Oscillazioni - (22/02/13)


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Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica

TEATRO BELLI dal 12 al 24 febbraio 2013 Giordano De Plano in “OSCILLAZIONI” di Vitaliano Trevisan uno spettacolo di Giuseppe Marini. “Ho sempre pensato di essere quel tipo di uomo che una mattina si alza, fa colazione, si fa una bella doccia, si sbarba, si mette il vestito migliore, pulisce il fucile, scarica il fucile su moglie e figli e quindi si uccide. Non senza prima aver fatto fuori anche il cane.” La storia vede un ragazzo tra i quaranta e i cinquant’anni che, in occasione del compleanno del figlio, traccia un bilancio della sua esperienza di marito e padre. “Entrambe le figure - racconta l'autore Trevisan - hanno la cifra dell'assenza. Un figlio generato da un matrimonio che egli voleva sterile e dunque l’abbandono di un progetto di vita portato a compimento, ai suoi occhi, in modo fraudolento. Da qui l’ulteriore abbandono anche dell'idea che un rapporto uomo-donna possa essere ancora possibile, a meno che non si tratti di un onesto rapporto “mercenario”, come quelli da lui intrattenuti nel corso degli ultimi anni. Ma qualcosa non funziona più...". “Un teatro del corpo, esposto e in fibrillante, sterile ostensione – racconta il regista Giuseppe Marini - generatore di una parola promiscuamente deiettata, “schizzata”, spezzata e in sincopante autocombustione, intrisa di umori, sperma, sudore e che tra i suoni acidi di un inquietante notturno elettro-statico, si disfa proprio nel suo farsi”.


Recensione dello spettacolo su TeatroeCritica

TEATRO BELLI dal 12 al 24 febbraio 2013 Giordano De Plano in “OSCILLAZIONI” di Vitaliano Trevisan uno spettacolo di Giuseppe Marini. “Ho sempre pensato di essere quel tipo di uomo che una mattina si alza, fa colazione, si fa una bella doccia, si sbarba, si mette il vestito migliore, pulisce il fucile, scarica il fucile su moglie e figli e quindi si uccide. Non senza prima aver fatto fuori anche il cane.” La storia vede un ragazzo tra i quaranta e i cinquant’anni che, in occasione del compleanno del figlio, traccia un bilancio della sua esperienza di marito e padre. “Entrambe le figure - racconta l'autore Trevisan - hanno la cifra dell'assenza. Un figlio generato da un matrimonio che egli voleva sterile e dunque l’abbandono di un progetto di vita portato a compimento, ai suoi occhi, in modo fraudolento. Da qui l’ulteriore abbandono anche dell'idea che un rapporto uomo-donna possa essere ancora possibile, a meno che non si tratti di un onesto rapporto “mercenario”, come quelli da lui intrattenuti nel corso degli ultimi anni. Ma qualcosa non funziona più...". “Un teatro del corpo, esposto e in fibrillante, sterile ostensione – racconta il regista Giuseppe Marini - generatore di una parola promiscuamente deiettata, “schizzata”, spezzata e in sincopante autocombustione, intrisa di umori, sperma, sudore e che tra i suoni acidi di un inquietante notturno elettro-statico, si disfa proprio nel suo farsi”.
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