“INIRIDA. IL NOME E' SCRITTO NEL VENTRE” di Maria Strova, con: Maria Strova, Alvaro Hugo Atehortùa, regia: Maria Grazia Sarandrea e con la partecipazione di Maria Letizia Gorga. Inirida è un fiume della Colombia, il fiume ‘dei sette colori’: sette sono i veli che avvolgono la donna che danza, ora con il vento, ora con l’acqua, ora con la terra, perché la comunione con gli elementi naturali è totale. Maria Strova danza bagnata e a piedi nudi, e, avvolta dalle luci e dai suoni della natura, ripete antichi rituali indigeni. Danza per la sua tormentata Colombia, “mia patria verde e nuda”, affinché rinasca dalla sofferenza, dalla morte. Maria Letizia Gorga invoca: “ I morti, danzando, li teniamo in vita…”, perché la danza è gioia, forza degli elementi, nuova nascita! E canta contro la guerra, in tutte le lingue, perché la brutalità e la violenza sono le stesse in ogni parte del mondo, in Colombia come in Medio Oriente… La Colombia. Immagini da sogno, proiettate su uno schermo, come di un possibile paradiso futuro, dalla natura prorompente e dai colori violenti: “nel tropico colombiano non si dimenticano i sensi”, perché sono il vento e l’acqua e la terra a risvegliare la pelle. E allora, alla terra non ci si avvicina soltanto con i piedi, ma con le mani, mani riparatrici che non portano armi, ma fanno fango: ed è un piacere cospargersene, perché la terra non è polvere né oblio, bensì racchiude il cambiamento e la vita. Nutre e protegge il seme che, nell’oscurità prolifica della notte, germoglia e crea il nuovo! E’ il seme della speranza che, un giorno, anche qui in Colombia ci sarà la pace. Scorrono lente le immagini come lento scorre Inirida nella straziata Colombia; e si pensa che il fiume pianga, per la pace che non c’è e per coloro che vi hanno trovato la morte, e ci invita a purificarci e a rinascere migliori! Puri come l’aria, che crea sculture multiformi e vive, agitando i veli che danzano come in un sogno; puri come l’acqua, che tutto lava via e ci regala una vita nuova; puri, infine, come la terra, che nutre come cibo “Terra nella mia bocca…”. La terra della Colombia è rossa e profumata. La terra è madre di tutti, il ventre da dove veniamo e dove torneremo. “Inirida siamo noi, perché la vita è un fiume”. L’intreccio parola-musica-danza scelto da Maria Strova come modalità espressiva si propone di rappresentare un tema non certo facile, ma caro all’autrice e centrale rispetto ai suoi studi e al suo percorso professionale e di vita. Vuole catapultare lo spettatore lontano, nel tempo e nello spazio, e nel farlo gli regala suggestioni di rara bellezza: lo avvolge, con un sapiente gioco di luci che tagliano, forgiano, vibrano nella penombra; con i suoni primordiali che lo riportano, lentamente, alle origini; con le musiche, ora lente e tranquille, ora ritmate e tumultuose, che lo conducono per mano nel turbinìo delle danze, ricche di simboli e gestualità arcane; con le parole, che fendono l’aria sferzanti e sparano dritte al cuore… Musica, danza, parole, ma anche suoni e luci, si susseguono e si rincorrono per tutto il viaggio, sono essi stessi il viaggio; viaggio per conoscere una terra martoriata dalla violenza. La Colombia, bella come non l’avevamo mai vista! E questa bellezza diventa struggente, se solo si pensa all’odio e alla povertà che la devastano. Ma, ci dice la Strova, in Colombia si danza e si canta comunque e la gente è cordiale e ottimista, comunque. “Chi vive la guerra sogna la pace”. E nella danza, in questa danza meticcia, contaminata, che rielabora e riformula stili diversi ed è capace di parlare un linguaggio universale, la Strova ripone fiducia e speranza. Al di là dei molti simbolismi che essa evoca, tutti ben presenti e vivi nello spettacolo, si tratta di una forma d’arte che, in quanto tale, porta con sé il proprio messaggio di spiritualità ed è costruttrice di dialogo tra i popoli, quindi promotrice di pace. Tema forte, questo, ed estremamente attuale, in un momento in cui, ovunque nel mondo, si avverte un bisogno urgente.
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http://www.danazadelladonna.it