Teatro Valle 15 novembre 2011 "Vita morte e miracoli del 1799" di e con Alfonso Sessa, regia Duccio Camerini. Compagnia La Casa dei Racconti in collaborazione con Cubatea. 1799-2009:in Italia tutto è cambiato, niente è passato. Napoli, 1799. Sangue, morti, una tragedia. Ma Napoli è in Italia e le tragedie in Italia, a volte, fanno ridere. Perchè "tragedia" dalle nostre parti può significare "paradosso". Dieci anni dopo la rivoluzione francese, uno sparuto gruppo di intellettuali, poeti e giuristi si rivolta contro Ferdinando IV di Borbone: peccato che il re fosse troppo ignorante per avere paura di loro. La nobildonna Eleonora Pimentel fonda il "Monitore Napoletano", il primo giornale di Napoli: peccato che la stragrande maggioranza del popolo fosse analfabeta. Mario Pagano, eminente giurista, scrive il primo trattato costituzionale della Repubblica partenopea: peccato che i napoletani fossero monarchici. Domenico Cirillo, medico e professore universitario decide di curare le ferite dei lazzari: peccato che fossero già  in cancrena. Francesco Caracciolo, ex ammiraglio della flotta reale, si mette al timone per intraprendere un folle volo nelle tumultuose acque della libertà: peccato che il mare del golfo l'inghiottì prima di salpare. L'unico miracolo del 1799 è la liquefazione del sangue di San Gennaro. Il sangue dei lazzari, invece, è rimasto un grumo duro: una grossa pietra che, ancora, ci fa inciampare. Una storia raccontata con disincanto e ironia, attraverso un'affabulazione di basiliana memoria dove la lingua è "'ndruppecosa, scurnacchiata, cazzimmosa, chiena chiena 'e lutamma" come il ventre di Napoli. La lingua di Neapolis è un fuoco d'artificio: delizia gli occhi quando appare, ma dopo resta la puzza della polvere.
Teatro Valle 15 novembre 2011 "Vita morte e miracoli del 1799" di e con Alfonso Sessa, regia Duccio Camerini. Compagnia La Casa dei Racconti in collaborazione con Cubatea. 1799-2009:in Italia tutto è cambiato, niente è passato. Napoli, 1799. Sangue, morti, una tragedia. Ma Napoli è in Italia e le tragedie in Italia, a volte, fanno ridere. Perchè "tragedia" dalle nostre parti può significare "paradosso". Dieci anni dopo la rivoluzione francese, uno sparuto gruppo di intellettuali, poeti e giuristi si rivolta contro Ferdinando IV di Borbone: peccato che il re fosse troppo ignorante per avere paura di loro. La nobildonna Eleonora Pimentel fonda il "Monitore Napoletano", il primo giornale di Napoli: peccato che la stragrande maggioranza del popolo fosse analfabeta. Mario Pagano, eminente giurista, scrive il primo trattato costituzionale della Repubblica partenopea: peccato che i napoletani fossero monarchici. Domenico Cirillo, medico e professore universitario decide di curare le ferite dei lazzari: peccato che fossero già  in cancrena. Francesco Caracciolo, ex ammiraglio della flotta reale, si mette al timone per intraprendere un folle volo nelle tumultuose acque della libertà: peccato che il mare del golfo l'inghiottì prima di salpare. L'unico miracolo del 1799 è la liquefazione del sangue di San Gennaro. Il sangue dei lazzari, invece, è rimasto un grumo duro: una grossa pietra che, ancora, ci fa inciampare. Una storia raccontata con disincanto e ironia, attraverso un'affabulazione di basiliana memoria dove la lingua è "'ndruppecosa, scurnacchiata, cazzimmosa, chiena chiena 'e lutamma" come il ventre di Napoli. La lingua di Neapolis è un fuoco d'artificio: delizia gli occhi quando appare, ma dopo resta la puzza della polvere.
Posta un commento