Quintetto - (05/11/13)


CANALE:


Recensione dello spettacolo su Pensieri di Cartapesta

Casa dei Teatri 15 settembre 2013 TIDA – Teatro Instabile di Aosta
Quintetto (solo)
coreografie e regia Marco Chenevier e Smeralda Capizzi
produzione Teatro Instabile di Aosta
Entrata, semibuio, accende da solo una luce, ha una borsa di plastica. Al pubblico è stato dato un retorico foglio di sala zeppo di neologismi con spiegato un concept incentrato sull’’essenzializzazione’ della partitura, sull’eliminazione del superfluo e sulla ricerca dell’essenza del corpo e dell’arte.Un solo attore, quattro fari sulla scena, il mixer luci ed audio vuoti. Così inizia Quintetto. Il sistema teatrale, lo spettacolo è un ‘prodotto’, che viene realizzato attraverso un processo di ricerca, attraverso un ‘lavoro’. Il sistema produttivo di uno spettacolo, non differisce da un qualunque altro sistema produttivo. Ma cosa succede se lo spettacolo in sé, visto come un semplice sistema produttivo, come ‘lavoro’ in sé, viene ‘tagliato’?
Via quattro partiture del quintetto, via la tecnica, via ogni orpello. Come se in un grande stabilimento di produzione di automobili, fossero tutti licenziati, e restasse nella grande officina, svuotata anche delle macchine, l’ingegnere, con alcuni progetti. E basta.
La crisi dovuta all’implosione del sistema produttivo può trovare un’alternativa… che è totalmente in mano alla situazione presente. Il coinvolgimento del pubblico per realizzare un’idea di ciò che il quintetto era, crea una situazione di cooperazione che è necessaria per il compimento del lavoro stesso. L’équipe che si crea, nel gioco teatrale, diventa una squadra cooperante che lavora ad un progetto, secondo un unico flusso di informazione e con un obiettivo comune: come un sistema lavorativo-produttivo. In Quintetto il clima è irriverente, di gioco del tutto condiviso con il pubblico in un rapporto ‘alla pari’.
La fisicità resta centrale. Il performer è donato completamente al pubblico e nel rapporto che con il proprio corpo che è radicalmente ingaggiato nelle azioni fisiche e non è un oggetto simbolico della scena.


Recensione dello spettacolo su Pensieri di Cartapesta

Casa dei Teatri 15 settembre 2013 TIDA – Teatro Instabile di Aosta
Quintetto (solo)
coreografie e regia Marco Chenevier e Smeralda Capizzi
produzione Teatro Instabile di Aosta
Entrata, semibuio, accende da solo una luce, ha una borsa di plastica. Al pubblico è stato dato un retorico foglio di sala zeppo di neologismi con spiegato un concept incentrato sull’’essenzializzazione’ della partitura, sull’eliminazione del superfluo e sulla ricerca dell’essenza del corpo e dell’arte.Un solo attore, quattro fari sulla scena, il mixer luci ed audio vuoti. Così inizia Quintetto. Il sistema teatrale, lo spettacolo è un ‘prodotto’, che viene realizzato attraverso un processo di ricerca, attraverso un ‘lavoro’. Il sistema produttivo di uno spettacolo, non differisce da un qualunque altro sistema produttivo. Ma cosa succede se lo spettacolo in sé, visto come un semplice sistema produttivo, come ‘lavoro’ in sé, viene ‘tagliato’?
Via quattro partiture del quintetto, via la tecnica, via ogni orpello. Come se in un grande stabilimento di produzione di automobili, fossero tutti licenziati, e restasse nella grande officina, svuotata anche delle macchine, l’ingegnere, con alcuni progetti. E basta.
La crisi dovuta all’implosione del sistema produttivo può trovare un’alternativa… che è totalmente in mano alla situazione presente. Il coinvolgimento del pubblico per realizzare un’idea di ciò che il quintetto era, crea una situazione di cooperazione che è necessaria per il compimento del lavoro stesso. L’équipe che si crea, nel gioco teatrale, diventa una squadra cooperante che lavora ad un progetto, secondo un unico flusso di informazione e con un obiettivo comune: come un sistema lavorativo-produttivo. In Quintetto il clima è irriverente, di gioco del tutto condiviso con il pubblico in un rapporto ‘alla pari’.
La fisicità resta centrale. Il performer è donato completamente al pubblico e nel rapporto che con il proprio corpo che è radicalmente ingaggiato nelle azioni fisiche e non è un oggetto simbolico della scena.
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