Teatro Colosseo 1992 "America" di Franz Kafka regia Giorgio Barberio Corsetti . Spettacolo in piena sintonia con le ambientazioni claustrofobiche di Kafka. Nelle prime righe l'autore si precipita a dirci tutto: Karl Rossmann è un ragazzo di sedici anni sedotto da una servetta e reso padre. Per questo i suoi genitori lo hanno mandato in America, e noi lo incontriamo sulla nave, proprio mentre sta per sbarcare a New York e per conoscere una strana figura di solitario perseguitato, a cui d'impulso offre la sua solidarietà: "Il fochista" del titolo. Kafka utilizzò più tardi questo racconto, che Musil trovava delizioso, come primo capitolo del romanzo incompiuto "America". E' un Kafka meno "Kafkiano" del solito, capace una volta tanto di adottare un finale sorprendentemente positivo, in tutto degno di un romanzo di Dickens. Come in tutti i suoi romanzi e racconti, anche ne "Il fochista" Kafka si dibatte, in un'atmosfera magica e allucinata, nel problema dell'incomunicabile solitudine della creatura umana, prigioniera in un mondo che non riesce a comprendere.
Teatro Colosseo 1992 "America" di Franz Kafka regia Giorgio Barberio Corsetti . Spettacolo in piena sintonia con le ambientazioni claustrofobiche di Kafka. Nelle prime righe l'autore si precipita a dirci tutto: Karl Rossmann è un ragazzo di sedici anni sedotto da una servetta e reso padre. Per questo i suoi genitori lo hanno mandato in America, e noi lo incontriamo sulla nave, proprio mentre sta per sbarcare a New York e per conoscere una strana figura di solitario perseguitato, a cui d'impulso offre la sua solidarietà: "Il fochista" del titolo. Kafka utilizzò più tardi questo racconto, che Musil trovava delizioso, come primo capitolo del romanzo incompiuto "America". E' un Kafka meno "Kafkiano" del solito, capace una volta tanto di adottare un finale sorprendentemente positivo, in tutto degno di un romanzo di Dickens. Come in tutti i suoi romanzi e racconti, anche ne "Il fochista" Kafka si dibatte, in un'atmosfera magica e allucinata, nel problema dell'incomunicabile solitudine della creatura umana, prigioniera in un mondo che non riesce a comprendere.
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