Libreria Ready Cavour 21 febbraio 2013 Chiara Valerio e Mario Desiati presentano il nuovo romanzo di Giorgio Manacorda “Delitto a Villa Ada” letture di Ivan Festa. “Considerate i poeti, almeno i poeti, una specie protetta, come si fa con gli aironi, gli stambecchi o i lupi. A me però mi sa che i poeti sono più lupi che aironi o stambecchi” “Manacorda usa le parole come un chimico, con una precisione che aumenta di pagina in pagina”. A Villa Ada viene ritrovato il cadavere di un famoso poeta che viveva nel parco romano come un barbone. Conduce le indagini un commissario giovane e colto, poeta egli stesso, che non riesce però a venire a capo dell’ingarbugliata faccenda e rinuncia all’incarico consegnando la pratica nelle mani del Questore di Roma. Fra i tanti misteri che affiorano dagli interrogatori dei personaggi che frequentano la villa, uno campeggia insoluto e decisivo: la macchina da scrivere d’oro appartenuta al poeta ucciso. Un oggetto magico che, come la lampada di Aladino, farebbe scrivere a chi la usa grandi poesie. Si tratta di un movente plausibile? Forse, ma che fine ha fatto?… Una fiaba noir sulla poesia, sui poeti, sui tormenti della creatività, sulle invidie che possono portare a gesti estremi anche esseri tra i più distanti dalla realtà, i più astratti e sognanti, persi dietro i propri desideri di gloria.
Libreria Ready Cavour 21 febbraio 2013 Chiara Valerio e Mario Desiati presentano il nuovo romanzo di Giorgio Manacorda “Delitto a Villa Ada” letture di Ivan Festa. “Considerate i poeti, almeno i poeti, una specie protetta, come si fa con gli aironi, gli stambecchi o i lupi. A me però mi sa che i poeti sono più lupi che aironi o stambecchi” “Manacorda usa le parole come un chimico, con una precisione che aumenta di pagina in pagina”. A Villa Ada viene ritrovato il cadavere di un famoso poeta che viveva nel parco romano come un barbone. Conduce le indagini un commissario giovane e colto, poeta egli stesso, che non riesce però a venire a capo dell’ingarbugliata faccenda e rinuncia all’incarico consegnando la pratica nelle mani del Questore di Roma. Fra i tanti misteri che affiorano dagli interrogatori dei personaggi che frequentano la villa, uno campeggia insoluto e decisivo: la macchina da scrivere d’oro appartenuta al poeta ucciso. Un oggetto magico che, come la lampada di Aladino, farebbe scrivere a chi la usa grandi poesie. Si tratta di un movente plausibile? Forse, ma che fine ha fatto?… Una fiaba noir sulla poesia, sui poeti, sui tormenti della creatività, sulle invidie che possono portare a gesti estremi anche esseri tra i più distanti dalla realtà, i più astratti e sognanti, persi dietro i propri desideri di gloria.
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