Aspettando Alice - (20/10/14)


CANALE:
Accademia di Romania La rotonda 29 giugno 2014, teatROmania
 festival
Aspettando Alice ¬– prima nazionale
di e con Oana Mardare, regia Doru Taloș, Produzione Compagnia Atelier45, Cluj Una rappresentazione glaciale per impianto teorico e devastante per restituzione emotiva, nonché fisicamente in grado di provocare una paralizzante e paradossale partecipazione esistenziale, attraverso un crescendo di consapevolezza. In omaggio alla citazione del celebre romanzo di Lewis Carroll e alla famosa opera di Samuel Beckett, lo spettacolo è un diamante da non sgrezzare, mutevole secondo propria passione e poliedrico per i piani di interpretazione offerti a ogni singolo partecipante. La regia di Doru Taloș non è certamente esente da sbavature, così come Oana Mardare è apparsa tutt’altro che impeccabile. Ovvero, straordinariamente lontana dall’etimologia del termine (persona incapace di peccato, dunque aliena all’umanità), perché interprete di quanto di più umano possa esistere. Una vita struggente le cui ambiziose credenze sono fatalmente destinate (non usiamo a caso il termine) allo scacco e al fallimento.
Espressione forse non carnale, ma assolutamente credibile della vita, in Oana Mardare riconosciamo concretizzarsi suggestioni filosofiche di straordinaria potenza. Dalla inarrestabile e autodistruttiva volontà di vivere (individuata oltre l’illusorio Velo di Maya dal filosofo Schopenhauer) al conflitto tra Eros e Thanatos (collocato dallo psicanalista Freud Al di là del principio di piacere). Dalla celebre massima pindarica «diventa ciò che sei» (ribadita dall’inattuale Nietzsche) a quell’essere per la morte che, secondo Martin Heidegger, caratterizzerebbe l’esistenza autentica (ancora più incredibile visto il soggetto in scena). Riferimenti culturali che, anche se non espliciti alla cultura media, agiscono in maniera sotterranea e – proprio per questo – lontani da ogni pedanteria. Riuscendo, così, a fomentare tra gli astanti un senso di inadeguatezza e disagio di fronte all’angoscia e alla disperazione provata dalla povera protagonista in perenne attesa dell’arrivo di Alice.
Alcune affermazioni sono poi pietre scagliate dritte al cuore che mandano in frantumi l’anima di chi le ascolta e se le vede colpevolmente addossate. «Perché non giocate, non ridete con me? Ecco, adesso non potete più giocare perché vi ho ucciso!», dirà Oana, stremanta di fronte all’impassibilità di un pubblico adulto e maturo che non può essere realmente coinvolto nel suo mondo.
Un mondo decadente di scatole, tazze di tè rotte, nécessaire de beautè, ma anche di sentimenti e relazioni spezzate, dove la protagonista si aggira con fare quasi da folletto. Un mondo, quello di questa meravigliosa e geniale attrice e autrice, che ci auguriamo il pubblico italiano possa avere nuovamente occasione di incontrare.
Accademia di Romania La rotonda 29 giugno 2014, teatROmania
 festival
Aspettando Alice ¬– prima nazionale
di e con Oana Mardare, regia Doru Taloș, Produzione Compagnia Atelier45, Cluj Una rappresentazione glaciale per impianto teorico e devastante per restituzione emotiva, nonché fisicamente in grado di provocare una paralizzante e paradossale partecipazione esistenziale, attraverso un crescendo di consapevolezza. In omaggio alla citazione del celebre romanzo di Lewis Carroll e alla famosa opera di Samuel Beckett, lo spettacolo è un diamante da non sgrezzare, mutevole secondo propria passione e poliedrico per i piani di interpretazione offerti a ogni singolo partecipante. La regia di Doru Taloș non è certamente esente da sbavature, così come Oana Mardare è apparsa tutt’altro che impeccabile. Ovvero, straordinariamente lontana dall’etimologia del termine (persona incapace di peccato, dunque aliena all’umanità), perché interprete di quanto di più umano possa esistere. Una vita struggente le cui ambiziose credenze sono fatalmente destinate (non usiamo a caso il termine) allo scacco e al fallimento.
Espressione forse non carnale, ma assolutamente credibile della vita, in Oana Mardare riconosciamo concretizzarsi suggestioni filosofiche di straordinaria potenza. Dalla inarrestabile e autodistruttiva volontà di vivere (individuata oltre l’illusorio Velo di Maya dal filosofo Schopenhauer) al conflitto tra Eros e Thanatos (collocato dallo psicanalista Freud Al di là del principio di piacere). Dalla celebre massima pindarica «diventa ciò che sei» (ribadita dall’inattuale Nietzsche) a quell’essere per la morte che, secondo Martin Heidegger, caratterizzerebbe l’esistenza autentica (ancora più incredibile visto il soggetto in scena). Riferimenti culturali che, anche se non espliciti alla cultura media, agiscono in maniera sotterranea e – proprio per questo – lontani da ogni pedanteria. Riuscendo, così, a fomentare tra gli astanti un senso di inadeguatezza e disagio di fronte all’angoscia e alla disperazione provata dalla povera protagonista in perenne attesa dell’arrivo di Alice.
Alcune affermazioni sono poi pietre scagliate dritte al cuore che mandano in frantumi l’anima di chi le ascolta e se le vede colpevolmente addossate. «Perché non giocate, non ridete con me? Ecco, adesso non potete più giocare perché vi ho ucciso!», dirà Oana, stremanta di fronte all’impassibilità di un pubblico adulto e maturo che non può essere realmente coinvolto nel suo mondo.
Un mondo decadente di scatole, tazze di tè rotte, nécessaire de beautè, ma anche di sentimenti e relazioni spezzate, dove la protagonista si aggira con fare quasi da folletto. Un mondo, quello di questa meravigliosa e geniale attrice e autrice, che ci auguriamo il pubblico italiano possa avere nuovamente occasione di incontrare.
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