Teatro Colosseo Dal 28 Marzo al 15 Aprile 2006 DON CHI...? DON CHISCIOTTE BUGIARDI BUGIARDONI PICCHIATI E SBUGIARDATI Dal "Don Chisciotte" di Cervantes traduzione Ferdinando Carlesi Adattamento di Antonio Piovanelli Con Antonio Piovanelli. Regia, scene e costumi Marco Carniti. Musiche David Barittoni. Macchinista costruttore Fabrizio Russo. Si ringrazia per l'intervento registrato Lluis Pasqual. "Don Chi ?" E' un personaggio in cerca di se stesso.. che, come ognuno noi, corre affannosamente dietro false illusioni che si verificano essere la sua stessa prigione. Credere fino in fondo può essere follia. Ma non esiste follia più grande di non credere affatto."Don chi ?" Don Chisciotte? E' soprattutto un racconto, che prende sangue e fiato dall'incedere caotico e rocambolesco delle parole che come fiume aritmico delineano una drammaturgia concreta e grottesca dove tutto diviene segno di tutto e nulla si identifica nell'assoluta certezza del reale. Una drammaturgia aritmica - quindi, che usa il 'racconto' e 'l'evocazione' come forma arcaica di comunicazione : un discorso che corre lungo la spirale della mente-pensiero e che ne rimane infine prigioniero. Se per vivere bisogna essere padroni della propria mente - per morire, bisogna, quindi, essere schiavi della propria mente. Così 'Don Chisciotte' sceglie la schiavitù come massima forma di libertà. Essere schiavo delle proprie visioni, del proprio 'credo', tanto da distaccarsi dalla vita reale e vivere in una sorta di trascendenza. Inevitabilmente attratto e condotto da una forza magnetica interiore che a vortice lo spinge sempre verso l'alto , sempre verso la purezza , sempre verso la perfezione: in salvo da ogni mediocrità  e meschinità umana; ricercando in un credo totale la propria vera esistenza, anche a costo della vita stessa. Esattamente come in certe forme di religione che portano l'individuo al sacrificio estremo come forma più alta e nobile di riscatto sulla vita terrena. Da qui la scelta di un luogo che possa evocare sia uno spazio mentale e astratto, adatto ai contenuti filosofici del capolavoro di Cervantes, sia uno spazio assolutamente reale e concreto, per poter rendere credibile il semplice 'racconto'. In uno spazio-fantasma che ricorda il parcheggio di un 'Drive Inn' abbandonato e in disuso, un vecchio 'barbone', Don Chi, raggruppa frammenti di ricordi e immagini realmente vissute all'interno del suo microcosmo poetico, fatto solo di grandi sacchi di plastica, che inizialmente contengono anche la sua stessa persona. Una sorta di 'rinascita' simbolica lo risveglia alla vita e lo costringe a cercare di ricomporre i frammenti di un racconto-ricordo, forse sognato forse reale, volendo riscattare attraverso l'esempio di antiche battaglie, una vita vissuta priva di 'qualità'. Don Chisciotte diventa il personaggio da lui caoticamente e musicalmente ricordato che come una flebile ombra viene anche a volte evocato sul diroccato schermo cinematografico, un tempo specchio di grandi illusioni, ormai solo riflesso di un mondo che ha sconfitto se stesso. Un vortice di immagini e di ricordi ruotano e incombono costantemente sull'esistenza dell'uomo che lentamente si perde, nella speranza di ritrovarsi 'altrove'. Oggi più che mai, siamo tutti un pò dei 'Don Chi ? Don Chisciotte'. In cerca di una propria identità, dispersi nella selva delle illusioni. L'utopia vive sempre ed ancora riscatta, da un'esistenza effimera. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
Teatro Colosseo Dal 28 Marzo al 15 Aprile 2006 DON CHI...? DON CHISCIOTTE BUGIARDI BUGIARDONI PICCHIATI E SBUGIARDATI Dal "Don Chisciotte" di Cervantes traduzione Ferdinando Carlesi Adattamento di Antonio Piovanelli Con Antonio Piovanelli. Regia, scene e costumi Marco Carniti. Musiche David Barittoni. Macchinista costruttore Fabrizio Russo. Si ringrazia per l'intervento registrato Lluis Pasqual. "Don Chi ?" E' un personaggio in cerca di se stesso.. che, come ognuno noi, corre affannosamente dietro false illusioni che si verificano essere la sua stessa prigione. Credere fino in fondo può essere follia. Ma non esiste follia più grande di non credere affatto."Don chi ?" Don Chisciotte? E' soprattutto un racconto, che prende sangue e fiato dall'incedere caotico e rocambolesco delle parole che come fiume aritmico delineano una drammaturgia concreta e grottesca dove tutto diviene segno di tutto e nulla si identifica nell'assoluta certezza del reale. Una drammaturgia aritmica - quindi, che usa il 'racconto' e 'l'evocazione' come forma arcaica di comunicazione : un discorso che corre lungo la spirale della mente-pensiero e che ne rimane infine prigioniero. Se per vivere bisogna essere padroni della propria mente - per morire, bisogna, quindi, essere schiavi della propria mente. Così 'Don Chisciotte' sceglie la schiavitù come massima forma di libertà. Essere schiavo delle proprie visioni, del proprio 'credo', tanto da distaccarsi dalla vita reale e vivere in una sorta di trascendenza. Inevitabilmente attratto e condotto da una forza magnetica interiore che a vortice lo spinge sempre verso l'alto , sempre verso la purezza , sempre verso la perfezione: in salvo da ogni mediocrità  e meschinità umana; ricercando in un credo totale la propria vera esistenza, anche a costo della vita stessa. Esattamente come in certe forme di religione che portano l'individuo al sacrificio estremo come forma più alta e nobile di riscatto sulla vita terrena. Da qui la scelta di un luogo che possa evocare sia uno spazio mentale e astratto, adatto ai contenuti filosofici del capolavoro di Cervantes, sia uno spazio assolutamente reale e concreto, per poter rendere credibile il semplice 'racconto'. In uno spazio-fantasma che ricorda il parcheggio di un 'Drive Inn' abbandonato e in disuso, un vecchio 'barbone', Don Chi, raggruppa frammenti di ricordi e immagini realmente vissute all'interno del suo microcosmo poetico, fatto solo di grandi sacchi di plastica, che inizialmente contengono anche la sua stessa persona. Una sorta di 'rinascita' simbolica lo risveglia alla vita e lo costringe a cercare di ricomporre i frammenti di un racconto-ricordo, forse sognato forse reale, volendo riscattare attraverso l'esempio di antiche battaglie, una vita vissuta priva di 'qualità'. Don Chisciotte diventa il personaggio da lui caoticamente e musicalmente ricordato che come una flebile ombra viene anche a volte evocato sul diroccato schermo cinematografico, un tempo specchio di grandi illusioni, ormai solo riflesso di un mondo che ha sconfitto se stesso. Un vortice di immagini e di ricordi ruotano e incombono costantemente sull'esistenza dell'uomo che lentamente si perde, nella speranza di ritrovarsi 'altrove'. Oggi più che mai, siamo tutti un pò dei 'Don Chi ? Don Chisciotte'. In cerca di una propria identità, dispersi nella selva delle illusioni. L'utopia vive sempre ed ancora riscatta, da un'esistenza effimera. Riprese video Ulisse Benedetti per l'archivio storico dell'Ass. Cult. Beat 72
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