Teatro Colosseo 6/2/2001 "SANGUE" liberamente ispirato all'omonimo racconto di Isaac Bashevis Singer. Drammaturgia Martino D'Amico e Roberto Valerio, con: Sabrina Scuccimarra, Franco Ravera, Maurizio Castà, Martino D'Amico, Roberto Valerio. Per questo narratore, acuto interprete della tradizione ebraica, le storie e la vita non finiscono mai, confondendosi in un intreccio apparentemente senza fine. Da questa coscienza scaturisce la sua familiarità  con il teatro della totalità. Il suo sguardo vuole liberare la società  dalla Legge, la vita dal valore, l'immediatezza dal senso, il particolare dalla totalità. Una delle più grandi parabole della vita, secondo Singer, è il suo racconto 'sangue', storia di un adulterio consumato tra le mura di un mattatoio in cui l'autore denuda la realtà  nella sua crudezza. La storia viene descritta senza censure, allibrando ad ogni suo particolare una evidenza assoluta: i corpi, i piaceri, il cibo e i desideri. Il ritratto che ne viene fuori mostra una confidenza straordinaria con il corpo umano, pieno di sacro rispetto per la vita, l'amplesso, la carne. Il desiderio inestinguibile e tranquillo che vivificala persona, la violenza dell'infrazione che travolge ogni divieto. La perversione di Risha e Rueben rompe ogni regola. I loro corpi ingrassati dalla voluttà  per il cibo e sudati per la violenta foga degli amplessi, riescono a malapena a congiungersi nel mattatoio ingombro di bestie squartate. La forza dantesca di questa immagine è anzitutto l'insinuante tentazione a rinunciare ad ogni giudizio per abbandonarsi alla casualità  indistinta della vita, al di là  del bene e del male. Riprese e regia video Ulisse Benedetti
Teatro Colosseo 6/2/2001 "SANGUE" liberamente ispirato all'omonimo racconto di Isaac Bashevis Singer. Drammaturgia Martino D'Amico e Roberto Valerio, con: Sabrina Scuccimarra, Franco Ravera, Maurizio Castà, Martino D'Amico, Roberto Valerio. Per questo narratore, acuto interprete della tradizione ebraica, le storie e la vita non finiscono mai, confondendosi in un intreccio apparentemente senza fine. Da questa coscienza scaturisce la sua familiarità  con il teatro della totalità. Il suo sguardo vuole liberare la società  dalla Legge, la vita dal valore, l'immediatezza dal senso, il particolare dalla totalità. Una delle più grandi parabole della vita, secondo Singer, è il suo racconto 'sangue', storia di un adulterio consumato tra le mura di un mattatoio in cui l'autore denuda la realtà  nella sua crudezza. La storia viene descritta senza censure, allibrando ad ogni suo particolare una evidenza assoluta: i corpi, i piaceri, il cibo e i desideri. Il ritratto che ne viene fuori mostra una confidenza straordinaria con il corpo umano, pieno di sacro rispetto per la vita, l'amplesso, la carne. Il desiderio inestinguibile e tranquillo che vivificala persona, la violenza dell'infrazione che travolge ogni divieto. La perversione di Risha e Rueben rompe ogni regola. I loro corpi ingrassati dalla voluttà  per il cibo e sudati per la violenta foga degli amplessi, riescono a malapena a congiungersi nel mattatoio ingombro di bestie squartate. La forza dantesca di questa immagine è anzitutto l'insinuante tentazione a rinunciare ad ogni giudizio per abbandonarsi alla casualità  indistinta della vita, al di là  del bene e del male. Riprese e regia video Ulisse Benedetti
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