Colosseo Nuovo Teatro dal 19 al 23 ottobre 2011 "Le presidentesse" di Werner Schwab, con Silvia Nebbia, Silvia Lorenzo, Alessandro Lori e con Barbara Bernardi, Elena Ferotti, Eleonora Saccà, Rita Di Franco, chitarra , Manlio Maresca, scena, costumi e trucco a cura di Valentina Frangella, foto di Scena Emilio Falvo, regia Matteo Lolli, Prod. Potevano Essere Rose. Vuotare il sacco della sporcizia! Immergere le mani nel buco della latrina: nel dolore come nell'immaginario compensatorio che prende forma in quell'ansia di redenzione e in quel sogno tranquillante del piccolo perbenismo che, sempre, il Destino incrina, lacera, travolge, disperde, mastica, dissolve. Se la vita è bisogno di radicamento occorre fare i conti anche con il male di essere radicati. Alla fine tutto resta come prima. Si è trattato di una macroscopica, sofferta, bugia. Niente è cambiato. Tutto è accaduto nel linguaggio. Tutto è stato mera, sofferta, rappresentazione. E quindi cosa sono queste tre misere "pensionate al minimo" assurte a presidentesse se non mulinelli d'essere, gorghi di parole immerse nella notte del dolore e riemerse lacere e magnetizzate? Tutti abbiamo diritto alla verità. La vita ci da quello che vuole lei. Una volta ce la fa fare dura, un’altra sciolta, ma sempre merda è.
Colosseo Nuovo Teatro dal 19 al 23 ottobre 2011 "Le presidentesse" di Werner Schwab, con Silvia Nebbia, Silvia Lorenzo, Alessandro Lori e con Barbara Bernardi, Elena Ferotti, Eleonora Saccà, Rita Di Franco, chitarra , Manlio Maresca, scena, costumi e trucco a cura di Valentina Frangella, foto di Scena Emilio Falvo, regia Matteo Lolli, Prod. Potevano Essere Rose. Vuotare il sacco della sporcizia! Immergere le mani nel buco della latrina: nel dolore come nell'immaginario compensatorio che prende forma in quell'ansia di redenzione e in quel sogno tranquillante del piccolo perbenismo che, sempre, il Destino incrina, lacera, travolge, disperde, mastica, dissolve. Se la vita è bisogno di radicamento occorre fare i conti anche con il male di essere radicati. Alla fine tutto resta come prima. Si è trattato di una macroscopica, sofferta, bugia. Niente è cambiato. Tutto è accaduto nel linguaggio. Tutto è stato mera, sofferta, rappresentazione. E quindi cosa sono queste tre misere "pensionate al minimo" assurte a presidentesse se non mulinelli d'essere, gorghi di parole immerse nella notte del dolore e riemerse lacere e magnetizzate? Tutti abbiamo diritto alla verità. La vita ci da quello che vuole lei. Una volta ce la fa fare dura, un’altra sciolta, ma sempre merda è.
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