Babyboom - (26/04/14)


CANALE:

Scuderie del Palazzo Farnese, CAPRAROLA 8 Ottobre 2011 Quartieri dell'Arte 2011 "Babyboom" testo di Zuzanna Ferenczovà  per la regia di Franco Eco, con Simone Pieroni e Carlotta PIraino (reading). Lo spettacolo è figlio della collaborazione tra Festival Quartieri dell'Arte e GunaGu di Bratislava (Slovacchia). Babyboom è la commedia risultata vincitrice del Novà  Dràma Festival, prestigioso concorso slovacco la cui giuria era presieduta da Viliam Klimacek, drammaturgo, regista e direttore del teatro GunaGu. La commedia associa curiosamente un certo tradizionalismo valoriale con un linguaggio che potrebbe ricordare serie televisive come 'Desperate Housewives' e 'Sex and the City'. Un testo teatrale a tratti ironico, ma al tempo stesso profondamente raccapricciante. E' la storia di tre giovani coppie alle prese nel reparto di ostetricia con un terzo incomodo: una sterile infermiera che per un beffardo gioco del destino è costretta a curare la felicità  delle altrui neomamme - concedendosi di tanto in tanto certi svaghi sessuali con neo papà  in transito tra una sigaretta e un parto cesareo. Stranamente l'autrice concentra le paure, i dubbi e le incertezze di una sala d'attesa nei problemi esistenziali degli uomini anzichè delle donne. Infatti sono i 'maschi' ad attrarre il flusso narrativo dell'intera vicenda. Pericolosi timori si agitano tra i pensieri e le coscienze dei giovani padri. Chi confessa di essere stato ingannato da un egoistico capriccio della propria amante; chi è al secondo tentativo; chi invece se ne fotte altamente. Sono le confessioni pericolose - a denti stretti - di un'intera generazione che non ha più desiderio di procreare, di riprodursi. Perciò questo testo teatrale è il manifesto dell'antidarwinismo che la generazione di mezzo attraversa nel duemila, in piena crisi di valori e senza futuro nè per sè e neppure per i figli, appunto. La nostra specie è impedita a riprodursi, così dunque è iniziata la fase discendente dei Sapiens, esattamente come fu per l'Ergaster, Lucy e il Neanderthal. In questo reparto di un anonimo ospedale si consuma il dramma della nostra specie: l'attesa estenuante di bambini che in nessun caso nasceranno e per un macabro destino diventeranno pattume differenziato da riciclare. D'altra parte - come è a suggerirci uno dei personaggi - esisterà  in ospedale un qualche contenitore separato per i bambini di alcuni centimetri mai nati?

Scuderie del Palazzo Farnese, CAPRAROLA 8 Ottobre 2011 Quartieri dell'Arte 2011 "Babyboom" testo di Zuzanna Ferenczovà  per la regia di Franco Eco, con Simone Pieroni e Carlotta PIraino (reading). Lo spettacolo è figlio della collaborazione tra Festival Quartieri dell'Arte e GunaGu di Bratislava (Slovacchia). Babyboom è la commedia risultata vincitrice del Novà  Dràma Festival, prestigioso concorso slovacco la cui giuria era presieduta da Viliam Klimacek, drammaturgo, regista e direttore del teatro GunaGu. La commedia associa curiosamente un certo tradizionalismo valoriale con un linguaggio che potrebbe ricordare serie televisive come 'Desperate Housewives' e 'Sex and the City'. Un testo teatrale a tratti ironico, ma al tempo stesso profondamente raccapricciante. E' la storia di tre giovani coppie alle prese nel reparto di ostetricia con un terzo incomodo: una sterile infermiera che per un beffardo gioco del destino è costretta a curare la felicità  delle altrui neomamme - concedendosi di tanto in tanto certi svaghi sessuali con neo papà  in transito tra una sigaretta e un parto cesareo. Stranamente l'autrice concentra le paure, i dubbi e le incertezze di una sala d'attesa nei problemi esistenziali degli uomini anzichè delle donne. Infatti sono i 'maschi' ad attrarre il flusso narrativo dell'intera vicenda. Pericolosi timori si agitano tra i pensieri e le coscienze dei giovani padri. Chi confessa di essere stato ingannato da un egoistico capriccio della propria amante; chi è al secondo tentativo; chi invece se ne fotte altamente. Sono le confessioni pericolose - a denti stretti - di un'intera generazione che non ha più desiderio di procreare, di riprodursi. Perciò questo testo teatrale è il manifesto dell'antidarwinismo che la generazione di mezzo attraversa nel duemila, in piena crisi di valori e senza futuro nè per sè e neppure per i figli, appunto. La nostra specie è impedita a riprodursi, così dunque è iniziata la fase discendente dei Sapiens, esattamente come fu per l'Ergaster, Lucy e il Neanderthal. In questo reparto di un anonimo ospedale si consuma il dramma della nostra specie: l'attesa estenuante di bambini che in nessun caso nasceranno e per un macabro destino diventeranno pattume differenziato da riciclare. D'altra parte - come è a suggerirci uno dei personaggi - esisterà  in ospedale un qualche contenitore separato per i bambini di alcuni centimetri mai nati?
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