Teatro Miela Trieste 12 Aprile 2013 “MORIR SÌ GIOVANE E IN ANDROPAUSA” – Scena Verticale. ATTO UNICO IN 7 QUADRI E CANZONI di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi con Dario De Luca e con Omissis Mini Órchestra: Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni), canzoni e musica Giuseppe Vincenzi, arrangiamenti De Franco, Oliveto, Chiaia, Gallo, Montebello, costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari, suono Andrea Dodaro, luci Gennaro Dolce, organizzazione Settimio Pisano, regia Dario De Luca, produzione Scena Verticale. Secondo il vocabolario italiano Treccani, giovane è colui “che è nell’età giovane che non ha ancora l’età per.. contrapposto a vecchio(anagraficamente)”. Per la società italiana, giovane ha due accezioni differenti: un uomo non appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non si è seduto su alcuna sedia. Un uomo appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non molla la sedia. Per questo motivo oggi nel nostro Paese c’è un’intera generazione di giovani che muore. E muore soffocata da una Società, da una Politica, da uno Stato killer che non piange questi giovani, né se ne sente minimamente responsabile. Alla fine della “Traviata”, la giovane Violetta, consumata dalla tisi e in procinto di morire, con l’ultimo fiato che le resta nel petto, riesce a mormorare “Gran Dio, morir sì giovane, io che penato ho tanto!”. Pochi semplici e brevi versi, immortalati dalle note del grande Verdi, che trasmettono tutta la sofferenza, lo sconforto e la disperazione di una giovane che muore nel fiore degli anni. E come Violetta, oggi è questa generazione che muore. Un progetto con canzoni dalle liriche semplici e con monologhi dal linguaggio chiaro per una sintesi poetica che sia efficace, diretta, in qualche modo quotidiana. Lo scopo? Portare in scena la voce di una collettività, evidenziare bisogni e desideri di una generazione, quella dei trenta- quarantenni, lasciati in mutande da una società gerontocratica e senza futuro. Con la musica, le parole e una sana ironia.
link: www.scenaverticale.it
Teatro Miela Trieste 12 Aprile 2013 “MORIR SÌ GIOVANE E IN ANDROPAUSA” – Scena Verticale. ATTO UNICO IN 7 QUADRI E CANZONI di Dario De Luca e Giuseppe Vincenzi con Dario De Luca e con Omissis Mini Órchestra: Paolo Chiaia (piano synth e armonica), Gianfranco De Franco (clarinetto, sax, flauti e loop), Giuseppe Oliveto (trombone, flicorno, fisarmonica e conchiglie), Emanuele Gallo (basso), Francesco Montebello (batteria e percussioni), canzoni e musica Giuseppe Vincenzi, arrangiamenti De Franco, Oliveto, Chiaia, Gallo, Montebello, costumi, oggetti di scena e assistenza Rita Zangari, suono Andrea Dodaro, luci Gennaro Dolce, organizzazione Settimio Pisano, regia Dario De Luca, produzione Scena Verticale. Secondo il vocabolario italiano Treccani, giovane è colui “che è nell’età giovane che non ha ancora l’età per.. contrapposto a vecchio(anagraficamente)”. Per la società italiana, giovane ha due accezioni differenti: un uomo non appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non si è seduto su alcuna sedia. Un uomo appartenente alla casta è definito Giovane per giustificare il fatto che nonostante i suoi 80 anni ancora non molla la sedia. Per questo motivo oggi nel nostro Paese c’è un’intera generazione di giovani che muore. E muore soffocata da una Società, da una Politica, da uno Stato killer che non piange questi giovani, né se ne sente minimamente responsabile. Alla fine della “Traviata”, la giovane Violetta, consumata dalla tisi e in procinto di morire, con l’ultimo fiato che le resta nel petto, riesce a mormorare “Gran Dio, morir sì giovane, io che penato ho tanto!”. Pochi semplici e brevi versi, immortalati dalle note del grande Verdi, che trasmettono tutta la sofferenza, lo sconforto e la disperazione di una giovane che muore nel fiore degli anni. E come Violetta, oggi è questa generazione che muore. Un progetto con canzoni dalle liriche semplici e con monologhi dal linguaggio chiaro per una sintesi poetica che sia efficace, diretta, in qualche modo quotidiana. Lo scopo? Portare in scena la voce di una collettività, evidenziare bisogni e desideri di una generazione, quella dei trenta- quarantenni, lasciati in mutande da una società gerontocratica e senza futuro. Con la musica, le parole e una sana ironia.
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