Colosseo Nuovo Teatro dal 16 al 21 novembre 2010 "STUDI PER OFELIA" diretto e interpretato da Rossella Or con la collaborazione artistica di Mario Prosperi con Fabio Collepiccolo in Amleto, Rossella Or in Ofelia, Mario Prosperi in il Narratore. Ass. alla regia Giusi Potenza, scene e luci Valerio De Filippo, consulenza musicale Paolo Modugno, costumi Helga Williams, operatori dell'artwork Luca Scivoletto e Maria Scivoletto, collaborazione artistica all'allestimento Roberto Zorzut, ufficio stampa Giovanna Nicolai. Immaginiamo che questa famosissima rappresentazione della follia e della fatale attrazione della morte, capace di trascinare al crimine e al suicidio coloro che furono legati al nodo dell'insanguinata corona di Elsinore - voglio dire il dramma shakespeariano Hamlet - fosse scritto in un delirio, oggi, da un pazzo: le tracce del dolore in tutti e tre i personaggi che si dividono la scena impregnano la scrittura, che non è dimentica dell'eleganza del dettato e delle visioni evocate in quelle pagine; solo il poeta contemporaneo si trova sul sentiero di una espressione che 'apprende' dai procedimenti della follia; ma l'intenzione non è parodica: la poesia 'impazzita' non riferisce e non rappresenta la follia, la esprime, la vive. C'è in questo delirio a tre qualche cosa di analogo alle emozioni sacre del rito barocco che il dramma ha nel cuore, con tutte le domande sul senso del vivere e sull'incontro di giovinezza e morte, con una evocazione potente dell'inattingibile e con i dubbi che restano e che governano i comportamenti 'impazziti'.
Colosseo Nuovo Teatro dal 16 al 21 novembre 2010 "STUDI PER OFELIA" diretto e interpretato da Rossella Or con la collaborazione artistica di Mario Prosperi con Fabio Collepiccolo in Amleto, Rossella Or in Ofelia, Mario Prosperi in il Narratore. Ass. alla regia Giusi Potenza, scene e luci Valerio De Filippo, consulenza musicale Paolo Modugno, costumi Helga Williams, operatori dell'artwork Luca Scivoletto e Maria Scivoletto, collaborazione artistica all'allestimento Roberto Zorzut, ufficio stampa Giovanna Nicolai. Immaginiamo che questa famosissima rappresentazione della follia e della fatale attrazione della morte, capace di trascinare al crimine e al suicidio coloro che furono legati al nodo dell'insanguinata corona di Elsinore - voglio dire il dramma shakespeariano Hamlet - fosse scritto in un delirio, oggi, da un pazzo: le tracce del dolore in tutti e tre i personaggi che si dividono la scena impregnano la scrittura, che non è dimentica dell'eleganza del dettato e delle visioni evocate in quelle pagine; solo il poeta contemporaneo si trova sul sentiero di una espressione che 'apprende' dai procedimenti della follia; ma l'intenzione non è parodica: la poesia 'impazzita' non riferisce e non rappresenta la follia, la esprime, la vive. C'è in questo delirio a tre qualche cosa di analogo alle emozioni sacre del rito barocco che il dramma ha nel cuore, con tutte le domande sul senso del vivere e sull'incontro di giovinezza e morte, con una evocazione potente dell'inattingibile e con i dubbi che restano e che governano i comportamenti 'impazziti'.
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