La Pelanda, Roma 8 settembre 2013 meeting room Claudia Catarzi “Qui, ora”
di e con Claudia Catarzi
produzione Company Blu
con il sostegno di Inteatro/ Polverigi, Fondazione Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Centro Artistico il Grattacielo vincitore del premio “Emergenze!/ Fabbrica Europa 2013” e del concorso “Corto in Danza 2013”
Ho tolto tutto, messo tutto da parte. Non ho chiesto sostegno ad idee creative e fantasiose di realtà altre da quelle esistenti. Ho cercato di riportare tutto all'essenziale, al minimo indispensabile necessario per partire. Ho trovato un corpo, il mio, il mezzo che mi ritrovo, e di fondo il più adatto per questo viaggio. La voglia di parlare delle mie idee certo, del mio modo di essere, ma non di quello che risiede negli scomparti consci del mio cervello, quotidianamente interrogati e razionalmente preposti a catalogare verità più o meno valide. La voglia di parlare con una parte alla quale si ha accesso troppo di rado, che esiste in ciascuno di noi ma che ha pochi spazi dove poter essere chiamata in causa. Mi troverei ora a doverla definire "istinto", "natura primordiale", ma non credo esista una parola che raccolga in sé il senso di cui parlo. Forse "risposta di adattamento" in un senso propositivo, "dialogo naturale" con le informazioni recepite dall'ambiente. Mi sono proposta di interrogare quella parte animale del nostro essere che si accende con gli stimoli. Mi sono immersa in una condizione che si lega direi solo a quell'intelligenza istintiva -mia compagna di viaggio da sempre- e quasi per niente alla razionalità. In sostanza mi sono fatta carta bianca e ho lasciato che il movente nascesse da fuori, in particolare dalla musica, nonché dai suoni, dai rumori, per arrivare al silenzio - con la concessione di chiamare tale una parvenza di questo. Mi sono chiesta di non fare ma di reagire, di lasciare emergere, di inibirmi dall'azione intenzionale, e così in tutto il pezzo mi sono ritrovata solo a pensare di procedere in avanti, come in un percorso già assegnato del quale però è stata scritta solo la sua forma apparente, il suo involucro, la sua particolare connotazione. E' toccato al tentativo di farne esperienza poi, trovare il proprio modo di intraprenderlo, per ogni diverso tipo di strada scoprire quale modalità prende forma per affrontarla. Davanti all'evenienza, trovarsi a interpretare il "momento", un po' come un conquistatore. (Oppure al contrario sapersi far lasciare in disordine). Voglio che tutto ciò che è stimolo sonoro sia la mia suggestione per danzare, e voglio che le orecchie di un pubblico ascoltino indisturbate la stessa cosa, perfino la storia raccontata da Johnny Cash, con le sue parole che conducono altrove, mentre, "dalla stessa stanza", gli occhi guardano una danza che di esplicito in sé non porta niente. Solo alla fine, guardando indietro, riconosco la mia esperienza.