Al Teatro Tordinona 23 Novembre 2013 INCONTRO CON ZACHAR PRILEPIN con Gian Maria Cervo, direttore artistico del festival «Quartieri dell’Arte».Sara Cavosi, Laura Grimaldi, Fabio Marson, Antea Moro: allievi del Corso di Sceneggiatura del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma che hanno lavorato sul testo dell’autore russo.
Quartieri dell’Arte riparte da Zachar Prilepin. Veterano della guerra di Cecenia, dove era arruolato nei corpi speciali russi, giornalista e scrittore Prilepin è considerato uno dei maggiori oppositori di Putin nonché il miglior prosatore della Russia, per la sua lingua innovativa ed evocatrice. Una vita da romanzo: pugile, guardia privata, amico di Anna Politkovskaja. Oggi è un attivista del movimento politico ‘The other Russia’, una coalizione di partiti, organizzazioni umanitarie e attivisti che si battono per la democrazia.
Il suo libro ‘Grech’ (Il peccato) è stato giudicato dalla critica internazionale il miglior romanzo degli ultimi dieci anni.
Proprio ‘Il peccato’ diventa la risorsa per un testo polivocale realizzato da un team di giovanissimi drammaturghi, in equilibrio tra drammatico e postdrammatico, messo in scena da Fabrizio Parenti, specialista della drammaturgia di linguaggio. Dieci storie ispirate alla vita di Prilepin prima che diventasse scrittore di successo. Zachar ragazzino, alle prese con i primi turbamenti erotici. Zachar che vive alla giornata. Zachar che cambia mille mestieri, scarica camion e scrive poesie. Zachar becchino e buttafuori. Zachar innamorato. Zachar padre. Zachar sergente in Cecenia. Zachar che trabocca d’amore per la vita, ma vive nel pensiero della morte, nell’idea che per sconfiggere la ripugnante, vergognosa paura della morte occorra sfidarla, andarle incontro, farne una scelta consapevole. Zachar ossessionato dalla paura dell’umiliazione. Zachar umiliato. Rifratta nelle tessere di un mosaico emerge la personalità di un eroe scisso, che ha fatto della virilità un epos, pur cogliendone l’intima fragilità, e finirà schiacciato sotto il peso di una visione acuta e tragica dei destini della Russia post-socialista.
Al Teatro Tordinona 23 Novembre 2013 INCONTRO CON ZACHAR PRILEPIN con Gian Maria Cervo, direttore artistico del festival «Quartieri dell’Arte».Sara Cavosi, Laura Grimaldi, Fabio Marson, Antea Moro: allievi del Corso di Sceneggiatura del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma che hanno lavorato sul testo dell’autore russo.
Quartieri dell’Arte riparte da Zachar Prilepin. Veterano della guerra di Cecenia, dove era arruolato nei corpi speciali russi, giornalista e scrittore Prilepin è considerato uno dei maggiori oppositori di Putin nonché il miglior prosatore della Russia, per la sua lingua innovativa ed evocatrice. Una vita da romanzo: pugile, guardia privata, amico di Anna Politkovskaja. Oggi è un attivista del movimento politico ‘The other Russia’, una coalizione di partiti, organizzazioni umanitarie e attivisti che si battono per la democrazia.
Il suo libro ‘Grech’ (Il peccato) è stato giudicato dalla critica internazionale il miglior romanzo degli ultimi dieci anni.
Proprio ‘Il peccato’ diventa la risorsa per un testo polivocale realizzato da un team di giovanissimi drammaturghi, in equilibrio tra drammatico e postdrammatico, messo in scena da Fabrizio Parenti, specialista della drammaturgia di linguaggio. Dieci storie ispirate alla vita di Prilepin prima che diventasse scrittore di successo. Zachar ragazzino, alle prese con i primi turbamenti erotici. Zachar che vive alla giornata. Zachar che cambia mille mestieri, scarica camion e scrive poesie. Zachar becchino e buttafuori. Zachar innamorato. Zachar padre. Zachar sergente in Cecenia. Zachar che trabocca d’amore per la vita, ma vive nel pensiero della morte, nell’idea che per sconfiggere la ripugnante, vergognosa paura della morte occorra sfidarla, andarle incontro, farne una scelta consapevole. Zachar ossessionato dalla paura dell’umiliazione. Zachar umiliato. Rifratta nelle tessere di un mosaico emerge la personalità di un eroe scisso, che ha fatto della virilità un epos, pur cogliendone l’intima fragilità, e finirà schiacciato sotto il peso di una visione acuta e tragica dei destini della Russia post-socialista.
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