"La casa d'argilla: Les Adieux, ideazione: Lisa Ferlazzo Natoli e Gianluca Ruggeri - regia e voce recitante: Lisa Ferlazzo Natoli - aiuto regia: Alice Palazzi - direzione musicale e percussioni: Gianluca Ruggeri - cura delle immagini: Maddalena Parise - contemporanea - segni teatrali edizione zero - 4 sttembre h 21 - Cisterna romana - Segni Note di lavoro E solo dalle voci capiremo quali lotte, lì, quali ferite Osip Maendel'stam Blok crepacuore; Esenin suicida, impiccagione in odore d'assassinio; Majakovskij, solo un colpo di pistola. Pasternak un lungo lunghissimo esilio. Come uccellacci in volo, abbiamo girato sui versi e sulle biografie, per gettarci poi in picchiata su ciò che aveva attratto il nostro sguardo: una cadenza, un movimento precoce e vitale proprio nell'ultima parte delle loro esistenze, e che grazie alla poesia ha conservato integra una casa, un profondo e radicatissimo senso dell'anima, di una resistenza e della propria terra. In quel passaggio da un'epoca all'altra che è stata la Rivoluzione d'Ottobre, nel mezzo di un mondo del prima e uno del dopo - c'è come una mutazione che getta nuove fondamenta sulle macerie della Grande Russia, un sentore d'avvenire, e sotto già una contraddizione, una faglia da cui risalgono radici antiche. Queste due Russie hanno cercato di fare alleanza ed è sulla soglia tra questi due tempi che si sono disintegrate, abbandonate dalla propria terra nella Rivoluzione trasformata in Soviet come in una 'qualsiasi isola di Sant'Elena, scrive Esenin: è difficile per un essere vivo starci dentro'. Che sia Esenin a cantare i colori e le lunghe distese delle steppe russe, o Majakovskij a rubare alle città  lampioni e insegne luminose, c'è nei loro versi come un sapore che ha il ritmo di tanti tamburi e il refrain d'una ballata popolare; attrazione per un passato remoto presentito nelle maglie del futuro. Si chiama fiuto per la storia, lungimiranza, reca il dono acuminato di un intuito sottile per i cataclismi e l'andamento di una danza volontaria sul ciglio dell'abisso. Abbiamo immaginato una sorta di quadrilatero : memoria e phonè, l'impronta di uno spirito e la direzione tempestosa di versi e vita che li ha condotti alla fine. La partitura andrà  verso un abbandono - Les Adieux, appunto - movimento, progressione d'astrazione sulla materia e sulla terra, da paesaggi familiari a territori ignoti, per poi tornare al solo congedo possible, quello di una parola che è casa, anzi casa madre, quella del finale di Nostalghia. Campane, din-don-nio delle memorie sparse al vento, con lo strepito di mille tamburi; squarci di lame e lamine, acciaio che si schiaccia in gola, il respiro di antiche canzoni; canto che con il vento sibila; tintinnano sonagli e rotolano biglie, echeggia sommesso un tuono. Tempesta che ha mutato il mondo, e si torna tra carcasse di macchine future e macerie di remoti suoni fastosi. Blok - L'allegro vento freddo e sferzante gioca contento, con il viandante, strappa mantelli porta cartelli sopra la gente, tutti i poteri alla costituente Esenin - Voglio vivere, vivere, vivere, / vivere fino alla paura ed al dolore. In una fiamma azzurra il vento ha ravvivato gli occhi / Per amore del cielo insegnatemi, / insegnatemi e io farò qualunque cosa, / qualunque cosa per tinnire nel giardino degli uomini. Majakovskij - Vi strapperò l'anima e la calpesterò perchè sia più grande; e sanguinante ve la darò, come una bandiera. Pasternak - Imparentati a tutto ciò che esiste, convincendosi e frequentando il futuro nella vita d'ogni giorno, non si può non incorrere alla fine in una incredibile semplicità; ma noi lisaferlazzonatoli.blogspot.com/"
"La casa d'argilla: Les Adieux, ideazione: Lisa Ferlazzo Natoli e Gianluca Ruggeri - regia e voce recitante: Lisa Ferlazzo Natoli - aiuto regia: Alice Palazzi - direzione musicale e percussioni: Gianluca Ruggeri - cura delle immagini: Maddalena Parise - contemporanea - segni teatrali edizione zero - 4 sttembre h 21 - Cisterna romana - Segni Note di lavoro E solo dalle voci capiremo quali lotte, lì, quali ferite Osip Maendel'stam Blok crepacuore; Esenin suicida, impiccagione in odore d'assassinio; Majakovskij, solo un colpo di pistola. Pasternak un lungo lunghissimo esilio. Come uccellacci in volo, abbiamo girato sui versi e sulle biografie, per gettarci poi in picchiata su ciò che aveva attratto il nostro sguardo: una cadenza, un movimento precoce e vitale proprio nell'ultima parte delle loro esistenze, e che grazie alla poesia ha conservato integra una casa, un profondo e radicatissimo senso dell'anima, di una resistenza e della propria terra. In quel passaggio da un'epoca all'altra che è stata la Rivoluzione d'Ottobre, nel mezzo di un mondo del prima e uno del dopo - c'è come una mutazione che getta nuove fondamenta sulle macerie della Grande Russia, un sentore d'avvenire, e sotto già una contraddizione, una faglia da cui risalgono radici antiche. Queste due Russie hanno cercato di fare alleanza ed è sulla soglia tra questi due tempi che si sono disintegrate, abbandonate dalla propria terra nella Rivoluzione trasformata in Soviet come in una 'qualsiasi isola di Sant'Elena, scrive Esenin: è difficile per un essere vivo starci dentro'. Che sia Esenin a cantare i colori e le lunghe distese delle steppe russe, o Majakovskij a rubare alle città  lampioni e insegne luminose, c'è nei loro versi come un sapore che ha il ritmo di tanti tamburi e il refrain d'una ballata popolare; attrazione per un passato remoto presentito nelle maglie del futuro. Si chiama fiuto per la storia, lungimiranza, reca il dono acuminato di un intuito sottile per i cataclismi e l'andamento di una danza volontaria sul ciglio dell'abisso. Abbiamo immaginato una sorta di quadrilatero : memoria e phonè, l'impronta di uno spirito e la direzione tempestosa di versi e vita che li ha condotti alla fine. La partitura andrà  verso un abbandono - Les Adieux, appunto - movimento, progressione d'astrazione sulla materia e sulla terra, da paesaggi familiari a territori ignoti, per poi tornare al solo congedo possible, quello di una parola che è casa, anzi casa madre, quella del finale di Nostalghia. Campane, din-don-nio delle memorie sparse al vento, con lo strepito di mille tamburi; squarci di lame e lamine, acciaio che si schiaccia in gola, il respiro di antiche canzoni; canto che con il vento sibila; tintinnano sonagli e rotolano biglie, echeggia sommesso un tuono. Tempesta che ha mutato il mondo, e si torna tra carcasse di macchine future e macerie di remoti suoni fastosi. Blok - L'allegro vento freddo e sferzante gioca contento, con il viandante, strappa mantelli porta cartelli sopra la gente, tutti i poteri alla costituente Esenin - Voglio vivere, vivere, vivere, / vivere fino alla paura ed al dolore. In una fiamma azzurra il vento ha ravvivato gli occhi / Per amore del cielo insegnatemi, / insegnatemi e io farò qualunque cosa, / qualunque cosa per tinnire nel giardino degli uomini. Majakovskij - Vi strapperò l'anima e la calpesterò perchè sia più grande; e sanguinante ve la darò, come una bandiera. Pasternak - Imparentati a tutto ciò che esiste, convincendosi e frequentando il futuro nella vita d'ogni giorno, non si può non incorrere alla fine in una incredibile semplicità; ma noi lisaferlazzonatoli.blogspot.com/"
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