Le rane - (29/08/13)


CANALE:


Arco di Malborghetto 26 Luglio 2013 “LE RANE” Malincommedia sull'orlo del mondo da Aristofane regia e drammaturgia di Cinzia Maccagnano con: Oriana Cardaci, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Cristina Putignano, Rita Salonia, canto Daniela Triolo, Scena e coro Rosalba Cannella, Mariella bel tempo costumi Chiara Pizzolo. Musiche originali de seta- Fontana – Lorenzi. Aristofane guarda con nostalgia al passato perché sia evidente il ruolo del presente. Ma noi nel vuoto ci stiamo ad un po', non stiamo assistendo alla fine un mondo virtuoso, ma siamo già oltre la degenerazione e lo sgretolamento della nostra società. Il finto cambiamento si è svelato in tutta la sua volgarità lasciando solo smarrimento, vuoto, macerie. La cultura non si mangia, l'arte non produce, la gente vuole ridere… Così siamo pieni di cimiteri senza lapidi ove regna silenzio e oblio. Sulla nostra scemano di questi cimiteri, con obsoleti pezzi di scenografia, attrezzeria teatrale in disuso, personaggi-relitto, burattini rotti. Due servizievoli becchini coprono con rituale cura il gruppo di oggetti e uomini e, di tanto in tanto, aggiungono qualcosa a qualcuno. Inaspettati giungono sulla scena Dioniso e il suo servo Xantia, ovvero un sognatore ottuso e goffo guidato dal più furbo e lucido dei Sancho Panza, pronto a far ricreare il suo padrone, forse per affetto, forse per rigetto di quella cruda e desolante realtà che, altrimenti, lo circonderebbe. entrambi mettono in moto l'arrugginito teatro, ridestano gli eterni personaggi che così ripopolano la scena. La scusa è ritrovare un autore degno di essere recitato, ma invece è tutto lì, in quell'Armata Brancaleone che si inventa le avventure, il senso di tale ricerca. Basta uno che sogni e altri che lo assecondino affinché si possa udire il canto delle rane. Allora tutto può accadere: si aprono le porte ove sia necessario attraversarle o si desideri far comparire sulla scena il nuovo e l'insolito, o ci sia qualcuno da ricacciare dentro. Tutto si muove col tempo perfetto del teatro, dentro cui c'è spazio per la commedia e per la riflessione, per il caos dell'inferno e per la quiete di un cortile dove un cantore può lamentarsi dei tempi bui in cui si vive e, auspicando una rinascita, può evocare l'inizio di una nuova era che trasformi il cortile in universo. e' tempo di ricostruire, tempo di rimettere in forma le idee, tempo di desiderare e perciò di sognare. Basta uno che sogni per udire il canto delle Rane. Le rane chi sono? Le creature che stanno tra la vita e la morte. Tra il sogno e l'incubo, tra la realtà e la finzione, tra il chiaro e l'oscuro, sullo Stige in attesa del trapasso, in attesa di poter cantare per essere zittite o ascoltate da chi, in bilico, sta inseguendo una chimera. Le rane sono la poesia, che non si vede, ma è ovunque la si voglia evocare; sono la natura altra del mondo. Alla fine non conta più trovare l'autore di frasi "poderose", ma riconoscersi tra rane e insieme intonare il bel canto che accompagni l'impresa della risalita o almeno che illuda i sognatori d'essere pi0ù vicino al sublime.


Arco di Malborghetto 26 Luglio 2013 “LE RANE” Malincommedia sull'orlo del mondo da Aristofane regia e drammaturgia di Cinzia Maccagnano con: Oriana Cardaci, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Cristina Putignano, Rita Salonia, canto Daniela Triolo, Scena e coro Rosalba Cannella, Mariella bel tempo costumi Chiara Pizzolo. Musiche originali de seta- Fontana – Lorenzi. Aristofane guarda con nostalgia al passato perché sia evidente il ruolo del presente. Ma noi nel vuoto ci stiamo ad un po', non stiamo assistendo alla fine un mondo virtuoso, ma siamo già oltre la degenerazione e lo sgretolamento della nostra società. Il finto cambiamento si è svelato in tutta la sua volgarità lasciando solo smarrimento, vuoto, macerie. La cultura non si mangia, l'arte non produce, la gente vuole ridere… Così siamo pieni di cimiteri senza lapidi ove regna silenzio e oblio. Sulla nostra scemano di questi cimiteri, con obsoleti pezzi di scenografia, attrezzeria teatrale in disuso, personaggi-relitto, burattini rotti. Due servizievoli becchini coprono con rituale cura il gruppo di oggetti e uomini e, di tanto in tanto, aggiungono qualcosa a qualcuno. Inaspettati giungono sulla scena Dioniso e il suo servo Xantia, ovvero un sognatore ottuso e goffo guidato dal più furbo e lucido dei Sancho Panza, pronto a far ricreare il suo padrone, forse per affetto, forse per rigetto di quella cruda e desolante realtà che, altrimenti, lo circonderebbe. entrambi mettono in moto l'arrugginito teatro, ridestano gli eterni personaggi che così ripopolano la scena. La scusa è ritrovare un autore degno di essere recitato, ma invece è tutto lì, in quell'Armata Brancaleone che si inventa le avventure, il senso di tale ricerca. Basta uno che sogni e altri che lo assecondino affinché si possa udire il canto delle rane. Allora tutto può accadere: si aprono le porte ove sia necessario attraversarle o si desideri far comparire sulla scena il nuovo e l'insolito, o ci sia qualcuno da ricacciare dentro. Tutto si muove col tempo perfetto del teatro, dentro cui c'è spazio per la commedia e per la riflessione, per il caos dell'inferno e per la quiete di un cortile dove un cantore può lamentarsi dei tempi bui in cui si vive e, auspicando una rinascita, può evocare l'inizio di una nuova era che trasformi il cortile in universo. e' tempo di ricostruire, tempo di rimettere in forma le idee, tempo di desiderare e perciò di sognare. Basta uno che sogni per udire il canto delle Rane. Le rane chi sono? Le creature che stanno tra la vita e la morte. Tra il sogno e l'incubo, tra la realtà e la finzione, tra il chiaro e l'oscuro, sullo Stige in attesa del trapasso, in attesa di poter cantare per essere zittite o ascoltate da chi, in bilico, sta inseguendo una chimera. Le rane sono la poesia, che non si vede, ma è ovunque la si voglia evocare; sono la natura altra del mondo. Alla fine non conta più trovare l'autore di frasi "poderose", ma riconoscersi tra rane e insieme intonare il bel canto che accompagni l'impresa della risalita o almeno che illuda i sognatori d'essere pi0ù vicino al sublime.
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