Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica
Teatro Vascello 8 Maggio 2014 La Compagnia Clinica Mammut presenta “IL RETRO DEI GIORNI”
testo Alessandra Di Lernia
drammaturgia del suono e regia Salvo Lombardo
con Alessandra Di Lernia e Salvo Lombardo
e la presenza in video e in voce di Carla Tatò
disegno del suono: Fabrizio Alviti
con reperti sonori tratti da Carotone, Matmos, Wagner, Verdi, Mascagni, Lambarena
e altri segmenti ispirati a Monteverdi, Giordano, The Hafler Trio, Camus, Guidi|Gibbons
disegno luci Valerio Modesti
assistente alla regia Gloria Anastasi
realizzazione scene Antonio Lombardo, William Ingrà, Franco Lentini
realizzazione video Isabella Gaffè e Massimiliano Di Franca
foto di scena Stefano Ridolfi
produzione Clinica Mammut
in collaborazione con Teatro Studio Krypton
e con il sostegno di Associazione Umanista Atlantide OnlusIl retro dei giorni – secondo capitolo della trilogia Memento mori – icone della fine – espone due figure, un uomo e una donna, fratello e sorella, sulla soglia della fine: di un genitore, di un’età, di un’epoca. Si interrogano sul tempo presente; ne guardano le crepe cercando di rintracciarne le responsabilità sociali, politiche e anche infine di processi storici. Tela di fondo dunque l’epoca di stallo di una crisi che è economica, ma anche e soprattutto di significato. Nella Bibbia, è Daniele a declinare la fine dei tempi come il retro dei giorni, cosicché il termine ‘retro’ assume una connotazione temporale. Il retro è una tensione verso. Uno svelamento. Quando sarà compiuta l’apocalisse latente del tempo presente? Quando si finisce di finire? Se nella fine di tutte le cose il tempo è il tempo del finire, e se tale fine è l’inizio di una durata ulteriore non soggetta a condizioni temporali bensì morali, allora che fare? Come agire? Consumate tutte le grandi narrazioni, quale preghiera? In questo spasmo di ricerca di senso si continua a procedere ma contemplando il passato, proprio come l’angelo della storia di Walter Benjamin, nell’impossibilità però di ritornarvi per ricomporlo perché una forza ci spinge in direzione opposta, una direzione velata. Solo in un futuro, forse, saremo in grado di vedere il retro dei giorni.
Il primo studio di Il retro dei giorni dal titolo L’anticamera è stato progetto finalista al Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti, ricevendo una menzione della giuria:
“Clinica Mammut manifesta una scrittura sfaccettata, costruita su segni che fondano l’apocalisse culturale imminente e le idiosincrasie della vita quotidiana, ampliando la scena dal privato a quella dei conflitti globali”
Recensione dello spettacolo su TeatroeCriticaTeatro Vascello 8 Maggio 2014 La Compagnia Clinica Mammut presenta “IL RETRO DEI GIORNI”
testo Alessandra Di Lernia
drammaturgia del suono e regia Salvo Lombardo
con Alessandra Di Lernia e Salvo Lombardo
e la presenza in video e in voce di Carla Tatò
disegno del suono: Fabrizio Alviti
con reperti sonori tratti da Carotone, Matmos, Wagner, Verdi, Mascagni, Lambarena
e altri segmenti ispirati a Monteverdi, Giordano, The Hafler Trio, Camus, Guidi|Gibbons
disegno luci Valerio Modesti
assistente alla regia Gloria Anastasi
realizzazione scene Antonio Lombardo, William Ingrà, Franco Lentini
realizzazione video Isabella Gaffè e Massimiliano Di Franca
foto di scena Stefano Ridolfi
produzione Clinica Mammut
in collaborazione con Teatro Studio Krypton
e con il sostegno di Associazione Umanista Atlantide OnlusIl retro dei giorni – secondo capitolo della trilogia Memento mori – icone della fine – espone due figure, un uomo e una donna, fratello e sorella, sulla soglia della fine: di un genitore, di un’età, di un’epoca. Si interrogano sul tempo presente; ne guardano le crepe cercando di rintracciarne le responsabilità sociali, politiche e anche infine di processi storici. Tela di fondo dunque l’epoca di stallo di una crisi che è economica, ma anche e soprattutto di significato. Nella Bibbia, è Daniele a declinare la fine dei tempi come il retro dei giorni, cosicché il termine ‘retro’ assume una connotazione temporale. Il retro è una tensione verso. Uno svelamento. Quando sarà compiuta l’apocalisse latente del tempo presente? Quando si finisce di finire? Se nella fine di tutte le cose il tempo è il tempo del finire, e se tale fine è l’inizio di una durata ulteriore non soggetta a condizioni temporali bensì morali, allora che fare? Come agire? Consumate tutte le grandi narrazioni, quale preghiera? In questo spasmo di ricerca di senso si continua a procedere ma contemplando il passato, proprio come l’angelo della storia di Walter Benjamin, nell’impossibilità però di ritornarvi per ricomporlo perché una forza ci spinge in direzione opposta, una direzione velata. Solo in un futuro, forse, saremo in grado di vedere il retro dei giorni.
Il primo studio di Il retro dei giorni dal titolo L’anticamera è stato progetto finalista al Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti, ricevendo una menzione della giuria:
“Clinica Mammut manifesta una scrittura sfaccettata, costruita su segni che fondano l’apocalisse culturale imminente e le idiosincrasie della vita quotidiana, ampliando la scena dal privato a quella dei conflitti globali”
Teatro Vascello 8 Maggio 2014 La Compagnia Clinica Mammut presenta “IL RETRO DEI GIORNI”
testo Alessandra Di Lernia
drammaturgia del suono e regia Salvo Lombardo
con Alessandra Di Lernia e Salvo Lombardo
e la presenza in video e in voce di Carla Tatò
disegno del suono: Fabrizio Alviti
con reperti sonori tratti da Carotone, Matmos, Wagner, Verdi, Mascagni, Lambarena
e altri segmenti ispirati a Monteverdi, Giordano, The Hafler Trio, Camus, Guidi|Gibbons
disegno luci Valerio Modesti
assistente alla regia Gloria Anastasi
realizzazione scene Antonio Lombardo, William Ingrà, Franco Lentini
realizzazione video Isabella Gaffè e Massimiliano Di Franca
foto di scena Stefano Ridolfi
produzione Clinica Mammut
in collaborazione con Teatro Studio Krypton
e con il sostegno di Associazione Umanista Atlantide OnlusIl retro dei giorni – secondo capitolo della trilogia Memento mori – icone della fine – espone due figure, un uomo e una donna, fratello e sorella, sulla soglia della fine: di un genitore, di un’età, di un’epoca. Si interrogano sul tempo presente; ne guardano le crepe cercando di rintracciarne le responsabilità sociali, politiche e anche infine di processi storici. Tela di fondo dunque l’epoca di stallo di una crisi che è economica, ma anche e soprattutto di significato. Nella Bibbia, è Daniele a declinare la fine dei tempi come il retro dei giorni, cosicché il termine ‘retro’ assume una connotazione temporale. Il retro è una tensione verso. Uno svelamento. Quando sarà compiuta l’apocalisse latente del tempo presente? Quando si finisce di finire? Se nella fine di tutte le cose il tempo è il tempo del finire, e se tale fine è l’inizio di una durata ulteriore non soggetta a condizioni temporali bensì morali, allora che fare? Come agire? Consumate tutte le grandi narrazioni, quale preghiera? In questo spasmo di ricerca di senso si continua a procedere ma contemplando il passato, proprio come l’angelo della storia di Walter Benjamin, nell’impossibilità però di ritornarvi per ricomporlo perché una forza ci spinge in direzione opposta, una direzione velata. Solo in un futuro, forse, saremo in grado di vedere il retro dei giorni.
Il primo studio di Il retro dei giorni dal titolo L’anticamera è stato progetto finalista al Premio Tuttoteatro.com Dante Cappelletti, ricevendo una menzione della giuria:
“Clinica Mammut manifesta una scrittura sfaccettata, costruita su segni che fondano l’apocalisse culturale imminente e le idiosincrasie della vita quotidiana, ampliando la scena dal privato a quella dei conflitti globali”
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