Teatro Vascello 2005 "IL TEMPO SBANDATO" testo, regia e interpretazione Luisa Sanfilippo, progetto scenico Vincenzo Sanfilippo. Un chiarore diafano rivela un'installazione che ricorda un 'Cenotafio' senza corpo i cui abiti vuoti sono posti su un nero telone con su scritto 'Tempo sbandato' ad evocare il dio greco Khronos il padre del tempo che procede inesorabilmente con la sua falce. Una ouverture faustiana introduce la tonalità espressiva, 'ortofonica' della partitura testuale simile ad un dramma di passione che l'autrice anche nel ruolo di interprete si appresta a raccontare con gusto intimistico e raffinato, simile ad un'autobiografia di un viaggio esistenziale che vuole disarticolare con la sua 'azione' un tempo sospeso. La figura dell'attrice-autrice, dall'aspetto ancora giovane, viso etereo, vestita di bianco avanza con claudicante pantomima sorridendo con vivacità a volte 'dispettosa' e ironica di chi considera ormai il suo corpo un 'corpo-teatro dell'anima' da cui attraverso la scrittura scenica e il laboratorio vuole esorcizzare, come benefica terapia, i guai dell'esistenza, e l'arte, diceva il pittore Toti Scialoja, serve a dare uno schiaffo morale alla banalità dell'esistenza. TEATRO
Teatro Vascello 2005 "IL TEMPO SBANDATO" testo, regia e interpretazione Luisa Sanfilippo, progetto scenico Vincenzo Sanfilippo. Un chiarore diafano rivela un'installazione che ricorda un 'Cenotafio' senza corpo i cui abiti vuoti sono posti su un nero telone con su scritto 'Tempo sbandato' ad evocare il dio greco Khronos il padre del tempo che procede inesorabilmente con la sua falce. Una ouverture faustiana introduce la tonalità espressiva, 'ortofonica' della partitura testuale simile ad un dramma di passione che l'autrice anche nel ruolo di interprete si appresta a raccontare con gusto intimistico e raffinato, simile ad un'autobiografia di un viaggio esistenziale che vuole disarticolare con la sua 'azione' un tempo sospeso. La figura dell'attrice-autrice, dall'aspetto ancora giovane, viso etereo, vestita di bianco avanza con claudicante pantomima sorridendo con vivacità a volte 'dispettosa' e ironica di chi considera ormai il suo corpo un 'corpo-teatro dell'anima' da cui attraverso la scrittura scenica e il laboratorio vuole esorcizzare, come benefica terapia, i guai dell'esistenza, e l'arte, diceva il pittore Toti Scialoja, serve a dare uno schiaffo morale alla banalità dell'esistenza. TEATRO
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