Teatro Colosseo 2003 "Le parole non contano", scritto da Valentina Capecci, per la regia di Giulio Manfredonia con: Rosaria Russo e Paolo Sassanelli. Una 'piece' teatrale che lascia il sorriso sulle labbra, strappa qualche lacrima e induce a profonde riflessioni! Gli attori in scena, si guardano, si scrutano, si analizzano, si accusano e si perdonano; è un intreccio continuo di emozioni, di contrasti, di imbarazzi che spingono ad un'inevitabile introspezione psicologica per provare una volta ancora a 'rinascere'! Un padre ostile nei confronti di una figlia che, se ammette i suoi sbagli, non può di certo accettare passivamente il comportamento paterno, a volte troppo chiuso in sterili pregiudizi o in 'pungenti ironie' che mostrano però tutto l'amore verso la propria figlia, ma allo stesso tempo pongono in essere lo scontro di due generazioni che stentano a comprendersi. Le luci si abbassano.. e inizia la vita: proiettate su un tulle trasparente posto dinanzi alla scena, le immagini della stazione di 'Rambona Marina' (un'invenzione, che potrebbe rappresentare qualsiasi città  del mondo). Un treno che si ferma e una giovane donna che scende ed in fretta raggiunge la casa paterna. Nel silenzio, scandito solo dal ticchettio di vecchi orologi ancora da riparare, l'attende un padre ancorato al suo immobilismo di sempre, stretto in una 'morsa di misantropia' e di repulsione verso un mondo forse troppo diverso e 'altro' da se! Un saluto veloce, una musica appena accennata sulla tastiera di un vecchio pianoforte suonato dalla giovane donna... ed è subito incomprensione! Ma 'le parole non contano', oppure confondono.. Bisogna saper guardare al di là! La realtà  si nasconde nelle pieghe di piccoli gesti, di cose alluse che devono essere colte, senza fretta! Forse è proprio attraverso la musica di quel piano che padre e figlia troveranno il linguaggio per ricominciare a comunicare. La donna è succube dello 'stress' della quotidianità: tasse da pagare, debiti insoluti, amori falliti, un'attività  da portare avanti con duri sacrifici.. ed un padre che, come sempre, 'non vuole stare a sentire', che impone le sue ragioni e i suoi classici 'no', che vive chiuso nel suo mondo stantio, riluttante persino a curare quella sua 'gamba malata' che da anni trascina! Toccanti, nelle proiezioni cinematografiche che spesso fermano la rappresentazione teatrale, i monologhi di una figlia che ricorda una madre scomparsa prematuramente e di un marito che vive di nostalgici pensieri! Sono le 'gag' in uno strepitoso accento barese a dare vigore alla scena e a confermare, ancora una volta, le eccellenti doti di Paolo Sassanelli, attore versatile di grande successo! Ed è proprio quella comicità, quella sottile ironia usata come 'scudo' per lo scontro generazionale, a celare quell'amore ritrovato e forse mai perso, gli affetti e i legami indissolubili che, in fondo, nemmeno la morte può sciogliere! Si, quella musica che da un vecchio pianoforte arriva al cuore, scioglie l’anima e tempra la stessa vita! Riprese e regia video Ulisse Benedetti
Teatro Colosseo 2003 "Le parole non contano", scritto da Valentina Capecci, per la regia di Giulio Manfredonia con: Rosaria Russo e Paolo Sassanelli. Una 'piece' teatrale che lascia il sorriso sulle labbra, strappa qualche lacrima e induce a profonde riflessioni! Gli attori in scena, si guardano, si scrutano, si analizzano, si accusano e si perdonano; è un intreccio continuo di emozioni, di contrasti, di imbarazzi che spingono ad un'inevitabile introspezione psicologica per provare una volta ancora a 'rinascere'! Un padre ostile nei confronti di una figlia che, se ammette i suoi sbagli, non può di certo accettare passivamente il comportamento paterno, a volte troppo chiuso in sterili pregiudizi o in 'pungenti ironie' che mostrano però tutto l'amore verso la propria figlia, ma allo stesso tempo pongono in essere lo scontro di due generazioni che stentano a comprendersi. Le luci si abbassano.. e inizia la vita: proiettate su un tulle trasparente posto dinanzi alla scena, le immagini della stazione di 'Rambona Marina' (un'invenzione, che potrebbe rappresentare qualsiasi città  del mondo). Un treno che si ferma e una giovane donna che scende ed in fretta raggiunge la casa paterna. Nel silenzio, scandito solo dal ticchettio di vecchi orologi ancora da riparare, l'attende un padre ancorato al suo immobilismo di sempre, stretto in una 'morsa di misantropia' e di repulsione verso un mondo forse troppo diverso e 'altro' da se! Un saluto veloce, una musica appena accennata sulla tastiera di un vecchio pianoforte suonato dalla giovane donna... ed è subito incomprensione! Ma 'le parole non contano', oppure confondono.. Bisogna saper guardare al di là! La realtà  si nasconde nelle pieghe di piccoli gesti, di cose alluse che devono essere colte, senza fretta! Forse è proprio attraverso la musica di quel piano che padre e figlia troveranno il linguaggio per ricominciare a comunicare. La donna è succube dello 'stress' della quotidianità: tasse da pagare, debiti insoluti, amori falliti, un'attività  da portare avanti con duri sacrifici.. ed un padre che, come sempre, 'non vuole stare a sentire', che impone le sue ragioni e i suoi classici 'no', che vive chiuso nel suo mondo stantio, riluttante persino a curare quella sua 'gamba malata' che da anni trascina! Toccanti, nelle proiezioni cinematografiche che spesso fermano la rappresentazione teatrale, i monologhi di una figlia che ricorda una madre scomparsa prematuramente e di un marito che vive di nostalgici pensieri! Sono le 'gag' in uno strepitoso accento barese a dare vigore alla scena e a confermare, ancora una volta, le eccellenti doti di Paolo Sassanelli, attore versatile di grande successo! Ed è proprio quella comicità, quella sottile ironia usata come 'scudo' per lo scontro generazionale, a celare quell'amore ritrovato e forse mai perso, gli affetti e i legami indissolubili che, in fondo, nemmeno la morte può sciogliere! Si, quella musica che da un vecchio pianoforte arriva al cuore, scioglie l’anima e tempra la stessa vita! Riprese e regia video Ulisse Benedetti
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