrara - rappresenta modi di sentire universali, parla di religione e di denaro, dell'intrigo velato di misticismo che si fa politica. Modi di essere che appartengono, appunto, alla società  americana come a quella europea'. Nel primo atto si incontrano-scontrano due personaggi rappresentativi delle istituzioni di appartenenza, un cardinale e un avvocato. Il dialogo e inizialmente amichevole e si capisce che i due sono amici dall'infanzia, ma lentamente non si risparmiano le crudeltà  verbali più antipatiche e gli insulti più sottili e velenosi. Si respira alla fine un'aria intrisa di trascorsi omosessuali, di invidie per rivalità  tra le sponde religiosa e laica. Apprendiamo dai primi due personaggi che il loro incontro prelude a una donazione miliardaria alla Chiesa e che l'avvocato e il mediatore dell'opera di bene decisa da madame Alice. Secondo atto: assistiamo all'incontro di Alice con un maggiordomo sui generis, e all'entrata in scena di un ecclesiastico allievo del cardinale che dovrà  occuparsi dell'affare per conto della Chiesa. Alice lentamente scopre le sue carte in scena, prima rivelandosi l'amante del suo avvocato, poi riconoscendo un ambiguo ruolo al suo maggiordomo, e infine seducendo l'emissario religioso del cardinale convincendolo a lasciare l'abito talare e a sposarla. I personaggi maschili non fanno mistero delle loro latenze omosessuali ne temono la promiscuità  di Alice con ciascuno di loro. Si vedono nel terzo atto Alice, il maggiordomo e l'avvocato tramare ai danni del futuro marito della donna fino a paventare la sua eliminazione che regolarmente avvera alla fine del dramma. Raccontata così la trama non sembra particolarmente succulenta ne profonda. Ma si sa che l'autore teatrale deve mirare all'azione drammatica e pertanto conta poco o relativamente il testo se si è in grado di costruire una macchina scenica e interpretativa come si deve. Ferrara è stato capace di trasmettere la sensazione desiderata dall'autore di mostrare nude le maschere della religione, del potere, del sesso mescolandole come carte che diventano bisunte a forza di maneggiarle e rivelano tutta la loro sporcizia. Probabilmente dietro la piccola Alice si nasconde una idea del divino che lentamente perde potere man mano che diventiamo più svegli e più vecchi, lasciandoci scoprire tutte le piccinerie appunto della religione. Dietro la sua sagoma si nasconde un dio piccino e capace di giochi infantili... Dentro il potere rappresentato dall'avvocato si cela un gioco più grande di noi, che siamo dei principianti dell'esistenza.Piccola Alice e piccolo Avvocato. Dentro la sicumera del leguleio si annida la sua aggressività, cioè l'aggressività di tutti, che lo porterà all'omicidio del suo protetto nonché fresco sposo di Alice. Il sesso che lega o ha legato i quattro protagonisti non è a caso un collante viscido e pericoloso, una losca reificazione reciproca dove non si intravede neanche un pò d'amore, etero oppure omo che sia. E così spesso che lo psicoanalista e costretto a vedere i suoi simili, specchiandosi anche in essi. Questo e il motivo del nostro godimento del pezzo teatrale. Un po' abbiamo sofferto per capire quel che abbiamo scritto, ma ci consoliamo pensando che la visione del mal comune umano e teatrale induce a maggiori indulgenze verso il mondo e se stessi e a mezzo gaudio professionale. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
Teatro Colosseo Maggio 2005 "Tiny Alice" scritto da Edward Albee del 1964 e messo in scena per la prima volta in Italia proprio dal registra cinematografico del "Cattivo Tenente" Abel Ferrara tanto per citare uno dei suoi film più famosi (e anche tra i più belli).con Antonino Iuorio (il cardinale), una seduttiva e giusta Chiara Caselli (Alice), un fascinoso Claudio Botosso (l'avvocato), l'enigmatico Antonio Piovanelli (il maggiordomo, molto simile allo Stroheim di Viale del Tramonto), il Giuda di "The Passion" Luca Lionello (Julian, l'unico personaggio, con Alice, ad avere un nome). Produttore Cherif, scenografie Frank De Curtis ("lontano parente di Totò" afferma Abel Ferrara), musiche dal vivo, notevoli, di Franco Cuipers. 'La piccola Alice' è un dramma che affronta una tematica cara al tormentato cineasta, che ha trattato con profondo senso religioso il discorso che tocca la fede ma anche il costume. La storia è ambientata in un castello inglese trapiantato negli Stati Uniti dove vive un terzetto enigmatico, gotico e un pò satanico: la misteriosa Alice, il maggiordomo (ex amante) e l'avvocato (quello attuale), che un bel giorno va a far visita al cardinale, suo ex compagno di studi e amante. L'avvocato, dunque, propone al cardinale un singolare accordo: in cambio di molto danaro gli chiede di ospitare nel castello un'anima pura, Julian, prete laico, che finirà  poi per essere sacrificato tragicamente sull'altare di Alice. 'Tiny Alice - racconta Ferrara - rappresenta modi di sentire universali, parla di religione e di denaro, dell'intrigo velato di misticismo che si fa politica. Modi di essere che appartengono, appunto, alla società  americana come a quella europea'. Nel primo atto si incontrano-scontrano due personaggi rappresentativi delle istituzioni di appartenenza, un cardinale e un avvocato. Il dialogo e inizialmente amichevole e si capisce che i due sono amici dall'infanzia, ma lentamente non si risparmiano le crudeltà  verbali più antipatiche e gli insulti più sottili e velenosi. Si respira alla fine un'aria intrisa di trascorsi omosessuali, di invidie per rivalità  tra le sponde religiosa e laica. Apprendiamo dai primi due personaggi che il loro incontro prelude a una donazione miliardaria alla Chiesa e che l'avvocato e il mediatore dell'opera di bene decisa da madame Alice. Secondo atto: assistiamo all'incontro di Alice con un maggiordomo sui generis, e all'entrata in scena di un ecclesiastico allievo del cardinale che dovrà  occuparsi dell'affare per conto della Chiesa. Alice lentamente scopre le sue carte in scena, prima rivelandosi l'amante del suo avvocato, poi riconoscendo un ambiguo ruolo al suo maggiordomo, e infine seducendo l'emissario religioso del cardinale convincendolo a lasciare l'abito talare e a sposarla. I personaggi maschili non fanno mistero delle loro latenze omosessuali ne temono la promiscuità  di Alice con ciascuno di loro. Si vedono nel terzo atto Alice, il maggiordomo e l'avvocato tramare ai danni del futuro marito della donna fino a paventare la sua eliminazione che regolarmente avvera alla fine del dramma. Raccontata così la trama non sembra particolarmente succulenta ne profonda. Ma si sa che l'autore teatrale deve mirare all'azione drammatica e pertanto conta poco o relativamente il testo se si è in grado di costruire una macchina scenica e interpretativa come si deve. Ferrara è stato capace di trasmettere la sensazione desiderata dall'autore di mostrare nude le maschere della religione, del potere, del sesso mescolandole come carte che diventano bisunte a forza di maneggiarle e rivelano tutta la loro sporcizia. Probabilmente dietro la piccola Alice si nasconde una idea del divino che lentamente perde potere man mano che diventiamo più svegli e più vecchi, lasciandoci scoprire tutte le piccinerie appunto della religione. Dietro la sua sagoma si nasconde un dio piccino e capace di giochi infantili... Dentro il potere rappresentato dall'avvocato si cela un gioco più grande di noi, che siamo dei principianti dell'esistenza.Piccola Alice e piccolo Avvocato. Dentro la sicumera del leguleio si annida la sua aggressività, cioè l'aggressività di tutti, che lo porterà all'omicidio del suo protetto nonché fresco sposo di Alice. Il sesso che lega o ha legato i quattro protagonisti non è a caso un collante viscido e pericoloso, una losca reificazione reciproca dove non si intravede neanche un pò d'amore, etero oppure omo che sia. E così spesso che lo psicoanalista e costretto a vedere i suoi simili, specchiandosi anche in essi. Questo e il motivo del nostro godimento del pezzo teatrale. Un po' abbiamo sofferto per capire quel che abbiamo scritto, ma ci consoliamo pensando che la visione del mal comune umano e teatrale induce a maggiori indulgenze verso il mondo e se stessi e a mezzo gaudio professionale. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
Posta un commento