Prima della pensione - (24/04/14)


CANALE:

Teatro i Milano 2008 "Prima della pensione" di Thomas Bernhard con: ALESSANDRO GENOVESI, ELENA RUSSO ARMAN, FEDERICA FRACASSI, FRANCESCA GAROLLA, progetto e regia Renzo Martinelli  un dramma definito il più complicato, il più corrosivo, il testo migliore di Bernhard. La regia sceglie di far incarnare vizi e degenerazioni dei personaggi bernhardiani a maschere non ancora segnate dal tempo, affidando provocatoriamente i ruoli ad attori trentenni. Siamo di fronte a un panorama confuso ed equivoco. Oggi, in particolare nel nostro Paese, si assiste al cortocircuito dei concetti di tempo ed età. Non ha più senso parlare di uno sviluppo storico lineare, dove generazione si succede a generazione. L'Occidente, non avendo la forza di guardare in faccia il suo passato, non può far altro che essere fatalmente immaturo, vittima e artefice della sindrome di una falsa giovinezza. Dopo aver dato spazio a voci fuori dal coro, antagonisti, idealisti, eroi, ci ritroviamo per necessità  e per scelta a chiamare in causa chi invece del coro è parte e nel coro si nasconde: noi borghesi, noi intolleranti, noi vecchi, noi infantili, noi violenti, noi bugiardi, noi morti. La lingua di Bernhard è terreno insidioso. Ogni testo è un labirinto, un intero di infinite parti. La lingua di Bernhard costringe alla concentrazione, al dubbio, al gioco. Incrina con leggerezza il nostro poco sapere. La lingua di Bernhard chiama, chiede con forza una presenza, un'attenzione. Non ha bisogno di uno spettatore passivo, non si lascia semplicemente fruire. Chiede un'azione, un corpo, una voce. Vuole un pensiero.

Teatro i Milano 2008 "Prima della pensione" di Thomas Bernhard con: ALESSANDRO GENOVESI, ELENA RUSSO ARMAN, FEDERICA FRACASSI, FRANCESCA GAROLLA, progetto e regia Renzo Martinelli  un dramma definito il più complicato, il più corrosivo, il testo migliore di Bernhard. La regia sceglie di far incarnare vizi e degenerazioni dei personaggi bernhardiani a maschere non ancora segnate dal tempo, affidando provocatoriamente i ruoli ad attori trentenni. Siamo di fronte a un panorama confuso ed equivoco. Oggi, in particolare nel nostro Paese, si assiste al cortocircuito dei concetti di tempo ed età. Non ha più senso parlare di uno sviluppo storico lineare, dove generazione si succede a generazione. L'Occidente, non avendo la forza di guardare in faccia il suo passato, non può far altro che essere fatalmente immaturo, vittima e artefice della sindrome di una falsa giovinezza. Dopo aver dato spazio a voci fuori dal coro, antagonisti, idealisti, eroi, ci ritroviamo per necessità  e per scelta a chiamare in causa chi invece del coro è parte e nel coro si nasconde: noi borghesi, noi intolleranti, noi vecchi, noi infantili, noi violenti, noi bugiardi, noi morti. La lingua di Bernhard è terreno insidioso. Ogni testo è un labirinto, un intero di infinite parti. La lingua di Bernhard costringe alla concentrazione, al dubbio, al gioco. Incrina con leggerezza il nostro poco sapere. La lingua di Bernhard chiama, chiede con forza una presenza, un'attenzione. Non ha bisogno di uno spettatore passivo, non si lascia semplicemente fruire. Chiede un'azione, un corpo, una voce. Vuole un pensiero.
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