"NELLA PIETRA di Christa Wolf adattamento, progetto di scena e regia di Enrico Frattaroli con Anna Paola Vellaccio Mariateresa Pascale, Valentina Rosaroni, Ivan Marcantoni produzione Florian Teatro Stabile di Innovazione Debutta l'11 maggio al Teatro India lo spettacolo ""Nella Pietra"" di Christa Wolf , adattamento, scena e regia di Enrico Frattaroli Il racconto Nella pietra - scritto da Christa Wolf nel 1996 e apparso in Italia solo nel 2009, nella raccolta ""Con uno sguardo diverso"" (edizioni e/o) - è il resoconto fonologico dell'autrice che ripercorre, letterariamente, la sua operazione di protesi all'anca effettuata in anestesia epidurale. L'essere 'confissa nella pietra', come ci racconta il regista Enrico Frattaroli, è la metafora stessa della sua esperienza: 'Il punto nella mia testa che sa che mi stanno aprendo la carne è sveglio. Il punto nella mia testa che dovrebbe avvertire il dolore è congelato nella pietra'. L'attrice è distesa su un tavolo chirurgico orientato lungo l'asse centrale della scena, nella metà  compresa tra la linea di proscenio e il centro. Giace con la testa riversa verso il pubblico. Il suo busto è libero mentre il bacino e le gambe sono legate al tavolo: la sua immobilità  è reale. Un velatino nero, esteso quanto il piano frontale della scena, divide lo spazio in due metà  attraversando il corpo della donna esattamente lungo la linea della vita, come una membrana, un filtro, un diaframma tra il corpo anestetizzato e l'immaginazione acuita. Su questo velo-schermo, un flusso discontinuo di immagini (in foto e in video) tratteggia in contrappunto il flusso continuo del racconto. Un quadrato di luce verde si intaglia nel velatino come il telo di stoffa usato per nascondere la scena chirurgica allo sguardo del paziente. Nei momenti in cui l'intervento chirurgico irrompe con la sua realtà, un fondale illuminato in verde dissolve il flusso di immagini e fa apparire la sala operatoria che il velatino occultava. Alla fine del testo, l'operazione chirurgica e l'operazione teatrale si concludono di concerto: l'anestesia, la finzione, il raggiro dei sensi termina, la donna viene sciolta dal tavolo operatorio, il velatino scompare, si torna alla realtà, alle gambe, al mestiere, agli applausi..."
"NELLA PIETRA di Christa Wolf adattamento, progetto di scena e regia di Enrico Frattaroli con Anna Paola Vellaccio Mariateresa Pascale, Valentina Rosaroni, Ivan Marcantoni produzione Florian Teatro Stabile di Innovazione Debutta l'11 maggio al Teatro India lo spettacolo ""Nella Pietra"" di Christa Wolf , adattamento, scena e regia di Enrico Frattaroli Il racconto Nella pietra - scritto da Christa Wolf nel 1996 e apparso in Italia solo nel 2009, nella raccolta ""Con uno sguardo diverso"" (edizioni e/o) - è il resoconto fonologico dell'autrice che ripercorre, letterariamente, la sua operazione di protesi all'anca effettuata in anestesia epidurale. L'essere 'confissa nella pietra', come ci racconta il regista Enrico Frattaroli, è la metafora stessa della sua esperienza: 'Il punto nella mia testa che sa che mi stanno aprendo la carne è sveglio. Il punto nella mia testa che dovrebbe avvertire il dolore è congelato nella pietra'. L'attrice è distesa su un tavolo chirurgico orientato lungo l'asse centrale della scena, nella metà  compresa tra la linea di proscenio e il centro. Giace con la testa riversa verso il pubblico. Il suo busto è libero mentre il bacino e le gambe sono legate al tavolo: la sua immobilità  è reale. Un velatino nero, esteso quanto il piano frontale della scena, divide lo spazio in due metà  attraversando il corpo della donna esattamente lungo la linea della vita, come una membrana, un filtro, un diaframma tra il corpo anestetizzato e l'immaginazione acuita. Su questo velo-schermo, un flusso discontinuo di immagini (in foto e in video) tratteggia in contrappunto il flusso continuo del racconto. Un quadrato di luce verde si intaglia nel velatino come il telo di stoffa usato per nascondere la scena chirurgica allo sguardo del paziente. Nei momenti in cui l'intervento chirurgico irrompe con la sua realtà, un fondale illuminato in verde dissolve il flusso di immagini e fa apparire la sala operatoria che il velatino occultava. Alla fine del testo, l'operazione chirurgica e l'operazione teatrale si concludono di concerto: l'anestesia, la finzione, il raggiro dei sensi termina, la donna viene sciolta dal tavolo operatorio, il velatino scompare, si torna alla realtà, alle gambe, al mestiere, agli applausi..."
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