Teatro Vascello 27 novembre 2013 - h21,00 MDA PRODUZIONI DANZA-PETRILLO DANZA “VAN GOGH” physical performance with adaptable installation da un'idea del Dott. Renzo Ovidi Coreografia Loris Petrillo
Drammaturgia Massimiliano Burini
Interprete Nicola Simone Cisternino
musiche: diepenbrock, handel , ibsen , wagner , bach
disegno luci : Loris Petrillo
Ispirato da un'idea del Medico Chirurgo Dott. Renzo Ovidi, secondo il quale Vincent Van Gogh, notoriamente considerato un pittore pazzo morto suicida, in realtà non era quel folle che la storia ci ha presentato bensì un uomo affetto da sindrome carenziale affettiva di probabile origine familiare, Loris Petrillo crea la sua nuova opera utilizzando la coreografia non come mezzo descrittivo, ma conferendole una funzione espressiva istintiva in grado di suscitare emozioni.
Così come Van Gogh non narra attraverso la pittura fatti o descrive luoghi, ma è interessato piuttosto al significato di ciò che rappresenta, Loris Petrillo elude dal racconto biografico del personaggio per creare lui stesso opere corografiche a Van Gogh dedicate.
Dall'acquisizione incrociata della lettura specificatamente clinica del Dott. Ovidi da una parte, e quella poetica e teatrale del Regista Drammaturgo Massimiliano Burini dall'altra, Petrillo rielabora un'idea personale del caso, che sviscera attraverso la fisicità dell'unico performer in scena in una sequenza di quadri coreografici e teatrali. In un ordine temporale casuale, ma incastonati secondo l'istinto creativo di chi li ha realizzati, ciascuno dei quadri rievoca un sentimento o uno stato patologico del Pittore: la sindrome depressiva generata dal forte bisogno di affetto; la ricerca di comunicazione con suo fratello Theo; la vocazione alla professione di predicatore; l'angoscia e l'inquietudine che trasformano egli stesso in un corvo; l'entusiasmo del periodo luminoso e bucolico ad Arles; lo scompenso morale che lo conduce in una strada tortuosa fatta di crolli, collassi e cadute morali; l'autolesionismo come incapacità di subliminare la propria sofferenza; la totale crisi personale che lo condurrà alla scelta estrema di morire.
La scena è neutra, come una tela incontaminata che va via via riempiendosi di elementi, immagini, azioni e sguardi che rievocano tutta la natura del personaggio secondo la lettura personale del coreografo Loris Petrillo.
Teatro Vascello 27 novembre 2013 - h21,00 MDA PRODUZIONI DANZA-PETRILLO DANZA “VAN GOGH” physical performance with adaptable installation da un'idea del Dott. Renzo Ovidi Coreografia Loris PetrilloDrammaturgia Massimiliano Burini
Interprete Nicola Simone Cisternino
musiche: diepenbrock, handel , ibsen , wagner , bach
disegno luci : Loris Petrillo
Ispirato da un'idea del Medico Chirurgo Dott. Renzo Ovidi, secondo il quale Vincent Van Gogh, notoriamente considerato un pittore pazzo morto suicida, in realtà non era quel folle che la storia ci ha presentato bensì un uomo affetto da sindrome carenziale affettiva di probabile origine familiare, Loris Petrillo crea la sua nuova opera utilizzando la coreografia non come mezzo descrittivo, ma conferendole una funzione espressiva istintiva in grado di suscitare emozioni.
Così come Van Gogh non narra attraverso la pittura fatti o descrive luoghi, ma è interessato piuttosto al significato di ciò che rappresenta, Loris Petrillo elude dal racconto biografico del personaggio per creare lui stesso opere corografiche a Van Gogh dedicate.
Dall'acquisizione incrociata della lettura specificatamente clinica del Dott. Ovidi da una parte, e quella poetica e teatrale del Regista Drammaturgo Massimiliano Burini dall'altra, Petrillo rielabora un'idea personale del caso, che sviscera attraverso la fisicità dell'unico performer in scena in una sequenza di quadri coreografici e teatrali. In un ordine temporale casuale, ma incastonati secondo l'istinto creativo di chi li ha realizzati, ciascuno dei quadri rievoca un sentimento o uno stato patologico del Pittore: la sindrome depressiva generata dal forte bisogno di affetto; la ricerca di comunicazione con suo fratello Theo; la vocazione alla professione di predicatore; l'angoscia e l'inquietudine che trasformano egli stesso in un corvo; l'entusiasmo del periodo luminoso e bucolico ad Arles; lo scompenso morale che lo conduce in una strada tortuosa fatta di crolli, collassi e cadute morali; l'autolesionismo come incapacità di subliminare la propria sofferenza; la totale crisi personale che lo condurrà alla scelta estrema di morire.
La scena è neutra, come una tela incontaminata che va via via riempiendosi di elementi, immagini, azioni e sguardi che rievocano tutta la natura del personaggio secondo la lettura personale del coreografo Loris Petrillo.
Drammaturgia Massimiliano Burini
Interprete Nicola Simone Cisternino
musiche: diepenbrock, handel , ibsen , wagner , bach
disegno luci : Loris Petrillo
Ispirato da un'idea del Medico Chirurgo Dott. Renzo Ovidi, secondo il quale Vincent Van Gogh, notoriamente considerato un pittore pazzo morto suicida, in realtà non era quel folle che la storia ci ha presentato bensì un uomo affetto da sindrome carenziale affettiva di probabile origine familiare, Loris Petrillo crea la sua nuova opera utilizzando la coreografia non come mezzo descrittivo, ma conferendole una funzione espressiva istintiva in grado di suscitare emozioni.
Così come Van Gogh non narra attraverso la pittura fatti o descrive luoghi, ma è interessato piuttosto al significato di ciò che rappresenta, Loris Petrillo elude dal racconto biografico del personaggio per creare lui stesso opere corografiche a Van Gogh dedicate.
Dall'acquisizione incrociata della lettura specificatamente clinica del Dott. Ovidi da una parte, e quella poetica e teatrale del Regista Drammaturgo Massimiliano Burini dall'altra, Petrillo rielabora un'idea personale del caso, che sviscera attraverso la fisicità dell'unico performer in scena in una sequenza di quadri coreografici e teatrali. In un ordine temporale casuale, ma incastonati secondo l'istinto creativo di chi li ha realizzati, ciascuno dei quadri rievoca un sentimento o uno stato patologico del Pittore: la sindrome depressiva generata dal forte bisogno di affetto; la ricerca di comunicazione con suo fratello Theo; la vocazione alla professione di predicatore; l'angoscia e l'inquietudine che trasformano egli stesso in un corvo; l'entusiasmo del periodo luminoso e bucolico ad Arles; lo scompenso morale che lo conduce in una strada tortuosa fatta di crolli, collassi e cadute morali; l'autolesionismo come incapacità di subliminare la propria sofferenza; la totale crisi personale che lo condurrà alla scelta estrema di morire.
La scena è neutra, come una tela incontaminata che va via via riempiendosi di elementi, immagini, azioni e sguardi che rievocano tutta la natura del personaggio secondo la lettura personale del coreografo Loris Petrillo.
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