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Anna Cappelli, uno studio



Ambra Teatro alla Garbatella 2 MAGGIO 2013 Fondazione Salerno Contemporanea Teatro Stabile di Innovazione presenta “ANNA CAPPELLI, UNO STUDIO” di Annibale Ruccello, con Maria Paiato, scene Francesco Ghisu, costumi Gianluca Falaschi, luci Carmine Pierri, trucco Vincenzo Cucchiara, foto di scena Pepe Russo, aiuto regia Sandra Conti, regia Pierpaolo Sepe. Anni Sessanta. Impiegata al Comune di Latina, ma originaria di Orvieto, Anna Cappelli è una provinciale insoddisfatta e in guerra col mondo: è rancorosa con i genitori, ai quali non perdona di aver ceduto la sua stanza nella casa di Orvieto alla più giovane sorella Giuliana; odia la signora Tavernini, nel cui appartamento Anna vive in subaffitto sopportando gatti maleodoranti; e non lega con le colleghe d’ufficio, snob e pettegole. È una vita fatta di cene solitarie e di domeniche al cinema, quella di Anna Cappelli. Ma un giorno le si avvicina il ragionier Tonino Scarpa, proprietario di un appartamento con dodici stanze. Anna sfiderà il mondo andando a vivere a casa del compagno, e da quel momento difenderà il suo nuovo status sociale con le unghie e con i denti, letteralmente. " Il testo è insidioso e pieno di trabocchetti. Il delirio naturalistico e minimale, ambientato in una miserabile Italietta degli anni Sessanta, a una lettura poco attenta può sembrare scarsamente dotato di una vena originaria limpida e necessaria; ma a uno sguardo più accorto non sfugge la mostruosa e depravata sottocultura piccolo-borghese che invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina in apparenza docile e insignificante. L’intelligenza dell’autore sta nel nascondere, dietro la follia della normalità, un processo culturale drammatico che ha vissuto il nostro Paese: la protagonista del dramma porta in sé la miseria degli anni in cui divenne importante avere piuttosto che essere. Il principio del possesso, che ancora guida le nostre vite, si affermò ingoiando tradizioni culturali nobili e preziose. Fu in quegli anni che Pasolini urlò il dolore di chi avvertiva il pericolo che la sua stessa opera potesse perdere forza poetica e politica a causa di una dispersione drammatica di senso e di una tentazione di immoralità capitalistica. Fu in quegli anni che perdemmo l’onore. Fu in quegli anni che nacquero i cannibali, i padri della cultura odierna. Il nostro studio segna un primo approccio a questo dramma complesso e dal significato profondo e doloroso. È l’oscuro scrutare di Ruccello che cercheremo di restituire con adesione intellettuale ed emotiva. È come se ci trovassimo al cospetto di un noir in cui l’assassino è l’affermarsi di principi capaci di alterare le nostre nature, le nostre coscienze, le nostre azioni, i nostri destini e trasformarci in merda." [Pierpaolo Sepe]
26.6.13
 

Monkey sì, monkey no



Angelo Mai Altrove 7 giugno 2013 “monkey sì, monkey no” (sulla variazione di Monkey see, Monkey do) di Muna Mussie, con Giorgia Del Don e Muriel Del Don, con la collaborazione di Gian Luca Mattei. Uno spazio differente, nuove circostanze possono modificare il senso di un lavoro e portarlo Altrove? Con Angelo Mai Italia Tropici, Monkey see, Monkey do, tenta di ripercorre la sua struttura interna e rideterminarla mediante il dialogo con il contesto ospitante. Di solito ci si guarda allo specchio in solitudine. Vorrei guardarmi allo specchio in moltitudine. Monkey see, Monkey do, dà forma ad una fusione fra pubblico e scena, riflettendo sull’immagine e il suo potenziale. Una diatriba tra parola e immagine, a partire dalla dimensione conturbante del ‘doppio’. Monkey see, Monkey do parla di persona-corpo – inteso come complesso organizzato da elementi concreti – e di persona-politica – intesa come complesso organizzato da elementi astratti. Si rivolge a uno spettatore che condivida con le artiste/artefici una volontà di significazione del gesto più minimo: ‘occhi diaframma che si allenano a contemplare, a contenere un di più, un di meno che sprigiona visioni attraverso tensioni psicofisiche tra corpi; corpo carne, corpo suono, corpo plastico.’ Protagoniste sono figure identiche che agiscono come ‘prototipo’, in funzione di una messa a fuoco di quella avventura fantastica e controversa che ognuno esperisce di fronte alla propria immagine.
26.6.13
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Amnesia anterograda



Angelo Mai Altrove 7 giugno 2013 “Amnesia anterograda” (Lola dances) Con: Lola Kola, Edith Piaf, Elio Castellana, La bambola di Pechino, Igino Dodde, John Lennon, Yoko Ono. “Salve, ho 19 anni, e assumo XANAX da gennaio per problemi d’ansia e attachi di panico. Da qualche tempo ho iniziato a notare difficoltà nel concentrarmi e immagazzinare nuove informazioni; ad esempio mi capita di chiedere titubante qualcosa ad un amico che mi aveva già risposto; scordarmi cosa dovevo fare poco prima di farlo; dimenticare dove ho messo qualcosa o dove mi trovo. Cosa mi consiglia?”
26.6.13
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I pupa



Teatro Il Vascello 5 giugno 2013 “I pupa” di Alessandro Formica, testo vincitore della seconda edizione del Premio “Monologo e non solo” dedicato a Claudia Poggiani, organizzato dall’Associazione Culturale Golosa-Mente con la collaborazione del Teatro Il Vascello. Per ricordare Claudia Poggiani, attrice, scrittrice e sceneggiatrice di raffinato “sense of humor”, scomparsa nel 2002, l’associazione ha indetto due anni fa un premio di scrittura creativa brillante legato alla figura di Claudia. I suoi monologhi nascevano da esperienze di vita reali: il racconto si snodava in un’alternanza di toni vibranti e a volte sferzanti che passavano con estrema facilità dall’ironia al sarcasmo ad una velata drammaticità. Il risultato era sempre incredibilmente “brillante”. E con un testo brillante si chiude la seconda edizione del premio. Il testo di Alessandro Formica, interpretato da Sara Pantaleo, Rossella Celati e Rachele Minelli, per la regia dello stesso Formica e la consulenza artistica di Rosario Galli, racconta di tre donne, tre stereotipi femminili che si ritrovano nel medesimo luogo misterioso, sul medesimo “scaffale”, in attesa dell'arrivo e della considerazione di un tale che sembra essere l’unico in grado di esaudire il loro sogno comune di un cambiamento di vita. Tra alterchi comici, confessioni e rivelazioni intime, il tempo sembra non avere mai fine finché qualcosa di inaspettato effettivamente accade; qualcosa che darà una risposta alle loro inquietudini ma farà anche luce sulla loro vera condizione esistenziale. Il testo è stato valutato e scelto da una giuria composta da: Tiziana Merlino (Presidente dell’Associazione culturale Golosa-Mente) Franca Valeri (Presidente della giuria), Valeria Ciangottini, Rosario Galli, Bruno Maccallini, Loredana Martinez, Isabella Mezza, Manuela Kustermann, Paola Pascolini, Marina Zanchi.
26.6.13
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