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Recensione dello spettacolo su Pensieri di Cartapesta
Teatro Vascello 11 Ottobre 2013 “IL PADIGLIONE DELLE MERAVIGLIE” di Ettore Petrolini drammaturgia di Elio Pecora e Massimo Verdastro
regia Massimo Verdastro, personaggi e interpreti:
Sirena, Titina Manuela Kustermann
Tiberio Massimo Verdastro
Lalli Emanuele Carucci Viterbi
Zenaide, Donna Gloria Liberati
Amalù Giuseppe Sangiorgi
Tigre, Arturo Luigi Pisani
Evelina Chiara Lucisano scene e costumi Stefania Battaglia
disegno luci Valerio Geroldi
sound design Mauro Lupone
collaborazione ai movimenti di scena Charlotte Delaporte
aiuto regia Giuseppe Sangiorgi consulenza tecniche circensi Daniele Antonini
consulenza letteraria Luca Scarlini produzione TSI La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello.
Il padiglione delle meraviglie, scritto da Ettore Petrolini nel 1924, è una delle opere teatrali più amare e crudeli del grande attore e drammaturgo romano. In un atto unico in due quadri, l'autore fa rivivere l'ambiente che l'ha visto nascere all'arte: quella piazza Guglielmo Pepe di Roma, piena di baracconi e variegata umanità - guitti, ciarlatani, lottatori, donne magnetiche, selvaggi - dove il grande comico, poco più che adolescente, si esibiva come "donna sirena".
Lalli gestisce, assieme alla moglie Zenaide, “Il padiglione delle meraviglie”, nel quale egli presenta le sue attrazioni: Amalù il selvaggio, Elvira la sirena e i lottatori Tigre e Calligola. Tiberio è l'imbonitore del carrozzone, ma sta passando un periodo buio perché lasciato da Elvira, la quale ha una relazione con il Tigre. Inizia lo spettacolo ed ognuno presenta il suo numero. Giunto il momento del Tigre, Lalli esorta il pubblico a sfidarlo in un incontro di lotta. Come sfidante si propone però Tiberio, disposto a tutto pur di riconquistare Elvira. Inizia la lotta, che si capisce immediatamente non essere una finzione... L'epilogo assume le tinte del dramma.
Per decine di secoli, fino alla metà del '900, le fiere accompagnano la vita del mondo euro-occidentale, offrendo nelle piazze una miriade multiforme di ‘attrazioni’.
All'esterno e all'interno delle cosiddette ‘baracche d’entrata’ si dispiega un genere di spettacolo non definibile, un ‘teatro delle meraviglie’ variopinto e cialtronesco, dal linguaggio iperbolico, ricco di invenzioni strampalate, di virtuosismi e trucchi vistosi.
Il Padiglione delle meraviglie concepito da Ettore Petrolini è il trionfo della parola e del corpo, di sfide reali o simulate, di serragli di uomini e donne ‘mostruosi’ che si offrono al famelico bisogno di stupore e spaesamento del pubblico. Tiberio, Lalli, Sirena, Tigre, Amalù, Zenaide sono i personaggi di un mondo ammaliatore e ipnotico, ma anche dirompente e choccante e non privo, in un certo senso, di un carattere cruento. Le creature di Petrolini costituiscono una comunità eterogenea di imbonitori, lottatori, maghi, trasformisti che vive una condizione costante di nomadismo, di precarietà e di emarginazione sociale e per i quali l’offerta di ‘meraviglie’ costituisce, più che uno spettacolo, soprattutto un mezzo primario di sopravvivenza. Nel Padiglione i sentimenti primari dei personaggi prendono il sopravvento sopra ogni convenzione sociale, le azioni che essi compiono al di fuori e dentro la finzione teatrale, rivelano una animalità che non conosce mediazioni.